venerdì 18 luglio 2014
Mi fa piacere trovarmi in compagnia (tra gli altri) di Antonio Martino, Giuseppe Moles, Cristina Missiroli, Arturo Diaconale, Adriano Teso, Raimondo Cubeddu, Francesco Perfetti e Carlo Pelanda, tra i primi firmatari dell’appello “Rivolta l’Italia”. Per un centrodestra che “deve tornare ad essere un’Idea e non una Parte, un progetto nazionale che unisca tutti”. Un centrodestra “inclusivo, unito, aperto, competitivo, innovativo e capace di confronto”. Per costruire “un’Italia più libera e meno statalista, più spazio per le libere scelte personali, meno fisco, meno burocrazia, meno divieti, meno restrizioni e meno sprechi”.
Qui è possibile firmare l’appello.
Ecco il testo completo:
Noi crediamo in una cosa sopra tutte le altre: la Libertà.
Noi siamo: Conservatori, quando si tratta di difendere libertà già acquisite.
Radicali, quando si tratta di conquistare spazi di libertà ancora negati.
Reazionari, per recuperare libertà che sono andate smarrite.
Rivoluzionari, quando la conquista della libertà non lascia spazio ad altrettante alternative.
Progressisti, sempre, perché senza libertà non c’è progresso. Il centrodestra è l’idea a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione contro l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica.
Il centrodestra deve tornare a essere un’idea e non una parte, un progetto nazionale che unisca tutti: un centrodestra inclusivo, unito, aperto, competitivo, innovativo e capace di confronto. Il popolo di centrodestra attende una nuova offerta, ma non si aspetta un’offerta moderata, non vuole che l’esistente sia gestito, ma che sia cambiato: un’Italia più libera e meno statalista, più spazio per le libere scelte personali, meno fisco, meno burocrazia, meno divieti, meno restrizioni e meno sprechi.
Questa è una chiamata alle armi, è un appello a chi ha combattuto, in questi vent'anni, per realizzare un sogno e chi ha voglia di farlo per gli anni a venire, per realizzarlo finalmente. Vogliamo smuovere le coscienze dei dispersi e degli orfani di un centrodestra riformatore e progressista, di chi si sta avvicinando alla politica ritenendola strumento di libertà, di chi se ne è allontanato perché oppresso da uno Stato invasivo e una politica distante ed egoista.
Ci rivolgiamo a chi ha sempre condiviso queste idee, a chi c’era nel 1994, a quelli che se ne sono andati, a quelli che avrebbero voluto esserci ma erano troppo giovani o non erano ancora nati, a quanti vorrebbero tornare alla purezza degli inizi, a chi non è più andato a votare, e a chi non c’è ancora mai andato, ai delusi che non hanno perso la speranza, a tutti quelli che sono disposti a ricominciare da capo.
La “rivoluzione liberale” non può andare perduta. Ripartiamo da ieri per costruire domani. “Rivoltiamo l’Italia”.
di Andrea Mancia