Il potenziale di Salvini e della Lega Nord

mercoledì 5 novembre 2014


Nel panorama politico italiano, l’unica forza che manifesta un forte potenziale di crescita è la Lega Nord. Finito lo slogan di “Roma ladrona”, anche perché in quanto a scandali il nord non è secondo a nessuno, con pazienza e volontà il partito leghista ha saputo risalire la china utilizzando al meglio le sue caratteristiche di concretezza e semplicità. Consapevole del fatto che bastoni e fucili evocavano esclusivamente scenari pericolosi ed inaccettabili, la Lega con Matteo Salvini, Flavio Tosi, Luca Zaia e, ovviamente, Roberto Maroni, ha capito la necessità di assumere posizioni più equilibrate seppure forti e determinate.

I leaders del nord hanno metabolizzato la certezza che per vincere in Italia il settentrione non può bastare ma serve un consenso, che seppure in proporzioni diverse attraversi tutta la penisola. Per questo, da qualche mese, l’attenzione all’elettorato di Roma e del centrosud si è andata amplificando e intensificando. Piaccia o no, senza mezza Italia e soprattutto senza Roma è difficile pensare a risultati a doppia cifra. Dunque tanto di cappello a Salvini and partners, che senza rinunciare alla spiccata territorialità, con saggezza hanno iniziato a fraternizzare con l’intero Paese.

Con Matteo Renzi, che spadroneggia spavaldamente, l’importanza di un’opposizione netta e solida può diventare l’unica ancora per quella enormità di elettorato rimasto orfano del centrodestra. Non si contano, infatti, gli errori politici che da Mario Monti in giù, l’ex Popolo della Libertà (Pdl) è riuscito ad inanellare con il risultato di disperdere milioni di voti finiti nel bacino dell’astensionismo.

La Lega può farcela, può recuperare quel consenso sia sull’onda dei suoi cavalli di battaglia (tasse, immigrazione, euro), sia mantenendo una posizione di opposizione netta in Parlamento. Detto questo, secondo noi, esistono però delle ulteriori condizioni che Salvini dovrebbe considerare per puntare davvero in alto. Sono di forma e di sostanza e non ce ne voglia il segretario se ci permettiamo di suggerirne alcune. Innanzitutto l’immagine casual va bene ma troppo no, felpe e magliette con slogan non sempre servono, un leader in Italia e in Europa ha bisogno di uno stile che seppur moderno non può essere quello del teenager. Immediatamente poi, la grinta e la vis polemica, pacatezza e pause di background non trascinano a condividere la passione delle ragioni, degli argomenti e dell’antagonismo politico nei talk-show.

Da ultimo servirebbe un manifesto di politica economica e sociale, una sorta di contro-programma di Governo da annunciare agli italiani. Un tavolo di esperti, ingaggiato ad hoc, che da nord a sud elencasse le proposte di politica fiscale, industriale, sociale, estera ed economica per strappare il Paese dalle grinfie della crisi, dei patti europei di Equitalia e della burocrazia. Insomma, una specie di New Deal della fiducia, del senso laico dell’amor patrio, delle eccellenze interne, delle energie italiane e delle necessità per affermarle e rilanciarle.

In questo momento, con Renzi unico titolare della scena trasformata in una ribalta personale di arrivismo sconsiderato al quale tutti si piegano incomprensibilmente, la Lega può prendere in mano le sorti dell’opposizione creando attorno a sé un grande polo di riferimento. Del resto se Beppe Grillo è riuscito a prendere il 25 per cento, perché non pensare in grande. L’Europa scricchiola sempre di più e l’Italia balla sul precipizio, la finanziaria del Governo è l’ennesimo gioco di illusione, di numeri a caso e di tasse nascoste dal nome salvaguardia. Un goffo maquillage sbugiardato dall’Europa, di cui francamente dovevamo fare a meno. Serve altro, serve un Governo diverso, una seria alternativa che restituisca speranza e futuro alla gente e alle aziende.

Caro Salvini, lei può avere un grande compito e una grande occasione, offrirci un’opzione e rifondare il centrodestra, ci provi e buon lavoro!


di Elide Rossi e Alfredo Mosca