Polemiche sul costo di Giannini a Ballarò

venerdì 8 agosto 2014


La Rai fa male a se’ stessa. Le sue scelte sono indifendibili. Legate a logiche che pochi comprendono. Non le comprendono neppure gli stessi dipendenti. Persino il sindacato interno dei giornalisti che molto spesso ha agito di conserta con i piani alti di viale Mazzini. Un consociativismo che gli derivava dalla comune ideologia con i partiti del centrosinistra.

“ La chiamata di un giornalista esterno è uno schiaffo ai 1700 giornalisti interni” ha fatto sapere l’Usigrai dopo la notizia che la trasmissione Ballarò, vedova di Floris, sarà condotta dal 16 settembre nella ripresa autunnale dal vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini. A dire la novità non è una novità l’osmosi tra Raitre e Tg3 e il quotidiano fondato da Eugenio Scalari..

Ai tempi del direttore della Rete Angelo Guglielmi e di Telekabul di Sandro Curzi era naturale che i giornalisti fossero ospiti o esprimessero opinioni in tv sulla Rete amica, assegnata dal compromesso Agnes, portavoce di Ciriaco De Mita e Franco Tatò ,portavoce di Enrico Berlinguer. Lucia Annunziata prima di diventare direttora del Tg3 era l’inviata di punta del quotidiano scalfariano.

Questa volta però è diverso. Non solo perché sono passsati tanti anni e tutti ritengono superata la tripartizione ideologica-politica della Rai ma perché l’azienda di viale Mazzini in gravi difficoltà economiche e in crisi d’identità come servizio pubblico ha avviato, secondo gli orientamenti del direttore generale Luigi Subitosi, la strada della riforma che dovrebbe portarla a tagli e ridimensionamenti tali da consentirle di presentarsi all’appuntamento con il rinnovo della convenzione con lo Stato ( previsto per il 2016) con una veste nuova, con la quotazione in Borsa di Raiwai e il contributo di 150 milioni al Tesoro come voluto dal premier Renzi.

Il contratto a Massimo Gianni è uno strappo. Difficilmente digeribile nel vasto mondo di Saxa Rubra, da poco alle prese con il digitale. Il direttore della Terza Rete Andrea Vinello aveva molte possibilità per sostituire Giovanni Floris. Ha scelto la peggiore. Non perché il vicedirettore di repubblica non sia un personaggio televisivo ma per il messaggio che manda: una scelta di parte e costosa. E’ vero che Floris chiedeva un adeguamento di retribuzione ma se con lui erano stati sforati tutti i tetti non sembra che non lo siano anche con Gianni, 52 anni, che lascia un posto di prestigio nel quotidiano diretto a Ezio Mauro. L’ambizione va bene ma il contenuto economico del contratto è ragguardevole. Vinello non ha voluto parlarne trincerandosi dietro “ la riservatezza aziendale”. Non è d’accordo il sindacato dei giornalisti che chiede al direttore generale di fare chiarezza, in nome della trasparenza su quanto guadagnerà Giannini e per quanti anni. E dal momento che il problema esterni è stato sollevato l’Usigrai chiede di sapere quanti giornalisti esterni ( compresi i pensionati) sono contrattualizzati dalla Rai e quanto costano.

Con l’arrivo di Giannini sarà rinnovata in parte anche la squadra di Ballarò. Altri contratti e altri esterni. E’ sbagliato quando si tratta della Rai servizio pubblico parlare di “ regole di mercato” essendo in organico la bella cifra di 1700 giornalisti. Floris , Gerardo Greco, Preziosi e tanti altri vengono dalla scuola di giornalismo di Perugina. Possibile che non ci sono tra i nuovi arrivati ( un centinaio) elementi in grado di condurre una trasmissione come quella di Raitre che ottiene risultati di ascolto perché fortemente orientata e fidelizzata.


di Sergio Menicucci