giovedì 23 gennaio 2014
Dev’essere certamente un problema mio (e figurarsi!), ma leggendo i giornali questa mattina (ieri, ndr), scorrendo le agenzie delle ultime ore, guardando le apparizioni televisive della classe dirigente del centrodestra (tutto presunto: sia classe che dirigente che soprattutto centrodestra), continuo a non capire. Prendiamo Tommaso Labate, normalmente molto bene informato, sul Corriere (non proprio l’ultimo degli organi di informazione): Primo, “chiunque dei nostri vada in tv deve difendere Renzi in tutti i modi. Nessuna ironia, nessun attacco contro di lui”. (…) Stavolta, direttamente da Arcore, Silvio Berlusconi impartisce ai suoi le regole d’ingaggio su come tarare la comunicazione forzista, “su cosa dire in televisione” all’indomani dell’accordo sulle riforme. Poche regole ma chiare. Attacchi contro Renzi no, mirino contro l’ala bersanian-dalemiana del Pd e contro il tandem Letta-Alfano sì.
Ovviamente: guai a non condividere cotanta fine strategia.
Le “tavole di Arcore” sono state prese alla lettera da tutti. Renato Brunetta, che pure era un acceso sostenitore del Mattarellum e un arcigno censore del sindaco di Firenze, adesso la mette così: “Ho ascoltato Renzi alla direzione del Pd e sono d’accordo con quello che ha detto. L’accordo raggiunto non si può correggere e io mi fido di lui”. Per non parlare di Daniela Santanché, prima fila dell’ala dei falchi, che adesso di “falco” mostra ben poco: “La legge elettorale sui cui s’è trovato l’accordo con Renzi deve essere approvata così com’è e al più presto”.
Sono chiaramente io che non capisco ma questa Renzi-mania mi risulta allergica. Il non-sindaco di Firenze è la degenerazione peggiore della peggiore sinistra occidentale. La differenza tra lui e Cuperlo è una e una soltanto: il presidente dimissionario dell’assemblea Pd è, almeno, una persona seria e perbene. Renzi è, nella migliore delle ipotesi, un cinico calcolatore che ha capito che per vincere le prossime elezioni non ha bisogno di convincere i suoi (tanto, comunque, con Berlusconi come avversario lo voteranno): gli basta anestetizzare chi gli dovrebbe fare il controcanto. E così il fu Pdl, in piena sindrome di Stoccolma, certifica l’unica cosa di cui ormai il centrodestra è certo: dopo Obama hanno trovato un altro idolo a sinistra.
Tratto da Notapolitica.it
di Simone Bressan