Riforma del Senato, l’attesa febbrile

martedì 8 luglio 2014


L’abbraccio mortale è ormai cosa fatta, essendosi consumato tra le mura domestiche dell’ex Cavaliere, nonostante gli avvertimenti di Renato Brunetta e Augusto Minzolini che non vorrebbero avallare l’ennesima “porcata” in tema di riforma del Senato; ma “pacta sunt servanda”, ragion per la quale, succeda quel che succeda, non si può tradire il “pifferaio fiorentino”. Ma vorrei ricordare che l’uso del brocardo latino tanto caro agli americani ed ai sovietici fece irritare Winston Churchill che, a guerra finita, voleva invadere la Russia stremata salvando dalla dittatura più feroce intere popolazioni, che a tutt’oggi, nonostante la caduta del muro di Berlino, non hanno pace. Dinanzi al diniego americano, il grande Churchill pronunciò, rivolgendosi a colui che rappresentava gli Stati Uniti d’America, a fronte del brocardo latino richiamato, la parola “idiots”.

Lungi da me pensare che Silvio Berlusconi e la sua famiglia possano essere paragonati agli americani dell’epoca, ma sorge legittimo il sospetto che la pendenza dei processi in corso contro Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, che rischiano una condanna per frode fiscale, possa aver condizionato il capo storico di Forza Italia ad assumere il tanto usato ed abusato “senso di responsabilità” per ammorbidire in qualche modo, attraverso il patto del Nazareno, la linea vendicativa ed oltranzista del Pd, manifestata ad alta voce l’altro giorno dal redivivo Pier Luigi Bersani, che ha dichiarato: “Nessun accordo con Forza Italia, ma solo con il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo”.

Vedremo mercoledì cosa succederà in Senato, ma mi chiedo, se mio zio Ernesto, come tantissimi italiani che sacrificarono la loro vita durante la prima guerra mondiale nel tentativo di difendere l’Italia dai nemici dell’epoca con gesta patriottiche che nulla hanno a che vedere con la vergognosa guerra di liberazione della sciagurata seconda guerra mondiale, possano essere ricordati a Monfalcone, a Re di Puglia, ed in quei territori che grondano ancora di sangue, pur non appartenendo più alla madre Patria, dall’attuale Presidente della Repubblica, la cui storia è più vicina all’Unione Sovietica che all’Italia, e non penso che i sopravvissuti, ahimè pochissimi, siano stati contenti di averlo incontrato. In ogni caso, i miei genitori, quando erano in vita, non perdevano occasione per ricordarmi che il trascorrere del tempo spesso cambia le persone.

Avendo il novantenne re Giorgio ricordato quegli atti di straordinario eroismo in qualità di capo dello Stato, penso e mi auguro abbia dimenticato i suoi trascorsi, e mi auguro che non usi più la parola Patria, a lui ignota per tantissimo tempo. Comunque, nell’occasione lui e Renzi hanno dimenticato i due marò che, abbandonati al loro destino, lanciano l’ennesimo grido di dolore, per l’inerzia di uno Stato che rimane in attesa delle decisioni di uno Stato tribale, senza reclamare a gran voce la restituzione dei suoi due figli, la cui unica colpa è quella di vestire una divisa che con orgoglio difendono e di aver fatto il loro dovere al servizio dell’Italia che, ahimè non è quella del 1915/18, ma un Paese prostrato ai “diktat” altrui, provenienti vuoi dall’Europa vuoi da qualsivoglia Paese del mondo!


di Titta Sgromo