L’Espresso, sui conti l’incognita-Cassazione

sabato 5 aprile 2014


Giornate cruciali e febbrili ai vertici del gruppo editoriale L’Espresso, che presenterà i dati di bilancio 2013 il prossimo 14 aprile. Sono alcuni mesi che il Gruppo Cir della famiglia De Benedetti è alle prese con il problema Sorgenia, su cui pesano quasi 2 miliardi di debiti con le banche creditrici (Monte dei Paschi, Unicredit, Intesa San Paolo, Bmp, Banco Popolare e Ubi Banca), le quali starebbero puntando sulla conversione del debito in azioni qualora la Cir non sborsasse i 150 milioni richiesti e necessari a tappare le prime falle. Se le banche ottenessero le azioni Cir, i figli del finanziarie ed editore Carlo De Benedetti ai quali sono state donate le azioni di maggioranza e quindi anche dell’Espresso-Repubblica, passerebbero in minoranza, scendendo dall’attuale 53,5 al 48% circa.

Una quasi rivoluzione non solo nella finanza (il gruppo dovrebbe aver chiuso il bilancio 2013 con un giro d’affari di circa 5,3 miliardi di euro), ma anche nell’editoria. Le manovre per raddrizzare la barca non mancano. Si spiega così il lancio e il collocamento di un bond da 100 milioni di obbligazioni quinquennali convertibile al 2,625% al fine del rimborso del precedente prestito obbligazionario denominato Eur 227, 4 milioni al 5,125%.

Un’operazione complessa tesa ad abbattere i costi finanziari oltre allo stock di debito grazie all’opzione convertibile. È una formula tornata di moda in questi ultimi tempi per rastrellare mezzi freschi in un momento di tassi d’interesse bassi e che si colloca a metà strada tra l’aumento del capitale e il ricorso all’indebitamento puro e semplice. Per ora sembra che il mercato abbia coperto l’emissione, anche se in Borsa negli ultimi giorni il titolo dell’Espresso ha perduto fino al 5%. Cosa sta succedendo nella gestione del gruppo editoriale? Non è soltanto la crisi degli introiti pubblicitari a preoccupare. Il piano industriale lacrime e sangue non sta dando i frutti sperati. In tre anni il personale è stato ridotto da 3100 a 2400 unità. A “La Repubblica” è stato sottoscritto da poco un sofferto e contestato piano per ulteriori 50 giornalisti in meno, con effetto pieno a partire dal 2015 quando si riaprirà la finestra per altri prepensionamenti, solo in parte destinati ad essere rimpiazzati da 15 nuovi ingressi di giovani.

L’Espresso inoltre sta promuovendo sinergie industriali per la stampa e la distribuzione con altri editori. Il fatturato della divisione Repubblica è calato a 234,5 milioni (pari al 15,6%). Male anche il fatturato dei quotidiani locali (17 tra cui il Piccolo di Trieste, il Tirreno, ecc), calato del quasi 10 per cento. Sul negativo il risultato dei periodici L’Espresso, MicroMega, Limes, Le Guide dell’Espresso e National Geographic, che hanno perso circa 5, 5 milioni. Perdite peggiori del 2012 per il settore televisivo, che ha accumulato 9,6 milioni di perdite nonostante i tagli. L’Espresso e Telecom Italia hanno firmato un’intesa per far confluire in unica società i multiplex di entrambi i gruppi (due sono dell’Espresso e 3 di Telecom), trasformandosi da editori a distributori di contenuti altrui. Potrebbe anche essere venduta Deejay Tv, per la cui vendita sono state avviati colloqui sia con Sky che con Discovery Communications.

I problemi per il gruppo non sono finiti. C’è l’incognita del contenzioso con il fisco di 350 milioni di euro relativi alle operazioni che risalgono alla cosiddetta spartizione di Segrate (asset Mondadori) tra Carlo De Benedetti e l’imprenditore Silvio Berlusconi. La sentenza della Cassazione sull’evasione fiscale è attesa dal giugno del 2012.


di Sergio Menicucci