venerdì 11 luglio 2014
Credevate che fossero solo i fulmini a folgorarvi? Nossignore, anche le lontane stelle dell’Orsa hanno questo potere. Soprattutto se in numero dispari, e pari, a… Cinque! Lo sa bene Matteo Renzi che, memore della prima diretta streaming - con Grillo come mattatore - ha giocato con quelle stesse armi, pretendendo risposte scritte a dieci domande del Partito democratico sulla nuova legge elettorale (tra parentesi: un vero pastrocchio all’italiana, affinché vinca l’imponderabile). Tra i punti fondamentali (ancora precari e provvisori) si segnalano: un premio elettorale non superiore al 15 per cento; l’eliminazione delle preferenze; piccoli collegi, ma non uninominali.
Non sia mai detto che il rigore delle definizioni possa essere d’intralcio ai più funamboleschi compromessi. Così, tra non molto, a furia di spallate, grida manzoniane, faide, complotti e trahison des clercs (tradimento degli intellettuali) vedrà la luce un Frankenstein di riforma costituzionale, in cui un Senato, composto da amministratori locali - sindaci e consiglieri regionali, con le stesse immunità parlamentari dei deputati - andrà a fare la parte del leone (stando all’ultimo emendamento Finocchiaro-Calderoli) sul bilancio dello Stato, in modo da dare alle Regioni ‘sprecone’ ancora più poteri di spesa.
Devo confessare, tuttavia, che il rapporto Pd-Grillo supera anche le opere più sublimi della commedia dell’arte, con il secondo che continua a dare dell’ebetino (Rivera, il calciatore, era, invece soprannominato l’Abatino) al suo collega Renzi, per poi riconoscerne la legittimazione popolare, in quanto il fiorentino ha preso una cosetta da nulla, come decine di milioni di consensi alle ultime elezioni europee. Come si fa a trovare un compromesso, laddove i grillini predicano il ritorno alle preferenze e il proporzionale, mentre la maggioranza trasversale bianco-rosa (Pd, Forza Italia) vuole il mantenimento dell’attuale mandarinato sulle liste bloccate nazionali, decise dai rispettivi padri-padroni di partito?
Quello che meraviglia, in realtà, è come Renzi e Berlusconi non si rendano conto che solo un sistema uninominale “secco”, con piccoli collegi (dove vincono i più titolati e stimati dei candidati proposti dai partiti) avrebbe rappresentato la vera arma finale, contro il velleitarismo grillino della “democrazia della Rete”. Ci si chiede, poi, quanto sia veramente affidabile e democratico conferire a poco più di 30mila indirizzi Ip – ossia gli iscritti ufficiali, via web, al M5S - in base alle così dette parlamentarie, la scelta dei candidati da inserire nelle liste bloccate, sancite dall’incostituzionale “Porcellum”. Con il bel risultato che sono stati eletti deputati e senatori candidati che avevano ricevuto qualche centinaio di preferenze, orientate in base a videomessaggi di autopresentazione.
Però, ciò che davvero mi ha provocato un senso irrefrenabile di disagio, è stato il discorso a braccio (vuoto e retorico) che Renzi, neo presidente di turno dell’Unione europea, ha tenuto all’assemblea di Strasburgo, affidando agli atti un testo scritto, che non è stato mai inserito su Internet. Parlare di un’Europa stanca e rassegnata, che mostra ai cittadini il volto della noia mentre deve ritrovare la sua anima, non significa voler dare lezioni a qualcuno, Germania in testa?
Al contrario, l’Italia è tenuta, prima di ogni altro, a dare prova di serietà facendo, e non solo promettendo di fare, le riforme vere che la riguardano. Per ora, gli ultimi tre Governi (Monti, Letta e Renzi) hanno scelto di far salire ulteriormente la pressione fiscale, senza affrontare e sconfiggere uno solo dei mali che impediscono all’Italia di risorgere dal punto di vista economico.
A Strasburgo, sul piano della politica internazionale, Renzi ha affrontato con superficialità la questione israelo-palestinese, senza addentrarsi, come avrebbe dovuto fare, sulle responsabilità di Hamas e sulla sfida mortale che ci pone il fondamentalismo islamico sunnita, che devasta Iraq, Libia e Siria (dove nei territori conquistati dall’Isis è stato proclamato il nuovo Califfato), né sulle stragi di cristiani, che riguardano sia l’Africa mediterranea e quella continentale. Vi siete resi minimamente conto di ciò che sta per accadere nella polveriera mediorientale, con la pioggia di razzi su Israele? Vi siete chiesti chi, come e perché finanzia la guerriglia armata di Hamas con miliardi di dollari? Per impedire che cosa? Che la pace, per dire, abbatta il prezzo del petrolio, una volta che le forniture siano divenute abbondanti, come accadeva negli anni Sessanta del secolo scorso? Hanno nulla da dire, in proposito, le monarchie petrolifere e gli altri Stati fondamentalisti del Golfo Persico? E le Sette Sorelle?
Renzi le ha viste, come le ho viste io, quelle immagini dei carristi iracheni dell’esercito regolare, addestrato e finanziato dagli Usa, che si arrendono senza sparare un solo colpo ai fondamentalisti dell’Isis, armati di fucili obsoleti? Già, perché se si fosse soffermato come me, avrebbe preso nota della forza dei fondamentalisti, che non danno nessun valore alla vita umana: se quei soldati avessero reagito, utilizzando le armi supermoderne - di fabbricazione americana - di cui disponevano, i loro familiari avrebbero rischiato ritorsioni mortali. Infatti, i fondamentalisti uccidono con la stessa facilità con cui noi occidentali usiamo il perdono cristiano.
Perché Renzi non ha proposto l’unica forma di Europa che potrebbe contare davvero, ovvero quella che deve, un giorno non lontano, poter mettere a fattor comune le risorse investite dai singoli Stati per armamenti, esercito, ricerca fondamentale, giustizia, immigrazione, università e cultura? Che cosa cambia ai destini di un’Italia che non vuole cambiare, e che lascia sopravvivere uno Stato che si regge grazie a un livello mortale di tassazione su imprese e famiglie, indegno di un Occidente moderno?
Presidente Renzi, sa quale sarebbe stata l’unica cosa sensata da fare? Proporre la nomina di Angela Merkel a Commissario straordinario per l’Italia.
di Maurizio Bonanni