Crescita del Pil e uscita dal tunnel

mercoledì 12 marzo 2014


Mettere nelle tasche delle famiglie 70/80 euro netti in più al mese non servirà assolutamente a niente. Certo che, in caso di tempesta, ogni buco sarebbe un porto, quindi meglio di prima sarà, ma sperare che bastino a stimolare crescita e consumi è assolutamente puerile. Ce ne vorrebbero circa il doppio per spingere il Pil di qualche zero virgola, pensiamo dunque cosa potrà sortire a livello macro un aumento di poche decine di euro. Come se non bastasse, i contemporanei aumenti della Tasi e della benzina, da soli, ne vanificano l’effetto prima ancora che il taglio del cuneo annunciato si avvii.

Quindi tutto più o meno come prima, aumentano le tasse sulla casa da una parte e tagliano il cuneo dall’altra , ma per la gente e per il Pil nulla che possa spostare affanni e risultati. Stesso discorso per quel che gira sul Piano casa, anche se vale rimandare un giudizio compiuto a dopo la presentazione. Ma se le indiscrezioni fossero confermate, parleremo di cipria rispetto al necessario, alla faccia degli shock promessi! Forse Renzi ed i suoi ministri dovrebbero ripassare un po’ di politica economica ed in particolare quella fiscale e di bilancio, per meglio capire cosa significhi in una situazione come quella italiana stimolare la domanda interna e spingere la propensione al consumo.

Forse il Governo dovrebbe studiare meglio le formule necessarie per aumentare il volume dei redditi, sia attraverso nuova occupazione, sia attraverso il miglioramento immediato dei bilanci familiari di chi lavora ma non arriva a fine mese, fermandosi alla terza settimana e non per qualche decina di euro. Bisogna assumere subito per produrre di più subito, ma produrre di più significa vendere ulteriormente perché si consuma ulteriormente, questo è un ciclo che va aggredito complessivamente e contemporaneamente, altrimenti non se ne esce. Abbassare il costo del lavoro tanto, ma proprio tanto, abbassare le tasse significativamente per tutti, perché da noi esistono anche gli autonomi, gli artigiani singoli, i liberi professionisti e le partite Iva. Eliminare adempimenti e semplificare gli atti, togliere una quantità insopportabile di costi indiretti, che solo ad elencarli si diventa lividi, rivoluzionare la contrattualità ed i pesi per l’assunzione dei giovani.

Da ultimo, lo Stato deve tornare ad investire e deve poterlo fare presto e bene. È questa la ricetta, certamente salata ma necessaria per svoltare verso la strada della crescita e dello sviluppo e per spingere il Pil ad aumentare di un punto e mezzo ed oltre, tanto quanto sarebbe indispensabile per avere risultati e il risanamento dei conti. La revisione della spesa pubblica deve fornire le risorse insieme ad un programma di vendita e privatizzazioni; questo, però, a condizione che si lavori con l’accetta e che si abbia il coraggio di toccare i privilegi e garanzie che nessun Paese al mondo, oggi, potrebbe continuare ad assicurare.

L’Italia può mettere sul piatto qualche centinaio di miliardi, esistono le condizioni per farlo, basta averne il coraggio e la volontà politica, basta avere la forza di spiegarlo alla gente ed all’Europa, aggiungendo che siamo stanchi della corda al collo e dei diktat della Ue. Non servono minacce alla Germania ed alla sua corte europea, serve dire che nulla è per sempre e che senza l’Italia non si va da nessuna parte, ma che se fosse l’Europa a condannarci a morte, la grazia ce la daremmo da soli, riprendendoci il nostro amato Paese.


di Elide Rossi e Alfredo Mosca