sabato 12 aprile 2014
Il regime è ormai più che rodato. Che i rappresentanti vengano eletti o nominati non fa più alcuna differenza, l’importante è che non dissentano dall’indirizzo politico scelto dalla magistratura. Oggi le toghe rappresentano un vero e proprio “partito degli ottimati”, una sorta di aristocrazia antidemocratica che ormai influenza la vita italiana in ogni suo ambito: dall’amministrazione comunale sino alle scelte dei Governi. E nessun politico osa dissentire, ribellarsi, e perché non c’è magistrato che non possa costruire un’accusa su misura con cui zittire qualsivoglia cittadino.
Si può agevolmente sostenere che l’Italia abbia fatto un balzo indietro sino alla Roma repubblicana, quando il partito degli ottimati influenzava totalmente la vita politica, essendo all’epoca la gestione della res publica appannaggio esclusivo della ristretta cerchia dei nobili che avevano le possibilità economiche e di potere per dedicarsi alla vita pubblica. Oggi i magistrati sono assurti a nuovi ottimati, dotati come sono di una sorta di potere di veto su qualsivoglia legge dello Stato. A questo s’aggiunge che si sono vestiti di una sorta di auctoritas morale. Anzi una sanctitas, una inviolabilità totale del loro pensiero, che trasforma in atto sovversivo ogni opinione espressa da gente di strada come da politici locali e nazionali.
Per la nostra sinistra istituzionalculturale è assurto a delitto gravissimo criticare ogni opinione o condotta di questi sacerdoti togati. È questa l’organizzazione politica che ormai incombe sempre più sul popolo italiano. Siamo a cospetto di un redivivo partito aristocratico. I loro privilegi nobiliari sono oggi garantiti anche da un’alta burocrazia statale chiaramente avversa al consenso democratico che la politica riscuote tra i ceti popolari e borghesi. Da questi ambienti è stato partorito il golpe contro Silvio Berlusconi che, con la complicità del presidente Napolitano, sta portando l’Italia verso una limitazione liberticida del potere delle assemblee popolari: ecco che scompare il Senato degli eletti per far posto ad uno di nominati, o le Province che vengono affidate ai sindaci con il trucco delle Aree Metropolitane. Questa è la casta che s’oppone col potere dei tribunali, e forte di pseudo norme europee, all’ascesa degli uomini nuovi. Di questo partito certamente fa parte il sostituto Pg di Milano Antonio Lamanna che, nel dare parere favorevole all’affidamento di Silvio Berlusconi ai servizi sociali, ha detto che l’affido può essere revocato se l’ex premier dovesse comiziare contro la magistratura. Di fatto le toghe stanno cercando in tutti i modi di cancellare il valore politico dell’uomo, dimenticando che gode del consenso democratico di metà del popolo italiano.
A corollario del caso Berlusconi insistono altri esempi di persecuzioni giudiziarie: Marcello Dell’Utri è stato colpito da un ordine di custodia cautelare da parte della terza sezione della Corte di appello di Palermo, “un processo ventennale - dichiara il diretto interessato - per il quale ritengo di avere già scontato una grave pena”. “Marcello Dell’Utri è formalmente latitante”, recita il decreto emesso dalla Corte d’appello. Così scopriamo che Dell’Utri veniva tenuto sotto controllo dalla Squadra Mobile. “Adesso avvieremo le procedure per la ricerca all’estero - dicono i magistrati - in raccordo con il ministero e l’Interpol”.
Il fragore delle azioni di questa magistratura, specie se si considera quanto siano stati pelosi i processi, sottende il fine di eliminare l’avversario politico. L’obiettivo è instaurare in Italia una dittatura sorridente poggiata su due robuste gambe: il potere politico delle toghe rosse italiane e quello della “democrazia bancariamente protetta” di ispirazione berlinese. Particolare non secondario è che per il povero Dell’Utri è stato emesso l’ordine di custodia cautelare, cosa che non è avvenuta né per il guitto Corona né per il pluriomicida Lollo. Necessita arginare lo strapotere giudiziario, e si confida nel popolo.
di Ruggiero Capone