Tracollo degli ascolti, Mucciante al Gr Rai

giovedì 13 marzo 2014


Tra Casini e il Vaticano. La carriera del nuovo direttore di Radio 1, Flavio Mucciante, romano di 53 anni, non è solo interna alla Rai. La scelta di mediazione raggiunta tra il direttore generale Luigi Gubitosi e il Consiglio di amministrazione è caduta su un personaggio non di prima fila ma neppure su un giornalista esterno all’azienda del servizio pubblico che, in termini di bilancio, non se la passa bene.

Una soluzione che non scontentasse nessuno, neppure i “renziani” favorevoli (per ora a parole) di “rivoluzionare la Rai” e che si accontentano di far vedere qualche cambiamento a partire dal polo più debole: la radiofonia. L’accantonamento dell’editorialista de “La Stampa” Marcello Sorgi non è derivato dalla clausola della “sontuosa” buonuscita di quando lasciò la direzione del Tg1 a patto di non rientrare più in Rai, quanto dalla necessità di ripartire da zero con un direttore che conoscesse i meccanismi dell’inceppata organizzazione, in un settore una volta fiore all’occhiello dell’azienda pubblica. La Radio sta celebrando, con varie iniziative, i novant’anni di vita con tanti acciacchi, molte amarezze e delusioni.

L’ammiraglia Radio 1 e il Gr1 sono precipitati al sesto posto nella graduatoria delle radio nazionali più ascoltate nel giorno medio. Nell’ultimo anno è scesa da 4 milioni e 343mila ascoltatori a 4 milioni e 227mila. Non va certo meglio Radio 2 (nonostante trasmissioni di successo come “Il ruggito del coniglio” e “Tiffany”, anche se manca Fiorello) che quasi scompare dopo le ore 21 e che fa registrare 2 milioni 935mila ascoltatori, scendendo di quasi 15mila unità. Crollo preoccupante per Rai Radio 3, che nei dati Radio Monitor di Eurisko tra settembre 2012 e settembre 2013 presenta un milione e 308mila ascoltatori. Cosa è successo alla radiofonia di viale Mazzini? Perché è malata? Perché in alcune zone italiane si sente ancora male? Perché si lamentano gli italiani all’estero? La forza della Bbc non è tanto la tivù quanto la radio diffusa e ascoltata in tutto il mondo.

Flavio Mucciante dovrebbe essere il medico che conosce la malattia essendo il direttore uscente di Radio 2 e prima vicedirettore di Radio 1. Si è occupato anche di “palinsesto”, di organizzazione dei grandi eventi. Ma cambiare soltanto il direttore può determinare una svolta alla radiofonia, se non si modificano le strutture, i modi di lavorare, se non vengono modificati programmi e strumenti tecnologici obsoleti? I giornalisti, i programmisti-registi, i collaboratori ci sono e pesano molto sul bilancio. Non solo gli ascolti sono in caduta, ma lo sono anche i proventi pubblicitari.

Mucciante prende il posto di Antonio Preziosi, al quale alcuni ambienti interni gli attribuiscono la colpa di aver intervistato in dicembre Silvio Berlusconi per sette minuti. Era un falso problema. Anche Preziosi appartiene allo stesso mondo cattolico di Mucciante, ma quest’ultimo ha rapporti più profondi con le gerarchie vaticane. Preziosi è stato condannato dagli ascolti: pessimi. Mucciante ha iniziato la professione giornalistica nel 1984 presso la redazione romana de “L’Avvenire”, dalla quale proviene anche Fabrizio Ferragni, vicedirettore al Tg1 di Mario Orfeo, anche lui di area cattolica. Per Mucciante anche quattro anni alla Radio Vaticana (ha seguito i viaggi e la politica di Papa Giovanni Paolo II partecipando all’organizzazione della Rai per il Giubileo). Il passaggio in Rai avviene nel 1997 come redattore e poi caporedattore della cronaca del Tg2. Ultimo passaggio: direttore a Radio 2, ma con scarsi risultati. Gubitosi ha voluto farsi un’assicurazione per i futuri giri di nomine.


di Sergio Menicucci