mercoledì 5 novembre 2014
Nel 2011 c’era, in Italia, il governo Berlusconi e il debito pubblico italiano, tra luglio e settembre di quell’anno, è stato oggetto, sul mercato secondario cioè quello dei titoli già emessi e circolanti, di operazioni concertate di trading finanziario allo scoperto precedute da vendite effettive che ne hanno fatto ribassare le quotazioni con, come conseguenza, un divario crescente dei tassi di rendimento rispetto ai titoli ordinari di Stato tedeschi, dunque lo spread è salito a 500 punti. Le agenzie di rating, precisamente Fitch e Standard & Poor’s, ora sotto processo e rinviate a giudizio per manipolazione del mercato, hanno a quel tempo degradato il giudizio sul debito italiano, con il risultato che lo spread sui titoli italiani ha superato quota 500.
Il 5 agosto 2011 il governatore uscente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet e quello in pectore Mario Draghi hanno inviato al governo italiano in carica Berlusconi una lettera segreta indicando una serie di misure da attuare al più presto e subordinando all'ottemperanza di quelle condizioni e misure il sostegno stesso della Banca centrale europea, attuato attraverso l'acquisto massiccio di titoli italiani sul mercato secondario. La “missiva” ha rappresentato, oltre che una assoluta novità, una sicura illegittima ingerenza negli affari interni di un Paese sovrano.
La lettera infatti, per la sua segretezza, il tenore e il suo contenuto si è appalesata quale un atto sovversivo di un ordinamento democratico in quanto, con essa, ci si è arrogati un diritto di iniziativa legislativa imponendo ad un governo in carica di uno Stato sovrano, quello italiano, di porre in essere provvedimenti di legge nel senso indicato dalla lettera medesima. Ad oggi tuttavia non risulta che il governatore della Banca d'Italia dell'epoca, Mario Draghi, sia stato sottoposto ad indagini per tradimento.
La lettera specificava le misure ritenute urgenti per evitare il collasso dell’Italia e dell'euro. In essa erano indicate 1. le misure per accrescere il potenziale di crescita, 2. quelle immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche, 3. le ulteriori misure di correzione del bilancio, 4. la clausola di riduzione automatica del deficit, 5. e lo stretto controllo sulla assunzione di indebitamento, anche commerciale, e delle spese delle autorità regionali e locali.
Il giorno stesso della lettera - 5 agosto 2011 - a borse chiuse, Berlusconi e Tremonti hanno convocato una conferenza stampa per spiegare una manovra straordinaria per l'Italia. Nel frattempo si è chiesto alla Banca centrale europea di potere vedere la lettera in Italia e la Banca centrale europea, solo il 7 settembre 2011, ha risposto che “la lettera doveva rimanere segreta". Solo il 29 settembre 2011 è rivelata l’esistenza della lettera all'opinione pubblica italiana. Il governo Berlusconi è giunto e ha dato le dimissioni il 12 novembre 2011. Ecco cosa è successo tra agosto e novembre 2011. Il 5 agosto 2011 il governatore uscente della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, insieme a quello in pectore, Mario Draghi, hanno mandato la lettera all’Italia. Nel settembre 2011 il consiglio dei ministri del governo Berlusconi ha varato due proposte di legge costituzionale, ovvero una sull’ introduzione del principio del pareggio del bilancio nella Costituzione e una sulla soppressione delle province. In seguito alla bocciatura per un solo voto (290 sì e 290 no), il 10 ottobre 2011, alla Camera, del rendiconto di bilancio 2010 presentato dal governo Berlusconi, mentre il governo affermava si fosse trattato di un “mero incidente parlamentare”, l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini disponeva il blocco dell’esame del disegno di legge, nonostante lo stesso non fosse stato bocciato nella sua interezza ma unicamente al suo articolo 1. Investito di ciò il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, questi rispondeva con l’invito a non eccedere con la richiesta del voto di fiducia (sic!) esprimendo fiducia nelle prerogative del presidente della Camera Fini. Si consideri che sino ad oggi il governo Napolitano ter, quello di Renzi, va avanti a fiducie, ma Napolitano non sembra avere nulla da eccepire.
Il 14 ottobre 2011 la Camera ha approvato (316 sì e 301 no) la questione di fiducia che aveva posto il governo Berlusconi allo scopo di verificare la tenuta della maggioranza dopo l'incidente sul rendiconto. Il 26 ottobre 2011, dopo le pressanti richieste provenienti dall’Unione europea, l’allora presidente del Consiglio Berlusconi inviava una lettera con la promessa delle misure da adottare, tra le quali l'innalzamento dell’età pensionabile nel 2026 e una maggiore flessibilità in uscita nel mercato del lavoro. La lettera veniva fortemente criticata dalle opposizioni e dai sindacati. Si consideri che il contenuto della lettera di Berlusconi era esattamente ciò che farà la Fornero di Monti, cioè il primo governo Napolitano, e quello che non riesce e non riuscirà a fare Renzi, cioè il terzo governo Napolitano.
Il 3 e il 4 novembre 2011 il presidente del Consiglio Berlusconi ha partecipato a Cannes al summit del G20 (quello delle risatine di Sarkozy e Angela Merkel) e in seguito alle pressioni registratesi durante gli incontri, per il rafforzamento della credibilità del Paese, il governo italiano ha accettato che una delegazione del Fondo monetario internazionale monitorasse i progressi sulle riforme economiche e gli effetti delle stesse sui conti pubblici italiani. Il 7 novembre 2011 il sottosegretario agli affari esteri Enzo Scotti si dimetteva e firmava insieme ad altri deputati dell’opposizione una richiesta a Berlusconi di dimettersi per favorire la formazione di un governo di “unità nazionale”. L’8 novembre 2011 c’è stata una nuova votazione alla Camera sul rendiconto generale dello Stato 2010 bocciato, e la Camera lo ha approvato con 308 voti a favore, nessun contrario e un astenuto. In seguito all'esito contestato del voto, Silvio Berlusconi è salito al Quirinale e, dopo un colloquio col Presidente della Repubblica, ha annunciato che si sarebbe dimesso dopo la approvazione della Legge di stabilità. Il 12 novembre 2011 la Camera ha approvato i disegni di legge, già approvati dal Senato, contenenti le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - Legge di stabilità 2012 -, il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e il bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014, dopodiché il Presidente del Consiglio è salito al Quirinale e ha rassegnato le dimissioni.
Il 16 novembre 2011 dopo la formazione, la presentazione e il giuramento nelle mani di Giorgio Napolitano, è entrato in carica il nuovo esecutivo designato da Napolitano stesso e guidato da Mario Monti, fresco di ingiustificata nomina a senatore a vita, sempre ad opera di Napolitano.
Nel 2012 alcune grandi banche operanti sul mercato londinese hanno scommesso che l’euro sarebbe crollato. Mario Draghi, nuovo governatore della Banca centrale europea, ha affermato allora di volere mettere in atto qualsiasi cosa per salvare l’euro, interpretando il proprio mandato nel senso della stabilità monetaria - la caduta dell’euro rappresenterebbe il contrario -. Tra la fine del 2011 e il febbraio 2012 la Banca centrale europea di Mario Draghi ha attuato alcune misure di finanza non convenzionale per rafforzare l’euro. Appare evidente che il governo di Silvio Berlusconi sarebbe quindi dovuto cadere onde evitare non solo che se ne giovasse ma che, rimanendo al governo, ne traesse merito o conferma. Purtroppo per Giorgio Napolitano, veterocomunista e fervente statalista, dirigista antidemocratico, il popolo italiano non a caso aveva riposto fiducia in un governo eletto di Berlusconi, infatti in seguito, colui che nessuno italiano aveva votato nè avrebbe votato Monti – almeno non a maggioranza – ha sbagliato tutto, a cominciare dalla riduzione del deficit con la tassazione degli immobili degli italiani che ha generato la caduta del pil del 2,5 per cento. Successivamente l’Italia è peggiorata ancora perché il secondo e il terzo governo Napolitano, cioè i governi Letta e Renzi, hanno inasprito la tassazione degli immobili, delle rendite finanziarie e dei fondi di investimento.
Oggi la Banca centrale europea di Mario Draghi si appresta ad adottare nuove misure come quelle adottate dagli Stati Uniti negli ultimi sette anni e del Giappone, volendo con ciò fare sì che il cambio dell’euro si avvicini a quello del dollaro. Ma tutto questo, potrà rivelarsi efficace e accompagnare la crescita, solo se accompagnato a un’economia di stampo liberale in Italia come nell’ Eurozona, e a un sistema di selezione politica e di governo democratico, non dirigista, non statalista nè comunista. Napolitano, il presidente della repubblica degli italiani, in spregio alle decisioni e al voto espresso dal suo popolo, noi, gli italiani, si è arrogato il potere di disfare e rimuovere un governo legittimamente eletto e tuttora impedisce di andare ad elezioni, dopo avere imposto al suo popolo, gli italiani, noi, ben tre suoi governi non eletti, quelli di Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi, incompetenti, inefficaci e dannosi per gli italiani.
Perché prevalga l’economia liberale adesso, è necessario che in Italia, un governo eletto dagli italiani faccia quadrare i conti con il taglio delle spese, non tassando i risparmi e gli immobili che sono garanzia del credito e che fanno parte dei coefficienti patrimoniali delle banche. L’economia liberale prevede l’unione bancaria e le banche si reggono sul risparmio e sui patrimoni. Il mercato del lavoro deve essere flessibile con i contratti aziendali diversificati e orientati alla produttività. Le spese correnti vanno ridotte, quelle di investimento aumentate. Solo così si può avere più crescita e questa, a parità di debito, riduce il rapporto debito-pil. Tale politica economica monetaria necessita di un governo politico eletto democraticamente dal popolo italiano. Tali necessari provvedimenti di politica economica liberale, sinora impediti e stravolti, sono anni luce contrari al populismo dell’attuale governo Napolitano ter-Renzi e alle sue tassazioni illiberali.
di Francesca Romana Fantetti