Il Mediterraneo che non conosciamo

mercoledì 2 luglio 2014


Seduto sui gradoni della “Porta del Mare” di El Jadida penso a quanti, vinti e vincitori, sono passati attraverso quel varco. Penso quante gioie e quante sofferenze possano raccontare quelle pietre. Percepisco i lamenti dei prigionieri e le imprecazioni degli sconfitti obbligati a lasciare Mazagan, questo era il nome del vecchio forte portoghese, sento ancora i sussurri degli amanti e di coloro che, per qualunque motivo, da quella porta sono entrati o usciti. Per carità, non pensate che sia Ulisse che cerca di udire il canto delle Sirene, né l’Orlando dell’Ariosto. La porta e il mare, l’Oceano Atlantico che si apre davanti a miei occhi, genera però nella mia mente un turbinio di pensieri e di emozioni ma nello stesso tempo vengo inondato da una “pace” interiore che travalica le miserie umane e mi proietta verso la verità che trascende l’esperienza dei sensi.

Insieme a me sui gradoni siede anche Abdelkabir, il vecchio custode della cisterna portoghese, un uomo minuto, eloquente, profondo, saggio, che leggendo sul mio viso i segni dei miei pensieri mi dice in arabo: “Egli è Colui che ha fatto scendere la pace nel cuore dei credenti, affinché possano accrescere la loro fede: appartengono ad Allah le armate dei cieli e della terra, Allah è sapiente e saggio”.

Mi traducono quello che Abdelkabir ha appena detto, e dico: “Cosa?”. Come avrà fatto quell’uomo a leggere sul mio viso le mie preoccupazioni e i miei desideri? Arcano della sapienza, anche perché non mi permetto mai di parlare di religione, in nome di quel rispetto “confessionale” che nutro nei confronti dei miei interlocutori. Facciamo un passo indietro. L’occasione è venuta da una visita politica in Marocco con una delegazione italiana guidata da Souad Sbai, che nel corso dell’incontro a Rabat con il presidente del maggior partito d’opposizione, Istiqlal, Hamid Chabat ha sottolineato l’importanza di una reale cooperazione tra l’Italia e il Marocco per analizzare e scambiare delle opinione sui problemi dell’immigrazione. Inoltre, si è discusso della necessità di creare maggiori condizioni di integrazione e interazione sociale e culturale per la comunità marocchina residente in Italia.

Ad accompagnarci ad El Jadida è Salima Ziani, una donna di grande spessore umano e politico (consigliere comunale di Casablanca) con la quale Souad Sbai ha affrontato il problema dell’analfabetismo e dell’emancipazione femminile della comunità residente in Italia. El Jadida, un nome a tanti italiani sconosciuto, quindi ignorato. Una città splendida che a prima vista appare come una delle tante città bianche che si affacciano nel nostro Mediterraneo. La strada che da Casablanca declina dolcemente verso il sud è il felice specchio del paesaggio della campagna iblea. Muri a secco, grandi e piccole masserie, animali liberi di pascolare non disturbati affatto dal correre del “Marrakech Express”, il treno verde che da Casablanca corre verso i monti dell’Atlante, mancano solo gli alberi di carrubo, poi ti pare di essere lungo una delle tante strade che da Ragusa declinano dolcemente verso il mio mare africano.

Ad El Jadida ci accoglie Aziz Eddoubi, direttore della Camera di Commercio dell’Industria e dei servizi. Un distinto e atletico signore ansioso di farci conoscere le bellezze e le potenzialità economiche e turistiche della sua città che con la sua dialettica degna di un narratore in meno di trenta minuti ci racconta la storia del posto attraverso le gesta che da Giugurta portano a re Mohammed VI. Il biglietto da visita è interessante: El Jadida è una città straordinaria dichiarata dall’Unesco, nel 2004, patrimonio dell’umanità. Fu conquistata nel 1502 dai portoghesi, che ne fecero una città fortificata e la tennero fino al 1769, anno in cui venne riconquistata dal sultano Muhammad III. Inizialmente dotata di cinque bastioni, oggi ne rimangono solo quattro: tra questi il bastione dell’Angelo, da cui si gode una splendida vista sulla città e il bastione San Sebastiano che conserva un’inquietante cappella dell’Inquisizione. Il colpo d’occhio è fantastico e le splendide spiagge intorno alla città sono imperdibili tanto da generare nel turista un misto di relax e “dolce vita”.

Lungo la via principale della Medina è d’obbligo una sosta alla “Cisterna portoghese” (nella foto), costruita nel 1514, originariamente una sala d’armi, prima di essere adibita a riserva idrica. Su una pianta quadrata di 34 metri di lato, la sala allinea 6 navate le cui volte poggiano su 25 colonne e pilastri. La luce del giorno, filtrando dal largo oculus della campata centrale, si riflette sull’acqua della cisterna e produce un sorprendente effetto specchio cosicché la volta e il pavimento sembrano l’uno l’inizio e la fine dell’altro. Un gioco che immerge il luogo in una strana atmosfera. Magia? No, realtà a tre ore d’aereo dall’Italia!

L’economia di questo lembo d’Africa? Una buona occasione per fare affari. Oltre al turismo, la cantieristica navale assume nel suo complesso un’importanza naturale per lo sviluppo economico della città rivierasca. Altro fiore all’occhiello è quello della pesca marittima, in particolare la pesca delle sardine, che occupa gran parte dell’attività portuale. Una parte del settore cantieristico dedicato allo sport nautico e alla navigazione di lusso, negli ultimi anni ha sviluppato una florida crescita con una mutazione commerciale ancora più forte, che volge sempre più verso lo sviluppo grazie ad un maggior sforzo finanziario da parte del governo per la costruzione di centri nautici e stazioni balneari. L’obiettivo principale è rivolto a fornire linfa vitale al turismo. Grazie anche al pieno regime raggiunto dal Plan Azur, che prevede un investimento globale di 46 miliardi di Dirham (circa 4 miliardi di euro) e la costruzione di sei nuovi poli turistici a Mogador (Essaouira), Lixus (Larache), Mazagan (El Jadida), Saïdia, Taghazout, e Plage Blanche (Guélmim).

Che dire poi del più grande giacimento di petrolio in Africa, che è stato scoperto nel bacino di Mazagan, al largo della costa di El Jadida? Appunto, che dire? Soltanto che contiene circa 30 miliardi di barili di greggio, il che lo rendono il più grande giacimento scoperto in Africa fino ad oggi. Un altro sapiente vantaggio per investire entro il 2020 in energie rinnovabili. Prendere esempio? No, niente consigli interessati potrei essere tacciato per anti-italiano. Infine il “Mazagan beach e golf resort”. Un posto? No, non è un posto qualunque, meglio dire il posto per una vacanza da vivere al top: cinquecento camere, dodici ristoranti e bar, un casinò, una bella piscina e un centro benessere veramente notevole. La ristorazione è la punta di diamante di questo resort: lo guida uno chef italiano con molteplici esperienze all’estero, dall’Australia alla Tailandia, a Dubai ed ora al Mazagan. Il cibo nei vari ristoranti spazia dal tipico marocchino, al libanese, al francese all’italiano. Poi vi è il caratteristico Chiringuito uno speciale ristorante sulla spiaggia in riva al mare, gestito da Paco un ristoratore particolare con baffi arricciati all’insù, una sorta di Picasso culinario. A capo della récréation et loisirs un altro italiano, un pugliese giovane e molto energico.

Rifletto: veramente “nessuno è profeta in Patria”. L’atmosfera magrebina e i servizi d’intrattenimento, dal golf ai kart, tiro con arco, palestra, tennis... di tutto di più. Una vacanza al Mazagan è tempo ben speso e rilassante! Infine, bisogna fare una riflessione: tutto questo è sicuramente il frutto di una formula commerciale e d’investimento inserita in un terreno fertile, aperto al dinamismo d’impresa. Investire in Marocco, oggi, è volontà di un Paese aperto al nuovo, al produttivo positivo e creativo attraverso degli incentivi che stimolano la volontà del fare impresa. Il successo di un settore dipende dalla capacità di rinnovarsi e di guadagnare terreno grazie al “romanzo di pensare”. Bisogna farsi trovare pronti con concentrazione per affrontare nuove sfide per una nuova economia che nasce dal bisogno di creatività e guida a raggiungere i desideri dell’imprenditorialità.


di Beppe Cipolla