giovedì 11 dicembre 2014
Nessuno, almeno per il momento, gridi al 'mostro', nessuno! Nessuno additi Medea, nessuno!
Comprendo che la pressione esercitata sugli inquirenti dai media e dall'opinione pubblica è stata massiccia ma da garantista non si può giustificare nessun furore 'forcaiolo' fin quando non vi sia un'ammissione di colpevolezza e comunque l'espletamento di tutti i gradi di giudizio prevista dalla Carta costituzionale. E' poi... l'indizio è qualcosa di neutro, utile solo per il rinvio a giudizio, che deve prendere forma e certezza al processo dunque neanche cinque indizi incolori fanno una prova.
Detto ciò con molta chiarezza non giustifico nessuna violenza tanto meno quella compiuta in ambito familiare anche se da un'attenta analisi emerge che la famiglia è diventata un nuovo teatro dell'orrido o... lo è sempre stato?
E' proprio all'interno della famiglia, che è definita un nucleo di persone legate da rapporti reciproci sia di amore che di odio,che si consumano tutti i possibili delitti previsti dal Codice Penale, a cominciare dalle minacce e ingiurie fino all’incesto e allo stupro nonché fino all'omicidio.
Il movimento di globalizzazione purtroppo ha cambiato radicalmente tutti i parametri della civile convivenza familiare facendoli assomigliare ad un patchwork ossia ad un prodotto di un insieme di persone che hanno esigenze e provenienze diverse (famiglie atipiche).
È con la mutevolezza dei bisogni affettivi che si crea e si determina uno stato di disequilibrio antropico nel sistema familiare che costringe i vari componenti a scoprire nuove forme di relazioni e nuovi modelli di riferimento.
Se quanto successo a Santa Croce Camerina si dovrebbe chiamare a rispondere, con prove certe e inconfutabili, di omicidio la madre di Loris Andrea si dovrebbe chiamare in causa di correità anche la frustrazione e lo stress che sono fattori determinanti nei delitti familiari.
Se veramente mamma Veronica si è trasformata un'assassina dobbiamo prendere coscienza che tutta l'architettura sociale è un fallimento che ha smarrito i freni inibitori come dimostra la cronaca nera italiana degli ultimi anni, caratterizzata fortemente da omicidi avvenuti in ambienti familiari.
I mass-media si sono occupati con un interesse ossessivo soltanto di alcuni di loro, quelli più "particolari" o perché efferati cruenti o sadicamente violenti. Per anni abbiamo sentito parlare dei delitti di Novi Ligure, di Cogne e ora di Santa Croce Camerina.
Tragedie umane che purtroppo, e non per i protagonisti, bene si sono sposate con il voyeurismo del pubblico. Ma gli omicidi in famiglia si consumano con una frequenza paurosa ed hanno ben poco a che vedere con la spettacolarità mediatica: essi sono la manifestazione ultima, finale del lato orribile, deviato e disturbato dei rapporti familiari e dei legami di sangue. Relazioni affettive turbate, compromesse, spesso schiacciate dal peso della vita quotidiana e dalla delusione delle sconfitte, soprattutto date dall'incapacità, personale e/o sociale, a realizzare un progetto di vita individuale, in seno alla famiglia prima e alla società dopo, soddisfacente.
Questi eventi nefasti per molto tempo sono stati analizzati solo dalla prospettiva psicologica, ma oggi che sembrano essere più frequenti vengono chiamati in causa per essi molti più elementi. Si scopre così che c'è una complessità di fondo molto radicata che a stento emerge e che deve essere letta e analizzata alla luce di una complementarietà motivazionale che non è però mai esaustiva.
In questo caso l'infanticidio e l'omicidio di un bambino per mano materna oltre ad essere umanamente inaccettabile è anche culturalmente destabilizzante, ecco che allora nel momento in cui vengono compiuti atti tanto efferati e apparentemente incomprensibili, viene chiamato in causa un deus ex machina, una presenza divina, superiore, che impone il proprio arbitrio alle donne guidandole nel più abominevole dei delitti. Il deus ex machina è la pazzia. E' come se uno spirito maligno entrasse nel corpo della donna, che diventa solo involucro, carne, senza più volontà o capacità di comprendere e la portasse a compiere l'assassinio.
Per il momento, a parte le teorie di Moebius e di Lombroso tutte tese ad evidenziare l'inferiorità biologica, mentale, sociale e culturale della donna, hanno determinato il costituirsi di uno schema di pregiudizi, luoghi comuni, stereotipi, stigmi che sono sopravvissuti per lungo tempo, nella quale non si vede nessuna Medea. L'unica cosa che sociologicamente è rilevante sono le modalità, l'atto materiale con cui viene portata a termine la vita. Teniamo a ribadire che questa è solo una particolare chiave di lettura da una prospettiva troppo spesso non presa in considerazione. Sulla scena di Santa Croce Camerina non c'è solo Medea che "recita" o il Coro che dispensa giudizi, ci sono anche altri attori: in primis la nostra coscienza e la società dopo.
Il senso di abbandono e l'isolamento nella quale quest'ultima relega i suoi componenti è forse solo l'inizio di una catena di omicidi che purtroppo sfociano in quelli più eclatanti e materiali come quella del piccolo Andrea Loris che diverrà nel tempo solo un triste numero che andrà ad aggiungersi nella lunga lista di orrori mediatici che la nostra società sostiene come con i gladiatori al Colosseo. Allora forse il deus ex machina ha un “finanziatore” morale d'eccezione: la realtà circostante.
di Beppe Cipolla