E domani non può essere un altro giorno

martedì 13 gennaio 2015


Imponente, importante, commuovente la straordinaria marcia di Parigi, eppure una domanda si leva spontanea: da domani? Perché, almeno nella storia più recente, il problema è stato sempre lo stesso, dal giorno dopo tutto tornava tale e quale. Abbracci, baci, gesti di affetto reciproco, fra molti che pure hanno grosse responsabilità politiche per le scelte sbagliate di questi anni. Non basta una enorme, fantastica e sicuramente necessaria manifestazione oceanica per sbollire la rabbia e l’indignazione, non bastano le pacche sulle spalle dei leaders che si amano per un giorno, servirebbe molto altro, purtroppo sappiamo che molto altro non sarà. Saliranno gli stati di allerta e gli strumenti di difesa, cosa certo buona e doverosa, ma noi tutti sappiamo che il semplice obbligo a doversi difendere sempre di più, per certi versi somiglia ad un arretramento, mentre al contrario servirebbe un avanzamento, servirebbero passi avanti.

Ha ragione Salvini, Schengen andrebbe rivisto e corretto, chi dice che senza, sarebbe libertà negata , dice una stupidaggine, come dire che quando l’accordo non c’era, cioè praticamente da tutta la nostra storia, eravamo senza libertà, quando per girare in Europa serviva il passaporto, eravamo tutti prigionieri e sequestrati. E’ vero esattamente il contrario, dare troppo fiducia equivale a non darne affatto e oggi più che mai non possiamo permettercelo, dobbiamo subordinare la fiducia a regole nuove e determinate. Quando Salvini afferma che esistono milioni di potenziali terroristi islamici, dice semplicemente una verità matematica, l’Islam conta oltre un miliardo di fedeli, se solamente l’1% di questi fosse per così dire non moderato, fate voi il conto.

Eppure le repliche al leader della Lega , come sempre, sono state becere e ipocrite, come becera e ipocrita è stata la mancanza di invito a Marine Le Pen alla manifestazione di Parigi, una incomprensibile intolleranza, che ben altro indirizzo dovrebbe avere. Servirebbe che ci affiancassimo di più alle ragioni di Israele che certo, rappresenta il vero baluardo della libertà occidentale, servirebbe che obbligassimo l’Islam, visto che la stragranparte è moderato, alla reciprocità assoluta, servirebbe che usassimo la diplomazia per affermare i nostri valori, piuttosto che farne la scienza dell’ ipocrisia, servirebbe di capire che continuando così siamo perdenti e senza futuro. Passo dopo passo, l’occidente si è ridotto ad essere una sorta di dispensatore di tutto, si comprano le nostre auto di lusso, i nostri brand, le nostre griffe che piacciono, si studia nelle nostre università, si comprano attici meravigliosi nelle nostre capitali e poi ci si ritiene infedeli, amorali, perduti e dissoluti.

Qualcosa non va, molto non va e bisogna capirlo e correggerlo se vogliamo veramente dare un senso alla solidarietà e alla protesta di questi giorni. Tolleranza illimitata, buonismo totale, accoglienza senza limiti, non sono virtù e nemmeno esempi di democrazia, sono voragini di debolezza piegate all’affarismo, all’interesse politico, alla miopia culturale. Del resto se liberté, égalité, fraternité, non sta scritto in ogni capitale del mondo, ci sarà una ragione, eppure è uno straordinario motto di pace, di comunione civile, di reciproco rispetto. Noi crediamo e vogliamo quel motto, offriamo e chiediamo rispetto, non siamo e non saremo sopraffattori di nessuno, ma non ci faremo nemmeno sottomettere mai, la matita è vero, è un enorme simbolo di libertà per tutti, ancora di più quando nel segreto di una cabina si vota e si sceglie quale futuro avere, utilizzando quel simbolo per segnarne un altro, dunque ricordiamocelo. Oggi, domani e sempre liberté, égalité, fraternité!


di Elide Rossi e Alfredo Mosca