giovedì 19 giugno 2014
L’ammiraglio Falco Accame non abbandona la vertenza dei marò Girone e Latorre, quindi scrive ai ministeri della Difesa, degli Affari esteri e dei Trasporti e Infrastrutture. Quindi presentata istanza di accesso agli atti in merito alle “Regole di Ingaggio ex decreto legge 107/2011 e s.m.i. (Roe)”. Accame presiede l’Associazione “Anavafaf” nonché il “Comitato Seagull” per la sicurezza in mare e i diritti dei naviganti.
“Il 12 luglio 2011 veniva pubblicato nella gazzetta ufficiale n.160 - spiega Accame - il Decreto Legge n. 107/2011 modificato dalla legge 130/2011 e da s.m.i. prevede all’articolo 5 comma 1: “… omissis protezione delle navi battenti bandiera italiana in transito negli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria individuati con decreto del ministro della Difesa, sentiti il ministro degli Affari esteri e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti… omissis…”. E al comma 2 – continua Accame – “omissis…il personale militare componente i nuclei di cui al comma 1 opera in conformità alle direttive e alle regole di ingaggio emanate dal ministero della Difesa… omissis…”.
“Il 15 febbraio 2012 i Nuclei Militari di Protezione imbarcati sulla petroliera “Enrica Lexie” operavano in conformità alle direttive e alle regole d’ingaggio di cui al predetto comma 2 dell’articolo 5. È stato da me preso in debita e rilevante considerazione lo studio pubblicato il 22 novembre 2013 dal Capitano di Fregata Diego Abbo su internet in merito all’incidente inerente il peschereccio St. Anthony in cui perdevano disgraziatamente la vita due pescatori indiani. Il 2 giugno nella videoconferenza Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno dichiarato di avere obbedito agli ordini emanati in ossequio alle predette Regole di ingaggio e direttive”. Quindi Accame chiede, ai sensi della legge 241/90 (e successive modifiche e integrazione) di poter accedere agli atti. Ovvero? “Le direttive e le regole di ingaggio stabilite dal precedente articolo 5 “ulteriori misure di contrasto alla pirateria” – spiega l’ammiraglio – corredate dei pareri del ministero degli Affari esteri (contenente la eventuale segnalazione dei limiti dello spazio marittimo internazionale in cui venivano applicate le norme antipirateria) e del ministero dei Trasporti e Infrastrutture come previsti per legge. L’eventuale documento che integrasse il documento di valutazione dei rischi della Enrica Lexie – continua Accame – di cui al d. lgs n. 81 del 9/4/2008 e s.m.i. (Testo Unico di Sicurezza sul lavoro) e del Dpr n. 90 del 15 marzo 2010 e s.m.i. (Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare, a norma dell’articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246); per la parte che contiene la valutazione dei rischi derivati dall’applicazione delle predette Regole di ingaggio e direttive in relazione all'imbarco dei nuclei militari di protezione (Nmp)”.
“Quindi lo Ship Security Plan (SSP) della Enrica Lexie - precisa Accame - previsto dall’Isps Code (International Ship Port Security Code promulgato dall’Imo e recepito da normativa nazionale), per la parte che riguarda la valutazione dei rischi attinenti alla sicurezza marittima ai sensi dell’articolo 6 del decreto 963/2011 del Comando generale delle Capitanerie di Porto a titolo “Decreto di disciplina delle procedure tecniche amministrative afferenti la materia della sicurezza della navigazione (Safety) e la sicurezza marittima (Maritime Security) in relazione alle misure urgenti antipirateria”.
Girone e Latorre hanno quindi obbedito a ordini, e l’atto ispettivo intende fare piena luce sul rimpallo di responsabilità (specialità italiana): su chi, per catena gerarchica, ha comandato d’aprire il fuoco sul barchino.
di Redazione