mercoledì 4 febbraio 2015
La paziente politica delle varie correnti della sinistra democristiana, già giunta a maturazione visibile con il Governo Renzi, é ora arrivata al suo punto più alto con l'elezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Si tratta del risultato di un processo iniziatosi con tangentopoli, quando la DC cessa di esistere formalmente e i suoi numerosi esponenti cominciano a cercar casa, lasciando a pochi nostalgici l'ostinata esibizione dello scudo crociato e della denominazione ufficiale.
Sostanzialmente la classe dirigente DC si dirige verso tre mete: Forza Italia, quello che oggi si chiama Partito Democratico (meta alla quale, alla fine, va associata l'effimera Margherita) e le varie formazioni minori di centro. Nulla di strano perché già in quello che veniva definito il 'parlamentino' democristiano, queste erano da sempre le tre anime del partito: quella cristiano liberale, quella di sinistra e quella, si fa per dire, più pura e orientata al centrismo dei vari partiti popolari europei. In fondo si era trattato di una 'operazione verità' anche se assai costosa perché, una volta scomparsa la casa comune, se ne andava anche il notevole potere che quella casa deteneva, democraticamente s'intende, da mezzo secolo. Tuttavia, per nulla scoraggiati, i democristiani hanno cercato di colonizzare i partiti in cui erano approdati, riuscendovi solo in parte in Forza Italia ma ponendo basi progressivamente sempre più solide nel maggiore partito della sinistra.
Il risultato é sotto gli occhi di tutti. I comunisti, ormai impegnati in una faticosa ma irreversibile negazione della propria identità storica, hanno trovato nell'abile e instancabile politica dei nuovi adepti di origine cattolica, o catto-comunista, un prezioso alleato grazie al quale rinvigorire le proprie battaglie e i propri esiti elettorali. Da un certo punto di vista questa era una sorta di approdo vincente della politica morotea la quale trovava più coerente avvicinarsi e poi allearsi con il PCI piuttosto che con i partiti laici minori, generalmente indicati come portatori di idee, in ambito sia politico sia economico, incompatibili con la dottrina sociale cattolica.
Questo geniale disegno, timidamente accennato con il 'compromesso storico', avrebbe condotto l'Italia ad una insana realtà totalitaria nei fatti, costituita da una maggioranza elettorale e parlamentare attorno all'80 per cento. Per nostra fortuna ciò non si é realizzato ma, oggi, la cosa si ripresenta in veste aggiornata. Il PD attuale, in effetti, costituisce la sintesi dei due grossi partiti, DC e PCI, spariti dalla scena formale ma rimasti in quella sostanziale e senza più nemmeno bisogno di allearsi perché, ormai, parte di un'unica formazione politica. Ovviamente gli antichi contrasti fra DC e PCI rimangono in piedi: la sinistra del PD, per nulla numericamente marginale, non manca di cogliere ogni occasione per sottolineare la poca coerenza delle azioni di Governo con la dottrina statalista e assistenzialistica della tradizionale filosofia comunista marxista o post-marxista. I democristiani del PD, da parte loro, non possono seguire gli ex comunisti su strade economiche eccessivamente dirigistiche o che contraddicano la propria afferenza etico-religiosa. Ad ogni modo, proprio come nella DC di un tempo, gli uni e gli altri governano lo Stato, nonché numerose Regioni e comuni, senza alcun imbarazzo.
L'apoteosi, come é stato rilevato da molti osservatori, é sicuramente l'elezione di Mattarella. Un uomo che, come dice suo figlio, ha sul comodino un volume sul papato di Francesco, si fa ritrarre con un gruppo di suore e riconosce nelle sinistre, come ha detto in uno dei suoi discorsi, una comune idea di solidarietà che, va da sé, non sussisterebbe in altre tradizioni politiche e, meno che meno, in quella organizzata in partito dal detestato e 'preoccupante' Berlusconi. Non stupisce, in questo quadro, che la candidatura di Mattarella abbia riscosso grande successo nel PD e perfino più a sinistra.
Come nelle migliori tradizioni democristiane, alla fine tutti si sentono soddisfatti dall'elezione di una persona che, aldilà della sua accertata statura morale, é tale, sul piano politico, da poter essere definita, alla bisogna, come figura cattolica moderato o come laico di sinistra. Ma tutto questo, sempre coerentemente alla tradizione, sarà valido solo pro tempore. Ben presto la furbizia di Renzi, efficace nel brevissimo periodo, dovrà fare i conti con la realtà delle azioni di Governo da intraprendere. Ben presto, insomma, Mattarella , molto parco di parole, dovrà per forza spenderne alcune rivelando le proprie posizioni effettive e l'eterna contesa interna della nuova' balena' ricomincerà.
Non ci resta dunque che augurarci che la nuova DC non ci affligga con le ambiguità, le lentezze e la scarsa chiarezza degli indirizzi politici, soprattutto in tema di questioni economiche e internazionali, cui ci aveva soporiferamente abituati e che speravamo finalmente fossero solo un ricordo.
di Massimo Negrotti