martedì 3 febbraio 2015
Che l’elezione di Mattarella sia stata una brutta batosta per Berlusconi nessuno più lo nega. Neanche quelli di Forza Italia. Ora però calma e gesso. Non è il caso di farne una tragedia. Bisogna reagire con intelligenza. L’importante è che si eviti la rissa interna. A cosa servirebbe prendersi a sberle tra vecchi amici? E, soprattutto, a chi servirebbe? Di sicuro non alla causa della destra. Adesso è il tempo del ragionamento politico.
Anche il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano esce dalla prova quirinalizia con le ossa rotte. Lo sgarbo subito per mano di Renzi restituisce alla cronaca di questi giorni la consacrazione dell’inutilità del progetto centrista che non ha capo né coda se non la tenuta di qualche poltrona nel sottobosco ministeriale. Il comportamento dei sodali di Alfano ha destato la rabbia di tanti elettori che si sono visti espropriati della sostanza politica del loro voto. La scelta del drappello dei “moderati” di sfasciare il centrodestra per fare da stampella ai governi del centrosinistra non era nei patti. Cosa serve ribadirlo? Dovrebbe spingere i dirigenti di Forza Italia a valutare attentamente l’idea di cercare a tutti i costi un ricongiungimento con un alleato totalmente inaffidabile. Chiedano, quelli di Palazzo Grazioli, alla fidata sondaggista Alessandra Ghisleri quanti voti rischiano di perdere per ogni consenso recuperato dall’accordo con il Ncd. L’opinione pubblica di centrodestra teme che ritornando a votare, magari per un listone sovraccaricato di centristi targati “Area Popolare”, si ritrovi a fare da ruota del carro della sinistra. In alternativa, penseranno gli italiani traditi, meglio l’astensione che finire col fare i democristiani di risulta.
Se il risultato desiderato è consolidare l’ascesa di Renzi perché allora non votare direttamente l’originale piuttosto che accontentarsi di un surrogato? Mollare Alfano al suo destino è oggi più che mai necessario visto che i centristi stanno facendo di tutto per spingere la Lega ai margini del sistema politico. Altro errore colossale. Lasciare a Salvini la gestione di tutto il malessere sociale che è presente in una società degradata come la nostra significa offrirgli l’intero banco in caso di vittoria. Tutti coloro che, a destra, non si riconoscono in questo governo, il quale difende esclusivamente i forti e i garantiti, avrebbero come unico riferimento coerente il leader leghista. Cosa se ne farebbero di un voto “moderato”? Forza Italia non può e non deve lasciarsi schiacciare in mezzo.
Deve decidere una buona volta, chiusa al più presto la partita delle riforme istituzionali in modo non troppo penalizzante, chi intenda rappresentare. Occorre una rinnovata scelta di campo. La “prateria” elettorale di cui parla l’improvvido Alfano non è il pascolo dei mansueti “moderati”. La transumanza favorita dalla mancia degli 80 euro li ha spinti da tempo nelle terre del renzismo. Il prato in cui cresce l’erba della destra è, invece, un luogo vivace e critico dove è possibile coltivare consensi a patto che si faccia sintesi non soltanto di interessi spiccioli ma anche di principi ideali e di valori da condividere. Fuori di metafora, Forza Italia deve tentare di ristabilire la propria capacità di leadership non sulla scorta di una velleitaria pretesa dinastica ma sulla base di un’effettiva idoneità a costruire, tra spinte liberiste e resistenze comunitariste, ricette sostenibili per risollevare la qualità della vita della maggioranza degli italiani.
In concreto, se Salvini ha intercettato il malessere diffuso nel paese non bisogna spingerlo fuori del rettangolo di gioco, piuttosto si deve fare ogni sforzo per tenerlo dentro, facendo sintesi con le sue proposte. La strada è lunga e piena di ostacoli. Tuttavia è ancora praticabile purché si abbia il coraggio, e la voglia, di distanziarsi da Renzi. L’idea che lui potesse rompere a sinistra era un’illusione e tale si è dimostrata. Ma fa niente, un errore anche grave ci può stare. Ciò che è diabolico, in politica come nella vita, non è errare. E’ perseverare.
di Cristofaro Sola