giovedì 13 novembre 2014
“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese”, così recita l’articolo 47 della Costituzione. Eppure nessun paladino della Carta s’azzarda a difenderlo. Anzi, in Italia scarseggiano gli investimenti e continua la fuga di capitali, proprio perché gli ultimi governi hanno fatto strame dell’articolo 47 della Costituzione.
Le ultime leggi di bilancio, partorite in nome dell’Europa, puniscono ferocemente il risparmio. A questo s’aggiunge che stampella degli ultimi governi tecnici è proprio quella sinistra che ripete, a mo’ di disco rotto, che necessita “prendere i soldi dove ci sono”. Una logica da rapina, uno schiaffo alla Costituzione, da parte di gente eletta a rappresentarci: di fatto vorrebbero si trattassero le tasche di famiglie, artigiani, contadini e piccoli commercianti come bancomat. Ecco che le leggi di questo stato invitano gli enti locali ad usare i lavoratori autonomi a mo’ di supermarket di comuni, province, regioni e municipalizzate varie. E’ sotto gli occhi di tutti il caso di Roma, di un comune autorizzato dal governo centrale a spremere i cittadini in nome dei ripianamenti di bilancio sia del Campidoglio che delle sue partecipate.
La scusa è vecchia, ci dicono che raccogliere i rifiuti a Roma costerebbe dieci volte più che a Milano: cazzate, l’Ama (azienda municipale romana per la nettezza urbana) ha gestito male i propri bilanci, erogando consulenze d’oro e superstipendi, ed oggi intende coprire i buchi mettendo le mani in tasca ai residenti. Quindi la politica sta usando i patrimoni dei cittadini per scongiurare che s’acclari il danno erariale, la mala gestio. In questa logica sono state partorite le misure (e fin da epoca Monti) che scongiurano l’uomo di strada possa godersi i propri risparmi con consumi di lusso.
La pubblicità dei nuovi “redditest” sottolinea che, sotto la lente del fisco, finisce ogni acquisto: così la cattiva politica ha strangolato il mercato interno, terrorizzando il risparmiatore. E di patrimoniali ne sono state attuate ben tre: l’Imu, la Tasi e l’imposta di bollo sui depositi. Ma la sinistra di Vendola e compari, per un misto d’ottusità e malafede, propone di istituire l’imposta patrimoniale, dimenticando che sono leggi dello stato le già citate patrimoniali. Una vera e propria aggressione al risparmio. Al punto che andrebbero processati gli ultimi tre governi per aver violato l’articolo 47 della Costituzione. Evidente la strategia pianificata nelle sedi europee: ovvero mettere più della metà degli italiani in condizione di vendersi casa.
Il risultato sarebbe la costituzione anche Italia di grandi fondi immobiliari in mano a banche e assicurazioni: personalità giuridiche che, dopo aver acquisito le case dalla gente comune a presso di realizzo, le fitterebbero a prezzi di mercato agli ex proprietari di casa. Una gigantesca speculazione che, camuffata da ammodernamento del paese, porterebbe i proprietari di casa dagli attuali 85% ad una percentuale tra il 50 ed il 30%. Opporsi a queste politiche è doveroso da parte d’ognuno di noi. E’ preciso compito di ogni buon patriota difendere prima di tutto il proprio tetto. Certi che chi lo aggredisce è lo stesso che ha infranto la nostra Carta costituzionale.
di Ruggiero Capone