Indifferenza al top: l’uomo sdraiato

venerdì 28 febbraio 2014


“Se non le dà fastidio possiamo anche lasciarlo lì”. Questa la pronta risposta che mi sono sentito dare da un uomo delle forze dell’ordine a seguito di una mia richiesta di intervento telefonica. E il soggetto da lasciare lì non era un veicolo in doppia fila o un albero caduto sul manto stradale, bensì una persona.

Un uomo sdraiato nell’aiuola del mio condominio che non dava alcun segno di vita, ne chiamandolo a voce né, tantomeno, provando a scuoterlo. Intendiamoci, non era certamente “uno dei tanti” classici “barboni” od “ubriaconi” abituati alla strada e che affollano ormai le vie di Roma. No, il signore riverso nell’aiuola era vestito di tutto punto come uno chiunque di noi, non aveva certo quell’aspetto trascurato di chi ha imparato a vivere sul marciapiede, anzi, a sopravvivere.

Per non passare per il “fesso” che chiama polizia e carabinieri perché vede un barbone, e per evitare di farmi attaccare il telefono in faccia, ho chiarito bene l’impressione che mi aveva dato quell’uomo ed il reale timore per la sua vita. La risposta, di tutto punto, è stata proprio: “Se non le dà fastidio possiamo anche lasciarlo lì”. “Se non le dà fastidio possiamo anche lasciarlo lì”? Ad ogni modo, alla fine sono riuscito a far arrivare un’ambulanza e, con i medici intervenuti, abbiamo constatato, dopo essere riusciti a rinvenirlo, che, invece, si trattava proprio di uno dei tanti, un signore dell’Est, strafatto di droga e probabilmente anche alcool. Fortunatamente era vivo.

Allora la mia domanda è questa, siamo arrivati a questo punto? Il Paese che in tanti anni è stato faticosamente costruito si sta veramente sgretolando tra le nostre mani? Stanno venendo a mancare anche quei pochi punti fermi sui quali ancora, anche se con qualche eccezione e con mille difficoltà, pensavamo di poter fare affidamento? Dobbiamo abituarci a risposte del genere? Io non credo. E non credo neanche che le colpe siano solamente di chi dà certe risposte. Io credo che siano frutto di rinuncia, di trascuratezza, di disillusione. Da parte di chi ci dovrebbe tutelare, ma soprattutto da parte nostra. È della lascività con la quale abbiamo permesso che barboni e ubriachi siano ormai diventati parte del paesaggio cittadino al pari di un lampione o di una panchina; è della passività con la quale assistiamo giornalmente agli autostop a cui i vigili urbani sono costretti a ricorrere per spostarsi in città a causa delle assicurazioni scadute delle loro auto; è della falsità di chi da anni si fa bello con le parate militari e poi lascia che polizia e carabinieri siano costretti a svolgere il loro lavoro a corto di uomini, mezzi e, si dice, anche di munizioni, con stipendi vergognosi non proporzionati ai rischi che questi uomini corrono tutti i giorni.

È dell’ipocrisia di chi ignora quotidianamente il lavoro, la professionalità, la dedizione e l’impegno di centinaia di uomini delle forze dell’ordine ed è invece pronto ad infierire senza se e senza ma quando viene commesso un errore, è dell’“imbroglio” di chi, per interesse o per ricerca di popolarità, dice “venite, venite!” e poi abbandona gli immigrati, di qualunque nazionalità, al loro destino. Destino che sarà, nella maggior parte dei casi, proprio quello di andare a far parte del paesaggio urbano. Siamo ancora in tempo?


di Costante Garibaldi