martedì 21 gennaio 2014
La tivù (ci) parla sempre, anche e soprattutto quando non è in diretta. Instancabile, fredda, senza commuoversi, senza una piega, di giorno e di notte. Parla della politica, anche a sua insaputa. È la tv, bellezza! Vedendolo in televisione non si direbbe: la voce roca, la faccia tesa, il doppiopetto sempre quello e gli ascoltatori come quegli artisti sotto la tenda di un circo: perplessi, molto perplessi. Parliamo del Cavaliere dell’altra sera dopo l’accordo con Renzi. Laddove quest’ultimo scappava letteralmente dalla conferenza stampa adducendo la partenza del treno per Firenze (come se non ce ne fosse uno l’ora, se non di meno).
Le immagini dei due kingmaker, almeno quelle che ci ha restituito la televisione, erano sotto il segno del nervosismo, della stanchezza, del peso di decisioni non facili. Il curioso della faccenda sta ,a ben vedere, nella tv, quello strumento invasivo e onnipresente dove la selva di telecamere e di microfoni puntati come manganelli – c’era un’inviata che rincorreva nelle immagini di repertorio un Renzi costretto a scappare in auto – erano l’emblema di quel quinto potere che sembra aver soppiantato definitivamente quello politico. Ma è vero? Ci crediamo che microfono, telecamere, fuori onda e inviati/e scatenati/e hanno sostituito la politica? No, non è poi così vero.
La prova s’è intravista l’altra sera proprio dopo quell’incontro che, tra le altre difficoltà per gli inviati/e, c’era stata quella di rimanere fermi come pappagalli/e in attesa per oltre due ore, in piedi e al freddo, fuori dal Nazareno in attesa dell’evento. Che invece non c’è stato, salvo, appunto, la brevissima conferenza stampa renziana cronometrata per via di Trenitalia e il video, scialbo invero, del Cavaliere per un suo più o meno fantomatico club Forza Silvio. Il che la dice lunga sul potere della politica quando non si vuole cimentare coi media; quando soprattutto ne rifiuta il confronto se non ne vale la pena, se cioè l’evento politico rischia di rovinarsi a causa della sua occupazione da parte dei media.
Detto questo, non abbiamo detto ancora tutto. Perché comunque quell’incontro, più o meno storico, ha evidenziato una forza di coraggio da parte di Renzi nei confronti dei suoi sinistrorsi (in realtà quattro gatti abbastanza inoffensivi) e rispetto ad un Cavaliere buttato fuori dal Senato, e dal Governo, da Renzi non più di sessanta giorni fa. Gli serviva l’accordo con Berlusconi al giovane segretario del Pd non tanto o soltanto per spaventare Alfano, quanto, soprattutto, per tenere una pistola puntata contro Letta. Fargli infine capire chi comanda e chi obbedisce, quando uno ha una pistola e l’altro no. Cosa emerge infatti da questa specie di incontro di Teano del terzo millennio? Che non soltanto Renzi ha recuperato Berlusconi senza forse perdere Alfano, ma ha ri-guadagnato un appoggio del Quirinale nei prossimi mesi a spese di Letta.
E perché Letta, come ci ha raccontato la tv di questi giorni, ha fatto la figura del desaparecido come la Kirchner? Perché non aveva niente da dire e, soprattutto, le carte in regola. Non aveva e non ha, come avrebbe invece dovuto avere, la golden share di un Premier che è apparso un Premier qualsiasi che tira a campare e che ha fatto talmente poco da meritarsi lo zero in condotta politica dall’impietoso ma sincero Renzi. Per Letta (e Saccomanni) parlavano le file di eroiche persone a Varese, a Milano e un po’ dappertutto nel Paese, per capire i nuovi balzelli e per pagare e i vecchi disastri di Imu e Tares. La tv parla sempre, soprattutto quando non parlano i politici.
E se il video del Cavaliere non era dei suoi migliori, la sua resurrezione grazie al giovane (e un po’ berlusconiano) sindaco di Firenze c’è stata non solo perché Forza Italia serve in Parlamento, non solo perché lui serve comunque a disattivare, a destra, i furori del Grillo sparlante, non solo perché si illude (in parte) di silenziare o assorbire Alfano, non solo perché ritorna nelle grazie (che serve sempre) del Colle, ma specialmente perché Letta è un Premier debole, fragile, troppo fragile. Basta ri-vedere la gente in fila per capire come si pagano le tasse. Le tasse, capito? Le tasse, sempre le tasse...
di Paolo Pillitteri