sabato 28 giugno 2014
Peccato che Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella non abbiano voluto completare il lavoro e indagare nelle tante caste italiane. Avrebbero trovato pane per i loro denti guardando nelle pieghe di quella dei magistrati. Non solo per il trattamento economico ed i diversi privilegi che sono almeno pari a quelli dei deputati, ma soprattutto per la continua invocazione all’indipendenza del potere giudiziario, sfociata nell’autogoverno, nella mancanza di poteri esterni di controllo e nella sostanziale impunibilità.
Non mi ricordo chi l’ha detto ma a memoria mi pare Massimo D’Alema, “i magistrati hanno ragione su Berlusconi e Berlusconi ha ragione sui magistrati”. Io la condivido in toto. Anzi, personalmente ho più volte rimarcato che noi socialisti siamo gli unici a combattere entrambi i conflitti d’interesse, quello di Silvio Berlusconi, tra potere politico e potere dell’informazione, e quello dei magistrati, tra potere giudiziario e potere politico. La destra ha visto solo il conflitto dei magistrati, la sinistra solo quello di Berlusconi. Ma nessuna delle due ha neanche eliminato il conflitto di segno opposto. Anzi, è capitato (e forse sta capitando ancora) che sinistra e destra abbiano trovato accordi per conservarli entrambi. Quasi a giustificare di contenuto l’anomalo bipolarismo italiano.
Quando la sinistra ha governato non ha approvato leggi per eliminare il conflitto di Berlusconi, quando la destra ha governato non ha approvato leggi per eliminare il conflitto dei magistrati. Oggi si sta muovendo qualcosa, e ancora assistiamo alla reazione della casta dei magistrati, mentre l’accordo Br (parola che riporta alla mente una stagione ben precisa) pare possa preludere ad una sorta di indulto che libererebbe Berlusconi dal peso delle sue condanne. Vedremo. Restiamo al primo tema.
È bastato che il Governo approvasse nuove norme per l’entrata in regime pensionistico dei magistrati che è scoppiato il finimondo. Quella dei magistrati è l’unica categoria che minaccia scioperi per andare in pensione più tardi. Gli strali dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) sono sempre gli stessi. Tutto quello che tocca i togati è un attentato alla loro indipendenza e alla Costituzione. Allo stesso modo hanno reagito dopo l’abbassamento a 240mila euro del massimo di stipendio per i dipendenti pubblici. Anche questo è stato giudicato un attentato alla loro indipendenza. Ma se sono così gelosi di questo principio, perché gli stipendi massimi non se li sono tagliati da soli?
Poi la votazione sulla responsabilità civile approvata alla Camera. Ancora tuoni sulla indipendenza scalfita. Si ha la netta sensazione che la casta dei magistrati, della quale l’Anm è diretta espressione, voglia un Parlamento che sulla giustizia sia supino al volere, per appunto, della casta.
di Vito Troiano