Forconi/M5S, l’utopia di uno Stato diverso

martedì 24 dicembre 2013


Sul piano della linea politica grosso modo interpretata, il cosiddetto “Movimento dei Forconi” si trova in forte sintonia con il Movimento Cinque Stelle. Entrambi, infatti, partono da un presupposto analogo: sostituire in blocco l’attuale classe politica. Non a caso i primi, al netto della loro notevole eterogeneità, tendono ad emulare Beppe Grillo & company nell’esortare la stessa classe politica ad andare a casa.

Ora, tutto ciò si basa sull’idea che, senza modificare di una virgola l’assetto strutturale dell’attuale Stato, sia possibile selezionare - sempre in blocco - una classe di amministratori pubblici in grado di far funzionare al meglio le cose. Sotto questo profilo, possiamo dire, lo statalismo ipertrofico che alligna da decenni nei palazzi del potere, nei quali si controlla complessivamente ben oltre metà del reddito nazionale, è ben presente tra i vari protestatari del momento, forconi e grillini in testa. Tutta gente che, al seguito dei soliti arruffapopoli in servizio permanente, corre dietro l’illusione di rendere efficiente un Paese sempre più collettivizzato. Al pari dei fautori sovietici della famosa Perestrojka, essi pensano che cambiando le “teste” nelle varie stanze dei bottoni e inserendo più trasparenza nei complessi livelli politico-amministrativi, l’Italia si trasformerebbe in una sorta di giardino fiorito.

In questo modo si perpetua la grande utopia di tutti gli statalismi, secondo la quale deve esistere da qualche parte nella società qualcuno che sia in grado di fare con i soldi altrui gli interessi di tutti. Ma il problema di fondo è che quando un sistema democratico arriva a gestire e spendere il 55% del Pil, non c’è selezione politica che tenga. La disfunzione economica che si cela dietro questa evidente distorsione non può essere corretta da nessuna schiatta di integerrimi amministratori pubblici. Di fronte a questo colossale esproprio di risorse e, conseguentemente, di opportunità di sviluppo operato dalla politica occorrerebbe, contrariamente a quello che sostengono forconi e grillini, battersi per meno Stato, meno spesa pubblica e meno tasse, in nome e per conto della libera iniziativa privata. Soprattutto nel Centro-Nord, laddove è ancora prevalente il lavoro produttivo, stupisce che milioni di cittadini che operano sul mercato si uniscano al coro di chi, al grido “andate tutti a casa”, chiede con forza più Stato e maggiori sussidi. Non è certamente questa la via in grado di salvare la nostra economia da un declino inesorabile.


di Claudio Romiti