La democrazia è un’altra cosa

martedì 20 maggio 2014


Come al solito, anche domenica scorsa Marco Travaglio ha impregnato il suo spazio della prima pagina de “Il Fatto Quotidiano” con i consueti improperi contro i “rei”, contro cioè chi è “colpevole a prescindere” anche se nessuna sentenza ne abbia ancora sancito la colpevolezza. D’altronde, in questo senso, la testata della quale Travaglio è vicedirettore è di un’invidiabile coerenza: per loro è sufficiente un avviso di garanzia (figurarsi una carcercerazione preventiva) per mettere in croce chiunque.

Ma domenica, in una riga, una semplice riga, il vice di Padellaro si è superato e ha scritto che, parlando di “Daspo per i corrotti”, il Premier Matteo Renzi ha copiato “un’idea di Antonio Di Pietro (radiato dalla politica in quanto incensurato)”.

Non c’è niente da fare: Travaglio non si rassegna e quando serve si dimostra di scarsa memoria o, se più piace, con le dimenticanze cerca di portare acqua al proprio mulino e a quello delle “manette a più non posso”. Perché, lo ricordiamo così, quasi distrattamente, il Di Pietro al quale fa riferimento il vicedirettore de “Il Fatto” è quello che ha iniziato la propria curva discendente dopo un servizio televisivo firmato da Milena Gabanelli sui dubbi arricchimenti (soprattutto di tipo immobiliare) del Di Pietro e della sua Italia dei Valori. Ma, soprattutto, Travaglio fa lo gnorri su uno degli aspetti più importanti della democrazia, dalla quale si può anche essere “radiati” quando non si riesce ad ottenere i voti necessari per essere eletti. E non solo per il volere di qualche pm, ma quella è un’altra storia.


di Gianluca Perricone