mercoledì 15 ottobre 2014
Non volevo scomodare Pirandello, tanto meno paragonare la situazione politica e l'azione di Governo del nostro Paese al 'Caos' ma quello che si avverte quando appare in video Renzi o qualunque altro occasionale 'incipriato' avverto da un lato profondo disagio, disordine, casualità e caos e dall’altro percepisco disgregazione e frammentazione. La sensazione è quella di avere a che fare con dei 'Pupi' che dimostrano attraverso uno sgangherato lessico la decadenza di un Paese, il mio Paese, che manca di unità e di compattezza. Un Paese sfaldato e disgregato in tanti frammenti incoerenti mascherati da tante variabili in cui ognuno, troppo spesso, non si riconosce.
Questi 'figuranti di giornata' che tendono a deformare la realtà secondo la personale visione della politica, facendo sì che l'immagine cambi con la prospettiva che ci viene propinata che si mescola in un turbinio di ipocrisia, di falsa ideologia e di regole che gli attori della farsa politica si sono dati per trasmettere frammenti in una apparenza, dietro la quale tuttavia scorre inarrestabile la vita... Una specie di ritorno a Petrolini e alla sua scanzonata e disimpegnata 'tanto pe' cantà', come per dire "ma chi se ne importa". Il 'Caos', già il Kaos è il filo conduttore della politica di un governo e di una classe cosiddetta dirigente fondata sull'effimero concetto degli annunci e delle infruttuose segnalazioni per l’elezione dei componenti della Consulta, dei programmi di riforme strutturali statali e del vincoli europei cui dobbiamo sottostare per precedenti accordi e in particolare modo per evitare sforamenti finanziari che l’Europa non intende avallare.
Le affabulazioni renziane sono il proseguio di quel 'Kaos' di una politica che appare dubbia a partire dalle riforme tante volte promesse quanto mai realizzate, dalla politica economica, sempre asservita al potere di Berlino e dalla somma delle divisioni sia a destra che a sinistra che hanno affondato definitivamente il Paese. Inoltre, il contrasto di Renzi con i sindacati e con la minoranza del PD sul Jobs act hanno creato ancora maggior marasma tanto che la richiesta di avere le mani libere sulla legge delega al governo ha creato una spaccatura profonda a sinistra che ha fatto trovare alcuni suoi parlamentari nella condizione o di assentire o di votare contro. I dissidenti hanno dovuto votare a favore per un doppio motivo. Il primo li avrebbe costretti ad un atteggiamento contrario alla decisione politica del loro partito e con tutte le conseguenze che in caso contrario si sarebbero verificate.
Il secondo aspetto dello stesso motivo avrebbe di certo ingenerato un maggior consenso a favore di Renzi che sarebbe stato visto da molti cittadini elettori come un salvatore patriottico riecheggiante un odierno Masaniello. Il nostro Paese per molti versi non intende rinunciare a privilegi o ad elevate condizioni di vita sociale nati allorquando il nostro PIL viaggiava anno dopo anno oltre il 5 per cento annuale. Ma le condizioni di base in buona parte proiettabili anche in futuro immediato sono notevolmente cambiate perché cambiate sono le basi da cui sono si sono originate. Un tempo si esemplificava tale concetto dicendo che se una persona poteva a scelta indossare una delle camice che possedeva ciò poteva succedere se in qualche altra parte del pianeta qualcuno doveva camminare a dorso nudo.
Ora non è più così. Nelle economie dei paesi emergenti a dorso nudo non cammina più nessuno. In generale, oltre ad un paio di camice si cammina con un cellulare all’orecchio e un sito in internet. Per cambiare, oramai, cantare 'tanto pe'...' non serve a niente e quindi se si ha un malessere spirituale o economico, la melodia canora non fa passare il malessere. Ecco perchè in questa vita povera di realtà bisogna ricercare la nitidezza degli strumenti riflettenti capaci di mostrare l’altra direzione o almeno ammettere che con una forbice in mano e un cerchio nel mezzo di un foglio sono almeno due le possibilità che abbiamo per cominciare l'evoluzione.
Il mondo è cambiato e ne dobbiamo prendere atto prima che tale evidenza qualcuno non ce la sbatti in faccia.
di Beppe Cipolla