L’Italia-Dc 2.0 è in festa per Sergio Mattarella

mercoledì 4 febbraio 2015


L’Italia post-democristiana è in festa per l’elezione di Sergio Mattarella all’altissima carica di capo dello Stato, ignorando o facendo finta di non conoscere la storia integrale della famiglia del democristiano doroteo, che annovera tra i suoi componenti il fratello Antonino, detto Nino, protagonista negli anni Novanta di fatti non proprio in linea con la moralità ed il riserbo dell’illustre fratello. Acqua passata che non deve turbare la serenità del nuovo uomo del Colle, voluto da Matteo Renzi che aveva estremo bisogno di umiliare sia Silvio Berlusconi che il traditore Angelino Alfano.

Io non voglio fare commenti sul personaggio, ma, quando un grandissimo giornalista ed editorialista del Corriere della Sera, da nostalgico liberale, alla notizia dell’autoritaria scelta del pifferaio fiorentino compie il gesto di abbandonare la più importante testata giornalistica per rifugiarsi nella testata di proprietà della famiglia Berlusconi, ho la netta sensazione che quell’Italia borghese e moderata rappresentata per tanto tempo dal giornale di via Solferino non esista più.

Invero, non è più sopportabile che nel Paese delle tradizioni storiche, culturali ed artistiche più prestigiose del mondo, un giovane ex democristiano tratti a pesci in faccia tutti, imponendo, lui che presiede il Governo, il nome che da un lato accontenta i ribelli del suo partito e dall’altro sbeffeggia Berlusconi, dimostrando con iattanza insopportabile che il Patto del Nazareno serve solo per le riforme tanto care all’ex, ancora per poco, Cavaliere; trattando come un servo sciocco il voltagabbana Alfano, invitato a curarsi le ferite.

Chi crede nel liberalismo e nella libertà che prescinde dalla partigianeria, non sopporta certamente questo modo di fare, che potrà piacere a qualche signora o signorina che vede in Renzi l’espressione del nuovo, ma non si accorge che altro non è che un residuato democristiano da Prima Repubblica che nel caso non ha fatto altro che usare la strategia dorotea di coloro che, per mezzo secolo, mediando con abilità tra l’interesse pubblico ed il proprio, hanno impoverito il Paese che ha il debito pubblico tra i più pesanti del mondo.

Questa è la realtà che ci troviamo davanti, realtà miserrima, per uscire dalla quale è necessario dar vita ad una rivoluzione liberale che consenta agli italiani, tutti, di condurre una vita dignitosa. Tra un mese Berlusconi sarà libero e tra non molto tempo riacquisterà l’agibilità politica totale, ma, per favore, faccia il padre nobile e lasci ad altri il timone alla guida di una nave dove sventoli veramente il tricolore e non dove il bianco ed il rosso abbiano la preponderanza sul verde, nel rispetto della migliore tradizione cattocomunista.

A tal proposito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sentito il dovere di recarsi al mausoleo delle Fosse Ardeatine per rendere omaggio a quei cittadini massacrati dalla rappresaglia nazista; chissà, vorrei per favore essere sorpreso se si recherà anche al sacrario militare di Redipuglia e nella Terra Istriana che gronda di sangue vivo, per rendere omaggio ai tanti italiani veri massacrati dalle truppe titine nelle Foibe, checché ne possa pensare la giovane cattocomunista Debora Serracchiani. Staremo a vedere, anche perché il giorno di quel ricordo si avvicina.


di Titta Sgromo