martedì 8 luglio 2014
Sul destino delle Regioni, Matteo Renzi farebbe bene ad ascoltare Stefano Caldoro. Sulla riforma delle Regioni, sul loro ruolo e la loro estensione si discute nel nostro Paese da oltre vent’anni, almeno a partire dal tanto citato studio della Fondazione Agnelli, che risale al 1993. La questione è stata posta in momenti diversi e noi stessi abbiamo più volte sollevato il problema, ma ogni volta il dibattito che si è sviluppato non si è mai tradotto in una concreta azione riformatrice. Adesso, però, il tema è stato posto da un autorevole esponente politico qual è il presidente della Campania, Stefano Caldoro.
Nell’intervista rilasciata venerdì scorso a “La Stampa”, Caldoro propone una modifica dell’articolo 131 della Costituzione per sciogliere l’anacronistica frammentazione in venti Regioni (ricordiamo che, rispetto all’Italia, la Germania, con un territorio superiore di un terzo, ha 16 Lander) ed istituire macroregioni che devono essere ricondotte alla loro funzione originaria di “enti di programmazione e pianificazione territoriale [...] e facciano da regolatori dei diritti territoriali, con bilanci leggeri”. E noi aggiungiamo che è necessario superare anche l’articolo 116 della Costituzione che istituisce le Regioni a Statuto speciale. Caldoro interviene nel momento giusto, perché è in questa legislatura all’ordine del giorno l’istituzione della Camera delle Autonomie e la riforma del Titolo V della Costituzione.
Sarebbe un grave errore politico, che peserebbe negativamente sul futuro del Paese, far cadere nel vuoto questa proposta di Caldoro, che ha potuto maturare anche attraverso l’esperienza di quattro anni di buon governo in una delle regioni più complesse e problematiche d’Italia. Il centrodestra tutto, ma in particolare Forza Italia che di questo disarticolato schieramento è ancora il partito più rappresentativo, in uno scenario dove sembra che sia il solo Renzi ad avere una spinta riformatrice, dovrebbe intestarsi questa modifica costituzionale indispensabile a razionalizzare e modernizzare la nostra architettura istituzionale.
Anche la parte migliore della Lega Nord, se non si fa trascinare dalla demagogia separatista ed ha effettivamente l’interesse di rilanciare l’economia dell’Italia settentrionale, dovrebbe condividere la proposta di Caldoro per sanare il danno di un sistema regionale che si sovrappone allo Stato e che produce gravi diseconomie. Infine, Renzi sia coerente con la sua fama di rottamatore. Sappiamo che nel Partito Democratico egli è premuto in senso contrario dal partito degli sprechi e delle clientele regionali, ma, se non vuole smentire se stesso, non si faccia condizionare da chi è portatore di interessi che hanno contribuito pesantemente a rovinare l’Italia. Aderisca alla proposta di Stefano Caldoro e non esiti a rottamare le attuali venti Regioni.
di Pier Ernesto Irmici