giovedì 5 giugno 2014
Il 2 giugno, festa della Repubblica, non ci si fa mancare niente pur di essere autocelebrativi. Quindi, poteva mai saltare il collegamento video con i nostri marò, trattenuti illegalmente in India? A connettersi, tramite web, ci hanno pensato le commissioni riunite di Difesa ed Esteri di Camera e Senato. Non sappiamo cosa i politici si aspettassero di ricavarne, ma il risultato è stato pesante. Uno strazio. Perché i nostri fucilieri di Marina, Latorre e Girone, questa volta la parte delle “scimmiette ammaestrate” che si esibiscono a comando, proprio non se la sono sentita di recitare.
Dopo i soliti convenevoli, i due militari del “San Marco” hanno preso la parola. Ha cominciato Massimiliano Latorre. Tono sommesso. Nonostante l’emozione ha avuto la lucidità di indicare una possibile via d’uscita nel dialogo, auspicando che due grandi nazioni democratiche, quali sono l’Italia e l’India, si parlino. Il capo di prima classe ha evocato il gran cuore degli italiani che li aiuta a reggere il peso di una situazione insostenibile. Ha concluso ricordando che, tra uomini d’arme, vale ancora il principio del “Tutti insieme, nessuno indietro”.
Subito dopo il microfono è passato a Salvatore Girone. Il tono vocale è salito. Quando il marò ha cominciato a scandire le parole, la temperatura nell’aula parlamentare è scesa di colpo a livello dello zero termico. Ha detto senza mezzi termini che “non è bello non poter essere con i commilitoni in patria a festeggiare la festa della Repubblica”. Poi ha scagliato il colpo con il quale ha ricacciato in gola ai compiaciuti “onorevoli” una gigantesca palla di fango, dura da inghiottire: “Abbiamo obbedito agli ordini”. Come a voler dire: noi siamo qui a pagare da innocenti e lo Stato italiano invece dov’è? Girone ha rincarato la dose: “Abbiamo mantenuto una parola che ci è stato chiesto di mantenere”. Cosa voleva dire? A chi si riferiva? Cos’altro è stato chiesto loro di fare, e di subire? Girone parla dell’immunità funzionale. Perché lo fa ora? Perché ha voluto ricordare a tutti che non è stata immediatamente invocata benché fosse il principio universale di protezione nei casi d’intervento in missioni internazionali di una forza armata fuori dei propri confini nazionali?
Due Governi, “Monti” e “Letta”, sono stati assolutamente imbelli e pavidi di fronte all’ingarbugliarsi della matassa indiana. Oggi il Governo Renzi insiste sull’apertura di una procedura d’arbitrato internazionale che sciolga il nodo della giurisdizione. Il che vuol dire, strada impervia e tempi lunghi. Allora, perché non è stato ordinato il loro rimpatrio in attesa dei responsi degli organismi coinvolti? Che razza di schizofrenia è questa? Mentre si reclama l’intervento della sede Onu, si va avanti con il non-processo indiano. Ma chi credono di incantare con questi caserecci bizantinismi?
Ora, però, fine dei giochi. Sono loro, i due marò, a ricordarci che tutto è chiaro, “tutti sanno tutto” ma, questa è l’amara conclusione,”noi siamo ancora qua”. Basta chiacchiere, dunque. Questo 2 giugno doveva essere l’autocelebrazione della classe di governo che ha vinto le elezioni con largo margine conquistando, grazie a una montagna di promesse, una discreta porzione di italiani. È stata, invece, la volta nella quale due umili militari hanno rotto il silenzio a cui, per senso dell’onore e della disciplina, si erano consegnati fin dal giorno del presunto incidente. Con una spallata hanno demolito il muro d’ipocrisia “buonista”. Vogliono fatti, non parole e pacche sulle spalle.
Purtroppo, nulla cambierà nell’immediato futuro, perché anche questo Governo di venditori autorizzati di fumo, di là dai proclami e dalla “sentita partecipazione al dramma personale dei due militari italiani e delle loro famiglie”, non intende assumere iniziative concrete per ribaltare la situazione. L’unica speranza per il presente resta affidata a un gesto unilaterale del governo indiano perché decida di chiudere il contenzioso nello stesso modo in cui lo ha aperto: “Inaudita altera parte”. Questa è la realtà. Tuttavia, un risultato la sciagurata iniziativa del collegamento telematico nel giorno di festa l’ha portato. I nostri politici, la prossima volta, prima di rimediare sul web un’altra figuraccia planetaria, ci penseranno su. I marò sono marò. Chi vuole assistere all’esibizione delle scimmiette ammaestrate vada al circo e sarà accontentato.
di Cristofaro Sola