La virata a sinistra di Piero Ottone

giovedì 10 aprile 2014


Altri due festeggiamenti nel mondo dell’editoria. Novant’anni anche per il genovese Piero Ottone, o meglio Pier Leone Mignanego, ex direttore del Secolo XIX e del Corriere della Sera dal 1972 al 1977. Quaranta sono invece gli anni di vita de “Il Giornale” fondato da Indro Montanelli nel 1974 con un nutrito gruppo di grandi firme da via Solferino per la deriva di sinistra impressa subito al “Corriere” da Piero Ottone.

Anche lui come Eugenio Scalfari scrive editoriali per Repubblica: quello dedicato a Beppe Grillo, da genovese a genovese, è intitolato “Il Grillo mutante”, in cui ha usato toni sprezzanti per il leader del Movimento 5 Stelle. “Nella sua nuova veste, osserva Ottone, ho rilevato un’animosità, un’acredine, una rabbia irrefrenabile. Irriconoscibile il Grillo di adesso, una furia scatenata, un mastino rispetto a quel signore bene educato e gentile che veniva tra noi trent’anni fa. Che cosa ha provocato la metamorfosi?”.

Analisi che si ritorce contro. Ha ricordato Luca Goldoni, che c’era nella redazione milanese degli anni Settanta, “Ottone non diede l’assalto al Palazzo d’Inverno ma come neodirettore del Corriere della Sera fu il primo a sostenere che i comunisti non avevano la coda”.

Giornalista copioso, ma anche cronista poco obiettivo. E come molti giovani intellettuali, dopo l’infatuazione adolescente per Mussolini, come Scalfari, si è lasciato affascinare dalla ideologia di sinistra. La netta virata a sinistra venne decisa nel 1972 da Giulia Maria Crespi che gestiva il Corriere dopo la morte dei fratelli Mario e Vittorio e la grave malattia del terzo fratello, Aldo. La nuova linea venne varata con il licenziamento del direttore Giovanni Spadolini. Montanelli reagì e condannò “il modo autoritario, prepotente scelto per imporre la loro decisione. Un direttore non lo si licenzia come un domestico ladro”. Altro scontro per la sostituzione del capo della redazione romana Ugo Indrio. Montanelli si fece paladino di un consistente gruppo di giornalisti che manifestavano il loro malcontento per la conduzione del quotidiano milanese. Piero Ottone, che aveva l’appoggio anche dei sindacati interni, della Fnsi e della Cgil, rispose con un articolo di fondo. Montanelli allora si rifugiò nella rubrica “Montanelli risponde”, rilasciando interviste che entravano in rotta di collisione con la gestione Crespi-Ottone- Fiengo.

“Non esiste, disse a Cesare Lanza, un contrasto personale tra me e Ottone. C’è piuttosto un’impostazione del Corriere del tutto diversa da quella che è la tradizione del giornale. Esistono dissensi sull’attuale indirizzo e sono stati manifestati apertamente”. Subito dopo, Lamberto Sechi su Panorama annunciava: “Montanelli se ne va”. Il 17 ottobre 1973, Ottone si recò a casa Montanelli per comunicargli il licenziamento. Il giornalista rispose dando le dimissioni accompagnandole con un articolo di commento, che però non venne pubblicato dal Corriere. Giovanni Agnelli allora propose a Montanelli di scrivere per “La Stampa”, cosa che avvenne fino al 21 aprile del 1974, quando venne annunciato il progetto di un nuovo quotidiano. Nasceva il 25 giugno il “Giornale nuovo”, con alcune grandi firme del “Corriere” come Enzo Bettiza, Egidio Corradi, Guido Piovene, Cesare Zappulli, Mario Cervi, poi Gianni Brera.

Finanziato per 3 anni dalla Montedison di Eugenio Cefis per 12 miliardi, Montanelli accettò nel 1977 il sostegno di Silvio Berlusconi, allora imprenditore edile. Sodalizio che durò, senza significativi contrasti, fino al 1994, quando il Cavaliere decise di scendere in politica; scelta che Montanelli non era disposto ad appoggiare con il giornale. Si dimise. Nuovo direttore: Vittorio Feltri.


di Sergio Menicucci