giovedì 1 maggio 2014
Anche se Matteo Renzi insiste nel dire che l’orizzonte del Governo sia il 2018, come per la gran parte delle altre cose, non dice il vero. Con tutta probabilità, se non certezza, si tornerà a votare il prossimo anno e i motivi saranno tanti e determinanti. Il primo sarà il risultato delle elezioni europee, che segnerà comunque una forte crescita degli euroscettici in tutto il continente e segnatamente da noi, con il Movimento Cinque Stelle. Seppure il Partito Democratico, con le manovre elettorali del Premier, dovesse arrivare ad un terzo dei voti totali, non basterebbe a frenare l’ondata dei contrari, sia per la politica interna che in Europa.
Beppe Grillo, infatti, si potrebbe accreditare come il futuro grande antagonista del Matteo nazionale e tanto potrebbe bastare ad accelerare le operazioni di voto, specialmente se le cose sul versante economico minacciassero brutto tempo. Che queste previsioni siano possibili, se non probabili, sarà l’altra ragione per anticipare i presupposti elettorali. Renzi, infatti, rischia di insistere col pericolo sempre più grande di vedersi smascherato nei suoi eccessi. Meglio dunque forzare la mano e andare alle elezioni, forti del risultato delle Europee, piuttosto che cucinarsi a fuoco lento. L’ex sindaco di Firenze sa bene che l’unica possibilità, affinché le sue promesse non restino un bluff, è legata a una miracolosa ripresa che solo la provvidenza potrebbe ingenerare nel nostro Paese. Nel dubbio, comunque, il Presidente del Consiglio, da esperto giocatore politico di azzardo, ci prova, nella speranza che entri per lui e in quel caso per tutti la scala reale! Al semplice accenno del contrario, il tavolo salta e tutti alle urne.
La terza ragione, per prevedere un orizzonte 2015, potrebbe arrivare invece dal comportamento di Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica non ha nascosto le sue intenzioni di interrompere anticipatamente il mandato, magari subito dopo un concreto incardinamento parlamentare di qualche riforma costituzionale di rango. In quel caso, al Parlamento attuale non resterebbe altro che eleggere il nuovo capo dello Stato, che stavolta dovrebbe essere di centrodestra. Con una nuova legge elettorale, con un nuovo pezzo di Costituzione, soprattutto con un mandato nuovo di zecca, il nuovo inquilino del Quirinale potrebbe sciogliere le Camere e andare al voto regalando agli italiani l’inizio della Terza Repubblica.
A ben dire dunque e visto che tutte queste motivazioni non appaiono lontane per niente dal verosimile, è molto più facile che si voti nel 2015 piuttosto che dopo. Il problema a quel punto saranno gli schieramenti, e questa sarà la vera novità, perché dall’aria che tira i contendenti si chiameranno Renzi da una parte e Grillo dall’altra, a meno che il Nuovo Centrodestra e Silvio Berlusconi non rompano subito gli accordi per evitare il peggio. Se però così non fosse, un ballottaggio Matteo vs Beppe sarebbe per un verso attendibile, per l’altro angosciante per il popolo di centrodestra. È vero che Berlusconi continua ad elogiare Renzi, favorendo così le chance del giovane fiorentino, ma non è detto che in quel caso tutti gli elettori del Cavaliere lo seguirebbero senza battere ciglio. Stesso dilemma affronterebbero i sostenitori del Ncd; forse i meno tormentati potrebbero risultare i simpatizzanti della Lega e Fratelli d’Italia-An, che con Grillo condividono l’anti-europeismo.
Insomma, l’Italia potrebbe ritrovarsi davvero in uno scenario politico ad alta tensione e tutto dipenderà proprio dalle mosse del centrodestra nei prossimi giorni, mesi, visto che Renzi, non vi è dubbio, sta facendo le sue e del suo elettorato. Per parte nostra ci auguriamo che vinca l’Italia, il buon senso e la buona politica. Di avventure e di bugie, del resto, nessuno sente il minimo bisogno.
di Elide Rossi e Alfredo Mosca