mercoledì 14 gennaio 2015
Rieccoli, si sono ridestati i reduci del bunga bunga, giornalisti che hanno spiccato il volo sulle glorie delle notti hard ad Arcore; quegli scriba della carta stampata e on line, le cui opere circolano nei saloni dei coiffeurs, nelle sale d’attesa di medici e dentisti, nelle pause dei tornei di burraco e nei circoli di bocciofili di pensionati, ma anche tra finti intellettuali, frequentatori di salotti demodé. Bunga bunga is back.
Tuttavia, ai festini a presunto sfondo erotico-sessuale, che si svolsero nelle ville di Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio dei ministri italiano, oggi le serate dedicate al bunga bunga vengono sostituite da percentuali sospette, da accertamenti fiscali in odore di rapporti incestuosi, di bilanci da perversioni sessuali, dall’ormai consunta posizione amorosa, nota nel kamasutra, come inciucio, che annoia anche i più virili interpreti di questa pratica, che più del fare amoroso si realizza nel parlare fitto e a bassa voce, con quel silenzioso chiacchiericcio, che racconta performances erotiche inveritiere.
Sì, erano morti dopo l’archiviazione della dottrina filosofica del berlusconismo, diffusa dal suo massimo studioso il Dott. Giannini, oggi conduttore della storica trasmissione televisiva “Ballarò”, la più importante rete di pubblicità gratuita di questa innovativa disciplina politica. Questi eroici reduci erano caduti in disgrazia non avendo argomenti da trattare idonei ai loro saperi di culi e tette (che pure sono merce gradita che non conosce crisi, almeno per la maggioranza degli italiani). Parlare di economia, di riforme istituzionali, di organizzazione dello Stato comunità, di riduzione del decentramento, di spesa pubblica, di riforma del Sistema Giustizia, di crescita e sviluppo, non è così importante e poi bisogna studiare molto e a fondo, meglio la lottizzazione della chiacchiera e la c.d. passione politica, simile alla passione per il sesso spinto.
Dispiace che in questa ennesima querelle sia caduto anche il bravo Luigi Ferrarella con una analisi sul “caso salva Berlusconi”, pubblicata dal Corriere della Sera il 5 gennaio, il caso dello scudo del 3% inserito nel decreto fiscale; il decreto approvato il 24 dicembre da CdM sull’abuso del diritto in campo fiscale, con innalzamento delle soglie per far scattare le sanzioni penali. Il decreto sui reati tributari, sostengono i giornalisti-reduci, dissimula una disposizione che permetterebbe a Silvio Berlusconi di ricandidarsi. Una contropartita del tanto discusso patto del Nazareno, tanto più se si considera la necessità che l’Esecutivo guidato da Renzi ha di ottenere l’appoggio dei parlamentari di Forza Italia, in particolare per la legge elettorale, per la riforma costituzionale, fino all’elezione del Presidente della Repubblica (non sembrano problemi di poco conto).
Nel decreto l’articolo 19-bis prevede la non punibilità penale per l’evasione fiscale riguardante redditi o IVA, nel caso in cui questa non sia superiore "al 3% rispettivamente dell’imposta sul valore aggiunto o dell’imponibile dichiarato". Inoltre, l’articolo 2 del Codice Penale stabilisce che: “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Eccolo! Il Cavaliere sarebbe salvo: la frode fiscale per la quale è stato condannato, infatti, rientra nel limite del 3% fissato dal decreto. Ed allora? La condanna di Silvio Berlusconi verrebbe cancellata e quest’ultimo sarebbe di nuovo candidabile. Ed allora? Non dovreste avere paura, cari reduci. Fatelo candidare se prende i voti degli elettori, Viva l’Italia, se non li prende, Viva l’Italia.
Champagne. Sostengono “alcuni” che le soglie di punibilità sono triplicate, sotto i 150.000 euro di imposta evasa non c’è il penale. Attualmente il gettito fiscale proveniente dalle persone fisiche è di circa 150 miliardi di euro all’anno. Circa 140 miliardi provengono da lavoratori dipendenti e pensionati che, sostengono “alcuni”, vorrebbero evadere ma non possono (affermazione errata). I restanti 10 miliardi li paga il popolo dell’Iva che vive di “nero”, sostengono sempre questi dotti “alcuni”. Siccome professionisti, artigiani, commercianti, imprenditori che possono fare più di 300.000 euro di “nero” ogni anno ce ne sono pochini, è ovvio che Renzi & C hanno di fatto abolito i reati fiscali, concludono questi “alcuni”. Oggi per il mancato versamento Iva il fascicolo in Procura viene aperto se la somma supera i 50 mila euro.
La crisi e la conseguente difficoltà di liquidità delle imprese ha fatto aumentare questa tipologia di reato, e l'innalzamento delle soglie di punibilità potrebbe davvero ridimensionare il lavoro della Procura. Lavoro istruttorio e dibattimentale che poi spesso si dimostra inutile: sono sempre più frequenti, infatti, i casi di assoluzioni dall'accusa di mancato versamento Iva perché, come ha stabilito la Cassazione, è dovuto a “cause indipendenti dalla volontà e quindi non imputabili all'imputato“. In pratica, riassumendo in maniera un po' spartana: se la crisi prosciuga le casse dell'impresa, non pagare le tasse non è più un reato. Per alleggerire ulteriormente il carico pendente sui magistrati, la bozza di decreto legislativo esclude il reato in tutti i casi in cui l'importo delle imposte evase (Iva e sui redditi) non supera il 3% di quelle dichiarate. Ebbene l’articolo del Dott. Ferrarella, che si presenta nelle veste dotta di una analisi effettuata da un esperto di chiara fama, invita alla lettura e alla riflessione.
Il Dott. Ferrarella dovrebbe umilmente riconoscere che la sua area di osservazione è troppo particolare per ergersi ad analista di temi attinenti alle scienze delle finanze, alla macroeconomia, alla metodologia costi benefici, alla studio della effettività della legislazione, allo studio del comportamento del contribuente (vale la regola evado, non pago, perché non ricevo alcun servizio e i soldi versati finiscono nelle casse di quelli che impongono le regole). E’ lo stesso Ferrarella a sostenerlo nel suo libro “Fine pena mai”. “In Italia anche chi ha la fortuna di non aver mai messo piede in un tribunale paga lo stesso, e salato, il prezzo della lentezza dei processi e dell'inaffidabilità di un sistema giudiziario che consuma sette miliardi di euro l'anno per castigare di fatto chi ha ragione e graziare invece chi ha torto. Paga questo prezzo (senza sapere perché) quando la banca gli aumenta le rate del mutuo, quando l'azienda in crisi lo licenzia o quando per strada viene aggredito da qualcuno che, benché pluricondannato, si trova ancora a piede libero”.
Quella norma, art. 19 bis, è buona cosa, esimio Dott. Ferrarella, può servire per cambiare e rendere efficiente il sistema fiscale. Le critiche, la richiesta di mutazioni, di interventi riformatori vanno rivolti verso l’apparato amministrativo (Agenzia delle Entrate) deputato a far pagare le tasse ed eliminare le aree di evasione. Il 60% di questi dipendenti pubblici dovrebbero essere licenziati, perché ignorano normative e circolari dagli stessi emanate, ma non si può fare. Non serve inasprire le pene, è una vecchia storia. Occorre riformare e ridurre la dimensione ed il peso della Pubblica Amministrazione e realizzare la riforma delle riforme, quella del Sistema della Giustizia, dove il Dott. Ferrarella può dare un suo contributo di grande importanza.
E non parlateci ancora delle intercettazioni (che vanno potenziate e concentrate) e della prescrizione. Forse il Dott. Ferrarella si è fatto coinvolgere da quei tamburi rumorosi dei parlamentari del gruppo M5S che sanno solo danzare una salsa noiosa, vetusta e inconcludente che favorisce la permanenza delle vecchie ed imitate dirigenze che resistono al cambiamento e alla creativa rottamazione. Due le riforme: il Sistema della P.A. e il Sistema Giustizia, che dovrebbe assicurare il rispetto della legge, la sua applicazione e la effettiva punibilità di coloro che delinquono. A Monaco di Baviera per prendere la metro non esistono i tornelli. Tutti obliterano il biglietto. La mattina del 1° gennaio la città, dopo la festa, era linda e pulita. Si può fare anche in Italia, la maggioranza degli italiani sono onesti come il Dott. Ferrarella. Renzi deve continuare la rottamazione senza se e senza ma, anche dentro il suo partito. Destra e sinistra è roba vecchia di un secolo.
di Carlo Priolo