giovedì 15 gennaio 2015
Da dieci giorni a questa parte si sono così succeduti tanti eventi tragici da indurmi a non commentarne nessuno. Poi il giustissimo sdegno e clamore per gli atti terroristici ha occupato giornali e media in modo tale da determinare nella gente una crisi di rigetto comprensibile, culminata nella davvero ipocrita manifestazione di Parigi che ha visto sfilare nelle strade personaggi che giornalmente si criticano e si odiano, tipo Benjamin Netanyahu ed Abu Mazen, accanto ai rappresentanti degli Stati Europei, determinati a fare le condoglianze a François Hollande per la strage parigina.
Certo manifestazione di popolo encomiabile e sentita in difesa della democrazia, parola e definizione vuota qualora si dovesse mettere in discussione la libertà di pensiero e di espressione. Ma ciò non basta in quanto non possono vivere in sintonia democratica popoli che nel loro Dna hanno l’odio e la vendetta nei confronti di quei popoli che vivono in modo drasticamente diverso, coltivando l’amore per la libertà. Se a ciò aggiungiamo il fatto non trascurabile dell’incidenza determinante della religione praticata da quei popoli che vedono in Allah il Dio che punisce soltanto e che non perdona e che vede le donne quali esseri umani che hanno una sola destinazione l’obbedienza e la sottomissione all’uomo padrone, così come lo descrive il Profeta Maometto, il cui credo trova origine solo nella disperazione di quei popoli la cui storia si è fermata a duemila anni fa tra profetiche promesse di paradisi terreni (vedi le 72 vergini che attendono gioiose di essere possedute dai seguaci di Maometto) e minacce di morte orrenda per i trasgressori delle leggi coraniche, ci rendiamo conto che non potrà mai esserci una convivenza pacifica almeno per i prossimi mille anni.
La verità è una ed una soltanto e sta in coloro che messi al mondo non hanno mai potuto vivere in modo civile adeguando le regole di vita ai tempi moderni. Chi è disperato facilmente trova rifugio nelle sette religiose che più violente sono più fanno proseliti. A questo punto per noi credenti nella religione cristiana non rimane altro che esclamare: “Che Dio ci aiuti”.
Nello stesso periodo di tempo si sono verificati tre eventi luttuosi, la morte di Francesco Rosi, regista di film epici che descrivevano gli avvenimenti che hanno segnato la vita di noi tutti nel dopo guerra, ma che privi di obiettività mostravano ossequio alla cultura di sinistra dell’epoca condizionata dal “verbo togliattiano”; la morte della bellissima Anita Ekberg le cui immagini nella fontana di Trevi rimarranno scolpite nelle nostre menti e nei nostri cuori grondanti d’amore e di passione; la morte di Pino Daniele cantante partenopeo che con l’originalità della sua voce ha cantato Napoli immersa in una realtà disincantata. Confesso la mia debolezza, ma non mi saltate addosso. Mi sono commosso solo per la bionda Anita!
Infine, gli italiani saluteranno re Giorgio, stanco, poveretto, di abitare sul Colle nella Reggia dei Papi e dei re e brinderanno all’elezione del nuovo capo dello Stato nella persona di Romano Prodi o di chiunque altro goda dei favori della sinistra cattocomunista guidata non più dalla minoranza del Partito Democratico, ma dal pifferaio fiorentino. C’è davvero da stare allegri.
di Titta Sgromo