La Mogherini ha perso l’aereo… per Tripoli

giovedì 17 luglio 2014


Questa Unione Europea non finisce mai di stupire. L’ultima idiozia viene dagli ambienti vicini al neo eletto presidente della Commissione, Jean Claude Juncker. Secondo quanto riferiscono i ben informati, la candidatura della italiana Mogherini alla poltrona di Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue sarebbe osteggiata dal veto di almeno 11 Paesi membri, per lo più dell’area nord-orientale. Motivo? La propensione filorussa della nostra ministra. Che sciocchezza! Siamo ai confini della realtà se si pretende di silurare la pupilla renziana servendosi dell’accusa di simpatie moscovite.

La verità è che la giovane ministra ha rappresentato plasticamente la difficoltà, tutta italiana, nel doversi barcamenare tra il rispetto della volontà di un’Unione germanizzata nell’inasprire lo scontro con la Federazione russa e la necessità di tutelare gli interessi nazionali i quali traggono dai rapporti di parteneriato con quel sistema produttivo grandi benefici economici. È bene dunque che i Paesi del Nord-Est si diano una calmata. In particolare la Polonia e le repubbliche baltiche, che vorrebbero trascinarci in un regolamento di conti con i vicini russi alla maniera delle gang di latinos che si prendono a pistolettate per le strade di Milano. È comprensibile che loro siano ancora incavolati con Mosca per i troppi anni di dittatura comunista che hanno dovuto subire in nome delle ragioni della “guerra fredda”. Tuttavia, non è rialzando vecchi steccati che si risolve il problema della coesistenza in un tempo storico nel quale le frontiere sono state azzerate dalla mondializzazione del mercato.

E, visto che siamo in argomento, è opportuno ricordare ai nostri amici di Varsavia, di Vilnius, di Tallinn e di Riga che se si sono rimessi in piedi dopo gli anni bui della cortina di ferro lo hanno fatto grazie al tanto denaro elargito dalla Ue, che è anche denaro italiano. La loro modernizzazione è stata pagata con i nostri soldi. Non ce ne pentiamo però ora facciano il piacere di fare un passo indietro perché, sia chiaro, la guerra alla Russia per appagare i loro sentimenti di vendetta noi non l’andiamo a fare. E si diano una regolata anche le mezze maniche di Bruxelles, che stanno dietro al malcotento degli Stati del Nord-Est per la candidatura italiana. A loro non è andata giù la presa di posizione della Mogherini la quale, nel suo primo viaggio ufficiale del semestre di presidenza italiana della Ue, è andata fino a Mosca a dire a Putin che il gasdotto “South Stream” si farà.

L’Italia ha bisogno di quel gas per mantenere in linea l’offerta rispetto alla domanda energetica espressa dal nostro sistema industriale e sociale. Se ci tengono tanto a fare un dispetto ai russi allora convincano i tedeschi a smantellare le pipelines del North Stream, già perfettamente funzionanti che inondano di fiumi di prezioso materiale energetico russo i depositi di stoccaggio della Germania. Vi sarebbero mille e più motivi per non volere la Mogherini al vertice della non-politica estera della Ue, ma accusarla di essere filorussa è una castroneria bella e buona. Avrebbero potuto sostenere: “Non la vogliamo perché riesce a stare sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato”. Noi italiani saremmo stati messi al tappeto di fronte a una simile contestazione. Avremmo dovuto ammettere la fondatezza dell’accusa. Già! La nostra affabile ministra è davvero incredibile. Volete l’ultima? Che diamine ci fa in questo momento in Palestina, per di più dopo essere stata anticipata da una visita, non si sa quanto opportuna, del ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier? Si dirà: è andata a mediare tra Israele e Hamas una soluzione pacifica che ponga fine allo scontro bellico. Posto che, in questo momento, la situazione è talmente delicata che financo gli americani e i russi si sono tenuti alla larga da quelle zone, su quali presupposti la nostra audace ministra pensa di contribuire alla soluzione? Ma come? C’è la Libia che sta andando in fiamme. La situazione a Tripoli è fuori controllo. Le milizie jihadiste hanno distrutto quasi tutta la flotta area del Paese. Abbiamo ancora due connazionali prigionieri nelle mani di quei criminali. Tanti sono i residenti con passaporto italiano che corrono seri pericoli. Il flusso dei clandestini che parte dalle coste libiche è incessante. L’Eni non sa più che pesci prendere per continuare a pompare petrolio da quelle terre. Altro che barili, siamo alle taniche giornaliere. Il nuovo Parlamento, appena eletto, non è stato ancora insediato. La situazione è sull’orlo della catastrofe, al punto che sono le poche autorità ancora circolanti per Tripoli a chiedere l’intervento armato della comunità internazionale. L’Onu ha fatto armi e bagagli è ha lasciato il Paese.

Eppure, in questo scenario apocalittico dalla nostra Mogherini neanche una parola. Un fiato. Un sibilo. Che fa l’Italia? Le nostre truppe dovrebbero essere paracadutate in quelle zone al più presto possibile per rimettere ordine. La Libia resta affare nostro perché il suo destino si riflette direttamente sulle vite degli italiani. Invece, aspettiamo che siano gli altri a toglierci le castagne dal fuoco, poi ci lamentiamo che non contiamo più niente. Ma se abbiamo un ministro degli Esteri che, giunta in aeroporto, si imbarca sul volo sbagliato, come pretendiamo di rialzare la testa?


di Cristofaro Sola