giovedì 5 febbraio 2015
Spente le luci, il nuovo capo dello Stato, Sergio Mattarella, inizia il settennato. Eppure su questa elezione qualche semplice considerazione vogliamo farla. Fino a qualche settimana fa tutta la politica, a partire dall’ex Napolitano, predicava e si augurava che il nuovo presidente fosse donna ed hanno scelto un uomo. Alla fine del discorso di Mattarella alla Camera, che come tutti i discorsi dei predecessori sembrava tratto dal Libro Cuore, coram populi il Parlamento si è spellato le mani acclamandolo come fosse una star; eppure anziché votarlo al primo appello con 1000 voti, ha atteso il quarto, senza arrivare nemmeno ai 2 terzi dei presenti.
Sia chiaro, Mattarella è persona colta, educata e discreta, ma da questo a fare di lui una sorta di extraterrestre ce ne corre, con tutto il rispetto possibile. Sarà un presidente opposto rispetto a Napolitano, meno logorroico, meno interventista, meno presenzialista, perfetto per Renzi, se non fosse che i convincimenti sulle riforme non saranno identici a quelli voluti dal Premier. Proprio su questo si giocherà la partita della fronda Pd, sull’iter delle modifiche costituzionali, per le quali non mancherà di pesare la mediazione su Mattarella, che Renzi ha subito. Considerazioni a parte resta il fatto di una politica italiana che non cambia, non si rottama né si innova, non mutano i veli di ipocrisia, i giochini tra correnti, gli opportunismi, un armamentario insomma che nulla a che fare con la necessità del Paese ed i suoi guai.
Se ci fosse stato il presidenzialismo è davvero presumibile che gli italiani avrebbero scelto diversamente ed è la ragione per cui questa riforma non passa, non si pone, non si mette all’ordine del giorno. Che Renzi abbia avuto buon gioco non c’è dubbio, ma a combattere contro il nulla non ci vuole molto, senza il centrodestra può andare avanti per sempre e da qui non si scappa.
O si rifonda un polo alternativo e credibile o è inutile parlare, così come appare inutile chiedersi chi lo potrà fare, visto che solo la Lega ci sta provando. Speriamo in Salvini, magari insieme a Berlusconi.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca