martedì 3 febbraio 2015
Beppe Giulietti ha rinunciato. All’ultimo momento il leader del sindacalismo dei giornalisti degli anni Novanta ha ritirato la candidatura alla presidenza della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi). E’ questo l’esito più clamoroso e imprevisto de 27esimo congresso nazionale della stampa svoltosi a Chianciano. Le varie anime sparpagliate di “Autonomia e solidarietà”, la corrente di centrosinistra che ha eletto i vertici della Fnsi negli ultimi 20 anni, non hanno trovato l’accordo sul nome dell’attuale capo di Articolo 21 ed ex parlamentare del Partito Democratico.
Giulietti, per molti, è stato considerato troppo scomodo per il nuovo e giovane segretario generale, il pugliese Raffaele Lorusso, 48 anni, una carriera dentro La Repubblica, che si appresta a gestire un percorso nuovo e difficile dopo i sette anni di gestione del sardo Franco Siddi. Giulietti, troppo targato, troppo invasivo, troppe battaglie politiche. Era il passato. Lorusso, che vuole rappresentare il cambiamento, parte dall’esperienza di membro del comitato di redazione del giornale di Ezio Mauro e di presidente dell’Associazione pugliese con tanti giornalisti precari e tanti minacciati dalla criminalità organizzata. Appena eletto, Lorusso ha ribadito un concetto che ormai è largamente condiviso nel mondo del giornalismo: “La legge sull’accesso alla professione va cambiata senza se e senza ma”. Per il nuovo segretario “non ci sono solo diritti ma abbiamo anche dei doveri. Siamo circondati da superficialità, mancanza di preparazione, commistioni con la pubblicità. I conflitti d’interesse non riguardano solo gli editori, ma anche noi. Serve un salto di qualità. A partire dalle regole della professione e dal rispetto”.
Parole e indicazioni che hanno raccolto il consenso di 213 delegati su 309, lasciando a distanza il concorrente calabrese Carlo Parisi che ha ottenuto 70 voti favorevoli. La sfida era tutta in casa e questa volta poco hanno contato i delegati della Lombardia e del Lazio. Giulietti, pur avendo rinunciato, non è rimasto estraneo alla elezione del presidente della Fnsi. Al posto dell’uscente Giovanni Rossi, altro leader di Autonomia a Bologna, è stato eletto Santo Della Volpe, 59 anni, volto noto del Tg3 della Rai e soprattutto socio fondatore di Articolo 21 insieme a Giulietti e allo scomparso Federico Orlando. Ma il congresso è stata un’occasione di rinnovamento? Dal dibattito non è sembrato.
La necessità che il sindacato Fnsi sia da rifondare lo ha, però, riconosciuto lo stesso Santo Della Volpe, secondo il quale “l’ultimo contratto è stato lacerante, per cui è necessaria una riflessione seria sulle cause di queste divisioni, sulle trasformazioni economiche del settore editoriale, sulla volontà di forti gruppi economici di forgiare a loro somiglianza i giornalisti e i diritti inviolabili della libertà d’informazione”. Il problema è anche organizzativo. Il Consiglio nazionale è composto da 91 membri, poi ci sono 19 segretari dei sindacati regionali con i relativi consigli territoriali. Per non parlare poi di revisori dei conti, probiviri. Non manca il sindacato dei cronisti e quello dei pensionati. Tutti coloro che fanno sindacato in pratica hanno una carica. A volte anche retribuite e comunque con rimborso spese. Un apparato troppo costoso.
Il congresso di Chianciano chiude comunque l’epoca delle grandi coalizioni che politicamente si richiamavano al centrosinistra e al collegamento con le Confederazione dei sindacati, in particolare alla Cgil.
di Sergio Menicucci