Eldorado delle riforme

giovedì 8 gennaio 2015


Nel suo quasi scontato predicozzo di fine anno, il Presidente Giorgio Napolitano non ha voluto far mancare un forte riferimento al tema delle cosiddette riforme. Riforme che, bontà sua, oramai si troverebbero sul binario giusto, grazie soprattutto ad un Governo che, sempre bontà sua, appare determinato ad andare sino in fondo.

Ora, sebbene il tema delle riforme sia vecchio come il cucco – ne sentivo parlare fin dai tempi in cui portavo i calzoni corti – da quando i rottamatori in salsa fiorentina si sono installati nella stanza dei bottoni non c’è praticamente spazio pubblico nel quale non si dedichi molta attenzione a questo misterioso argomento. Tant’è che la questione delle riforme, sulla quale come accadeva anni addietro col federalismo sono tutti pronti a spendersi con un loro particolare piano d’azione, sembra diventata una vera e propria religione salvifica. Anche il più insignificante partito o movimento pone al primo posto l’esigenza prioritaria delle stesse riforme. Nessuno però, Esecutivo in testa, sembra essere in grado di proporre un progetto di riforma del sistema italiota lineare, comprensibile alla massa dei cittadini e, soprattutto, efficace sul piano dei risultati concreti.

Tutti, al contrario, utilizzano il citato termine a mo’ di mantra con cui anestetizzare le profonde inquietudini che il nostro inarrestabile declino esercita nell’inconscio collettivo. In altri termini, evocando una sorta di Eldorado delle riforme, sempre più dietro l’angolo per i cantastorie del Governo, il sistema politico nel suo complesso continua a mettere in atto una colossale azione di autoinganno la quale non può che peggiorare la condizione generale del Paese.

Dato che allo stato attuale, nonostante la sempre più impellente necessità di realizzare misure impopolari, né l’attuale maggioranza e né la brancaleonica opposizione esprimono uno straccio di proposta che vada nella direzione giusta. Da qui ne discende che, nel tentativo di non scontentare nessuno – in particolar modo la sempre più ridotta schiera di quelli che vanno a votare – le attuali forze politiche divulgano piattaforme programmatiche di riforma, per così dire, con le quali si realizza la miracolosa moltiplicazione dei pani e dei pesci, creando un Bengodi in cui tutti sono più ricchi e più prosperi senza colpo ferire. Ed è esattamente questo il messaggio che, fin dai tempi in cui era un semplice candidato alla segreteria Dem, lancia a giorni alterni il Premier Matteo Renzi. Un uomo che si sforza di convincere il popolino grasso che per salvare il sistema non serva affatto tagliare la spesa pubblica in modo significativo, riducendo il costo di una democrazia acquisitiva che si compra il consenso – bonus di 80 euro docet – a colpi di tasse e di indebitamento crescente. L’idea riformistica che questo giovanotto continua a perseguire anche dai banchi del Governo è quella di un uomo abile il quale, onde rimettere in carreggiata l’italietta dei sogni, si limita ad azionare ed a spingere con maestria leve e bottoni nel segreto delle stanze di potere. Vedremo nel 2015 dove tutto questo ci condurrà.


di Claudio Romiti