giovedì 13 marzo 2014
Abbiamo letto molto della conferenza stampa sul decreto “Salva- Roma”, ma non ancora il decreto. Uguale sorte era toccata poco prima a “Destinazione Italia”, meglio conosciuto per le agenzie di stampa battute sul comunicato che non per il provvedimento. È assodato che la stampa non si fa scrupoli nel commentare un testo che non c’è, ma la qualità del dibattito ne risente. Entrambi i decreti infatti sono stati pubblicati rispettivamente una settimana e dieci giorni dopo la loro approvazione in Consiglio dei ministri. Nel frattempo, le pagine dei giornali vengono occupate da opinioni basate sui comunicati di Palazzo Chigi - l’unica fonte di informazione di quello che accade in Cdm.
Intanto, mentre il decreto giace non si sa dove, l’attenzione si affievolisce. I due decreti sono in folta compagnia. Il provvedimento sull’abolizione del finanziamento dei partiti è stato adottato il 13 dicembre del 2013, per essere pubblicato il 28; il decreto del “Fare” venne approvato il 15 giugno del 2013, ma il testo fece la sua comparsa solo il 21. Per risalire al Governo Monti, il decreto legge “Sviluppo” venne approvato il 15 giugno del 2012 e pubblicato il 26; per leggere il suo bis, dovemmo attendere due settimane (dal 4 al 18 ottobre).
È una tattica? Si tratta semplicemente di una cattiva prassi? In un caso o nell’altro, davvero bisognerebbe “cambiare verso”. Per almeno tre ragioni. La prima è il rispetto della legge, che impone che “Il decreto-legge è pubblicato, senza ulteriori adempimenti, nella Gazzetta Ufficiale immediatamente dopo la sua emanazione”. Potrà sembrare una pignoleria, dato che la deviazione dalle regole da parte dei poteri costituzionali non fa notizia, specie nel campo della decretazione d’urgenza. Ma l’obbligo di immediata pubblicazione non è casuale. Serve anzi a rendere prontamente conoscibile un testo fino a quel momento non pubblico, nemmeno in forma provvisoria, come può essere invece un disegno di legge. In secondo luogo, una pubblicazione non immediata sembrerebbe smentire la stessa urgenza a provvedere. Poiché il decreto legge entra in vigore dalla pubblicazione, sarebbe inverosimile che esso, adottato per motivi di urgenza, non sia poi così urgente anche nell’essere pubblicato.
La terza ragione attiene invece alla prassi nell’uso di questo tipo di atto. Potremmo anche ammettere eventuali esigenze di raccordo del testo e limatura che ne ritardano l’immediata pubblicazione. Ma, considerando che ogni mese almeno due decreti vengono approvati e che negli ultimi anni per decreto si sono veicolate le principali misure di ordine economico-finanziario, sarebbe necessario che il dibattito pubblico si sviluppasse non in base a commutati stampa e dichiarazioni incrociate, ma al testo del provvedimento.
“Conoscere per commentare” è necessario a un’opinione pubblica che si voglia parte attiva del processo politico - e non assente o peggio narcotizzata dai giochi di prestigio della classe politica.
Tratto dall’Istituto Bruno Leoni
di Giorgio Alfieri