sabato 6 dicembre 2014
Le partecipate degli enti locali italiani sono, pare, diecimila, “ma forse di più” ha lasciato detto il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, prima di essere allontanato e spedito a Washington. Società partecipate dagli enti locali - comuni, province, regioni - che assorbono ogni anno oltre 26 miliardi di euro di trasferimenti statali e locali. Società di servizi come acqua, gas, elettricità, trasporti, rifiuti, e molto altro tra cui centocinquanta agenzie di viaggio, aziende che producono formaggio, vino, fiori, zucchero, surgelati, prosciutto. Viaggi e prosciutti con i soldi pubblici insomma; consigli di amministrazione, dirigenti, presidenti, collegi sindacali per agenzie di viaggio del comune e per i prosciutti delle regioni. Una galassia di aziende pubbliche-poltronifici che hanno più amministratori che dipendenti. Sono 2671 le società con tali caratteristiche. Quindicimila cariche in aziende in cui i direttori non hanno nessuno a cui rifilare le proprie direttive. Sono 1846 le aziende pubbliche in cui non c’è un solo dipendente. Ventisettemila gli amministratori retribuiti, di cui quindicimila nelle tremila società con più amministratori che dipendenti. Sono scatole vuote che hanno la sconcia utilità di servire a distribuire cariche e stipendi. “Si tratta di piccole società con il sospetto che molte siano state create principalmente per dare posizioni di favore a qualche amministratore o dipendente” ha scritto Cottarelli prima della dipartita nel suo Programma di razionalizzazione delle partecipate locali.
Un migliaio è in totale perdita, altre con utili pari a zero, poche con un fatturato inferiore a centomila euro. Cosa comunicano, di preciso, le trecento aziende pubbliche che si occupano di comunicazione di cui solo undici fatturano più di diecimila euro, e una sessantina di queste non ha dipendenti ma unicamente amministratori? Se oltretutto il risultato è lo zero assoluto o il sottozero?
Perché non pubblichiamo questo scempio della cosa pubblica? Come mai Renzuccio bello lo tiene da tempo per sé? Per ricattare tutti e tenere in piedi, in danno degli italiani, questo governo di incapaci? A parole bofonchia che è una vergogna inaccettabile ma nei fatti, quelli veri, non inserisce di proposito nessuna riforma nella legge di stabilità imbroglio. Con la pubblicazione verrebbe fuori in tutta evidenza che la provincia di Reggio Emilia, ad esempio, unitamente a una serie di comuni reggiani, possiede la Matilde di Canossa s.r.l. la cui “missione” fondamentale per l’Italia è la promozione turistica ed economica dei “territori matildici” dell'Emilia Romagna. Vi ho detto tutto. L'amministratore riceve un emolumento di 10.400 euro e la società ha perso ben 415.752 euro nel 2012, 81.379 nel 2013 e chissà quanti ancora oggi. A chi stiamo pagando lo “stipendio matildico”?
Perché non risparmiamo “matildicamente”? Le partecipate perdono infatti soldi che è una bellezza, hanno perso ben 1,2 miliardi di euro soprattutto le società di trasporto pubblico, prima tra tutte quella del comune di Roma, l'Atac con 219 milioni di buco solo l’anno scorso. Sono in perdita la Fiera di Roma, la Marina Fiera di Genova, la Bologna e Fiera parking s.p.a., la Fiera di Brescia s.p.a., la Bergamo Fiera. Non solo. “Le perdite evidenziate in bilancio peraltro non raccontano tutto: in molti casi ad esempio non appaiono soltanto perché l'attività dell'ente è finanziata con un contratto di servizio troppo generoso, i cui costi gravano sui cittadini, oppure perché le inefficienze vengono scaricate sugli utenti attraverso tariffe più elevate di quanto sarebbe necessario se queste società fossero ben gestite” riporta il resoconto. In altre parole, i buchi della mala gestione sono molto più profondi.
“I comuni italiani non si limitano a entrare nel capitale di società attive nella fornitura di tipici servizi pubblici locali, quali energia, acqua, smaltimento dei rifiuti, trasporto pubblico, istruzione e sanità: esiste una presenza rilevante di partecipate attive nel campo della consulenza, della fornitura di servizi di altra natura - dal software, alla ricerca e sviluppo, ai servizi turistici -, di attività diverse -dalla manifattura all'allevamento –“.
Questi poltronifici pubblici devono essere chiusi e le società restituite al mercato, all’efficienza. Bisogna interrompere il flusso incontrollato di soldi che passa lo Stato a queste entità immettendole nel mercato. Di 26 miliardi ne possono uscire al massimo 3 per i prossimi due, tre anni, tempo concesso loro per provare a stare sul mercato, dopo di che le si fa cessare, le si abolisce tutte. Si accorpino, si convertano, facciano ciò che vogliono, allo scadere del breve lasso di tempo a soli tre miliardi massimo di contribuzione statale, o sono in grado di stare sul mercato, o ci si saluta. Nel frattempo urge vengano pubblicati e resi pubblici i conti compitati da Carlo Cottarelli. Visto che alla Corte dei conti passano il tempo a giocare a tris, a forza di crocetta e pallino, zero per, cerchi e croci, tria, OXO, XOXO hanno perso i conti, e sostengono di non disporne, dunque si “chiuda il cerchio” lasciando agli italiani, con la pubblicazione, il piacere di constatare, nero su bianco, le voci di spesa pubbliche, intendendosi per tali tutte le spese, anche quelle gregarie, comunque afferenti alla pubblica amministrazione.
Alla luce di quello che si vedrà e potrà leggere, saremo tutti in grado di identificare e rilevare le criticità per eccesso di spesa. Quando cioè si sarà di fronte a un’azienda sanitaria, ad esempio, di una regione che spende due, tre volte tanto rispetto ad un’altra sua corrispondente, salterà agli occhi dove si deve evidentemente agire e procedere. Verrà fuori in tutta chiarezza ogni possibile taglio da effettuare e ogni spreco.
Si rendano pubblici tutti i conti e le spese italiani, perché da essi si trarrà ogni facile conseguenza ed effetto. Rendiamo disponibili e visibili conti e spese. Pubblichiamo il lavoro di Carlo Cottarelli.
di Francesca Romana Fantetti