mercoledì 11 giugno 2014
La borghesia italiana, sia alta che media, non esiste più e la dimostrazione di tale assunto la si trova nell’astensionismo ogni qual volta la gente è chiamata a votare.
I ballottaggi di domenica scorsa dimostrano solo un fatto incontestabile: la gente che appartiene o apparteneva a quel ceto non crede più alla politica che purtroppo, ogni giorno che passa, dimostra di essere marcia in quanto i suoi esponenti sono protagonisti di scandali che consentono alla magistratura di trasformarsi in potere attraverso l’applicazione delle norme emesse e promulgate per punire i responsabili dei cosiddetti reati propri.
La corruzione a tutti i livelli la fa da padrone, e siamo costretti spesso e volentieri ad accettare che il sindaco di Venezia o l’ex Presidente della Regione Veneto possano essere destinatari di finanziamenti elettorali o di consulenze milionarie, per favorire appalti che si sa quando iniziano ma non quando finiscono. Per non parlare dei protagonisti dell’Expo, appartenenti a tutte le aree politiche, che con le loro malefatte potrebbero mettere in crisi un evento salvifico per l’economia italiana. Ecco perché quella borghesia, composta da imprenditori audaci ma seri, da professionisti straordinari, da artigiani eccelsi e da dirigenti splendidi del settore pubblico, si rifugia nell’astensionismo, non avendo più la possibilità di scelta tra i mestieranti della politica - che hanno come unico obiettivo l’arricchimento personale - e quelle persone che hanno a cuore le sorti del Paese, che però non hanno quella visibilità che dovrebbero avere.
Gli alti burocrati che percepiscono dallo Stato emolumenti altissimi quanto non meritati, o quei manager sempre delle imprese con partecipazione statale, o i manager del settore bancario, che, pur rendendosi protagonisti di bilanci disastrosi, non solo percepiscono una liquidazione di diversi milioni di euro, ma allontanati dalle banche che hanno danneggiato vengono nominati presidenti di un istituto bancario, vedi il Monte dei Paschi di Siena, distrutto da ruberie e scandali. Questi signori non rappresentano l’alta borghesia di un tempo, ma sono i nuovi ricchi che mai nessuno toccherà in quanto rappresentano l’ossatura dei cosiddetti poteri forti. La borghesia, quella sana, si è ritirata in se stessa e non ha più punti di riferimento, mentre la gente comune soffre in silenzio accontentandosi della mancia degli ottanta euro e delle promesse di un giovane che riesce in qualche modo a scuotere la politica facendo piazza pulita degli apparati di partito. Livorno e Perugia sono la dimostrazione, la più evidente, di ciò che il popolo vuole e cioè il cambio radicale di una politica affaristica e clientelare che purtroppo in Italia è difficile da estirpare.
Al contrario dell’Italia, quella borghesia sana esiste negli altri Paesi europei, vedi Francia, Inghilterra e Germania, ma invece di rifugiarsi nella disillusione e nella rassegnazione, reagisce, giovandosi proprio del voto e dando segnali ben precisi a tutela dell’interesse nazionale, a tal punto da favorire movimenti euroscettici che, pur non condivisibili, danno un segnale forte di risveglio e di reazione. In Italia, viceversa, i moderati o presunti tali premiano soltanto, anche a costo di rinnegare la propria ideologia, coloro che danno segnali importanti, anche se spesso fallaci, di rinnovamento.
Il giovane Alessandro Cattaneo non totalmente compreso è stato penalizzato al ballottaggio proprio da questa tendenza astensionistica, ma non deve arrendersi e deve continuare a proporre soluzioni liberali che possano risvegliare la borghesia dormiente, così come ha fatto il giovane neo sindaco di Perugia che è riuscito, lui e no Matteo Renzi, a rottamare, l’apparato cattocomunista. Se si sveglia la borghesia sana, direbbero i Romani veraci: “Non c’è trippa per gatti”.
di Titta Sgromo