Progetto di rinascita (facendo gli esempi)

venerdì 11 aprile 2014


Facciamo esempi. Ma esempi che ben difficilmente verrebbero presi in considerazione dall’attuale politica e dalla cultura di Governo di questi ultimi sessant’anni.

Ma siccome noi ci siamo impegnati nientemeno che sul fronte della rinascita, potremmo mai venire presi sul serio se non partissimo proprio dall’orlo dell’abisso? Ecco, partiamo dalle estreme Periferie Sociali, dai luoghi e dagli agglomerati umani che le classi dirigenti di questo Paese – quando esigenze elettorali lo consigliano – affrontano, al massimo, come questione di assistenza, “costi umanitari”, sociali…

Varie volte negli anni abbiamo tentato di giocare la carta della “rinascita” non come “idea di assistenza innovativa”, ma come progetto economico e produttivo. Per fare solo un esempio, ci siamo trovati a suggerire un vero “piano di messa a reddito” di una complessa comunità di poveri, emarginati, ecc.: lo abbiamo fatto nel quadro di un piano regolamentare triennale del quartiere di una grande città. Il nostro progetto (parliamo di sei-sette anni fa) comportava un investimento di circa 16 milioni di euro, ma si scontrava con una cifra complessiva (non di investimento, ma di spesa) di oltre 600 milioni di euro. Ebbene, quel piccolo iniziale progetto rischiava di sottrarre a quella classe dirigente i benefit di casta derivanti da quella spesa improduttiva di 600 milioni. Ed è stato bocciato. Fine dell’esempio.

Ma oggi sentiamo che ce la faremo. Dobbiamo farcela. E partiamo dalle periferie, come promesso. Vediamo ora, insieme, cosa intendiamo per periferie. E per avere un quadro chiaro e moltiplicabile, indichiamone tre.

1) La periferia sociale, nella quale convivono due grandi fasce d’età emarginate, punite, mal-sopportate, rimosse da cinquant’anni di politica sociale: i vecchi e i giovani.

2) La periferia sociale delle ex-aree produttive italiane, di grande tradizione agricola, artigiana, montana, azzerate, dismesse, retrocesse – da volano economico – a enorme problema socio-economico: solo come esempi indichiamo “La Montagna Abruzzese”; il più ricco e riconosciuto distretto liutaio del mondo: il Cremonese; il distretto d’eccellenza strumentale delle Marche; le eccellenze vetraie dell’area Imperiese-Cuneese, eccetera (abbiamo i dati).

3) Le periferie dei resti umani: gli accampamenti di intere Popolazioni est-europee, africane, andine, sub-asiatiche. Il tutto ridotto a cronaca nera, o a dibattito tra partiti “buoni” e “cattivi”.

4) La periferia dell’estrema ipocrisia, nella quale soggiornano alcuni milioni di cosiddetti disabili (e altrettante “famiglie di disabili”…): forse la più incredibile follia di malgoverno della nostra Storia. Periferia su cui ebbi modo di cimentarmi dopo Vincere, su “Tuttinpiedi”, senza averne i mezzi.

Come si fa? Si fa così. Ci costituiamo in un gruppo di progetto. Stiamo alla larga da ogni tentativo di avvicinamento, di inquinamento, di impossessamento, da parte di qualsiasi partito politico. E siccome sappiamo come si costituiscono squadre di progetto e di lavoro, e conosciamo le persone e le periferie di cui abbiamo indicato le… problematicità, avviamo da subito il cammino per trasformare ognuno di questi problemi in soluzione. Coinvolgeremo i massimi interessati: i vecchi e i giovani più capaci e determinati; le persone detentrici di saperi produttivi e i giovani desiderosi di fare impresa nel loro territorio; i tanti “immigrati”, e soprattutto i vecchi e i colti, per far rinascere, insieme all’Italia, le loro stesse vite. Gli innumerevoli “disabili” abilissimi (vincendo soprattutto la paura e la diffidenza delle loro famiglie), impegnandoli non a cercare posti di lavoro assistiti, ma a creare lavoro, professioni, eccellenze d’impresa e redditività… insieme ai “sani”.

E infine, cioè all’inizio, coinvolgeremo su questo primo progetto di rinascita il maggior numero possibile di ragazze e di donne, per proteggere noi stessi dai rischi di “maschilismo” e per avviare la rinascita su una via di governabilità rivoluzionaria in Italia: il Governo del “Prendersi cura”. Ovviamente, il progetto (e ogni singolo sotto-progetto) sarà contestualmente integrato da una opportuna Marketing Strategy, da condividere con quello che ora indicheremo qui come “Sistema di Credito”: non per “chiedere” aiuti o sostegni o finanziamenti, ma per offrire al credito serie opportunità di interesse comune alla condivisione progettuale. Fonti di credito sono da considerare quei soggetti economici che non si pongono come “finanziatori” ma come Partner. Abbiamo già numerose indicazioni di coinvolgimento, che valuteremo al momento giusto e caso per caso. Chiariamo solo che per “partner” intendiamo veri e propri compagni di viaggio, grandi aziende e altro, solidamente interessati a sostenere alcuni costi. Soggetti ai quali non chiederemo né privilegi né elemosina, ma offriremo opportunità economiche e alto prestigio.

Per concludere: vi invitiamo ad avere pazienza nel seguirci. Poi – prima possibile – a stimolarci. E, via via, a condividere la nostra avventura facendola vostra. Insomma, nostra per davvero.


di Girolamo Melis