Renzi & Co: altri affari

sabato 7 febbraio 2015


Con Renzi bisognerà andare con mano pesante. Come una servetta qualsiasi, dopo il patto da imbroglione, ha subito proceduto con la ritorsione, a danno però di tutti gli italiani, ovvero inserendo nell’anticorruzione l’ampliamento del falso di bilancio. In pratica ha scatenato i giudici contro i cittadini italiani, dando pieno potere ai pubblici ministeri di azzannarli, cittadini e imprese da ora in poi colpevoli a priori. Adesso almeno sarà chiaro a chi che non aveva capito bene, chi è Renzi e, soprattutto, cosa si deve fare per levarselo di torno.

L’imbroglione che ha rubato il governo ha anche poi proceduto con grossi premi ai collaboratori di giustizia che paghiamo noi, all’inasprimento delle sanzioni e all’allungamento dei tempi di prescrizione, che vuole dire che i giudici non li fermerà più nessuno e che, chi finirà tra le rabbie e gli umori insulsi del pm folle, non se la caverà mai, rimanendo soggetto a processi infiniti, in balìa del comodo e dell’ arbitrio della toga di turno. A ciò si aggiunga l’immissione di altri 2500 posti, 2500 avete capito bene, di stipendiati pubblici, cioè sempre dagli italiani, nell’Inps ed ecco che affiora in tutta evidenza la politica sinistra, statalista e di sinistra. Renzi è tuttora in mano a Raffaele Cantone e all’associazione nazionale magistrati, usato quale stolto strumento non solo per bastonare Berlusconi ma soprattutto per occupare loro, i giudici, posizioni e ruoli politici, e per l’intanto mettere sotto schiaffo tutti gli italiani, estendendo all’intera società la legislazione emergenziale riproposta adesso sotto la voce “anticorruzione”.

Di fatto si tratta di pericolosi giustizialisti al potere che si servono del capetto testadilegno. Il fatto che Alfano, che vergognosamente collabora, farà la fine di Fini è davvero troppo poco dato che, nel frattempo, Renzi avrà fatto contro noi tutti tanti e tali danni da renderci impotenti. Le elezioni non sono e non devono essere viste come uno spauracchio. Si deve fare veloce ritorno alle regole democratiche, non perdendo nel frattempo l’occhio puntato ad esempio sul reato con cui Renzi è tenuto sotto schiaffo dai giudici, ovvero quello già ipotizzato dal legale della Fidi Toscana Paolo Spagnoli, consigliere di amministrazione, che ha accusato la finanziaria di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

La Chil Post dei Renzi si era infatti presentata come impresa femminile, ma dopo solo una settimana, presi i soldi, le quote erano tornate al padre Tiziano. Oltretutto la società Chil Post non solo era “priva dei requisiti previsti, ma ha anche omesso di dare le informazioni, cosa che ha rilevanza ai sensi dell’articolo 316 ter del codice penale”. Per questo Paolo Spagnoli ha invitato il presidente di Fidi Toscana, Silvano Bettini, “a informare senza indugio la Regione per gli adempimenti di legge”. Il tutto risale al 26 gennaio quando i membri del consiglio di Fidi Toscana, nella seduta del 14 gennaio,hanno discusso la situazione della Chil Post. La vicenda riguarda un mutuo concesso alla società del padre di Matteo Renzi e finito nel fallimento dell’azienda per cui Tiziano Renzi è ora indagato dalla procura di Genova per bancarotta fraudolenta. Parte di quel mutuo è stato pagato dalla Fidi Toscana attraverso un fondo per le piccole e medie imprese.

La Chil Post non aveva i requisiti per beneficiarne perché al momento della richiesta del finanziamento era rappresentata dalla madre, Laura Bovoli e dalle sorelle Matilde e Benedetta che hanno poi subito ceduto le quote a Tiziano Renzi. Sono variazioni societarie non comunicate che, secondo Spagnoli, rientrano “nell’omissione di informazioni dovute previste dall’articolo 316”. E’ tutto fermo, guarda caso. Tra l’altro, è davvero strano che, in un periodo di crisi e con le imprese che chiudono e licenziano, l’azienda di famiglia di Matteo Renzi, fallita, sia stata aiutata con soldi pubblici. E’ dunque necessario e urgente recuperare i soldi pubblici irregolarmente erogati, così come confermato dallo stesso consiglio di amministrazione.


di Cesare Alfieri