mercoledì 18 dicembre 2013
Buffone, pagliaccio, comico. Così veniva definito da tutti, nessun rappresentante di partito escluso, il Beppe Grillo nazionale. È stata sufficiente una settimana, o meglio, meno di una settimana, per definire allo stesso modo il giovane Renzi che, rivolgendosi a Grillo, gli ha proposto un accordo per il quale il Pd sarebbe stato disposto a restituire i milioni di euro già incassati, giovandosi dell’illegittimo finanziamento ai partiti, e di non pretendere altri soldi prima, udite udite, del 2017, se il Movimento Cinque Stelle fosse disposto ad approvare le riforme, compresa quella elettorale.
La risposta del comico vero, quello che negli anni Settanta allietava tanti spettatori a teatro, non si è fatta attendere: “Altro che sorpresina, quella di Renzi semmai è una scoreggina!”, e in quanto tale non solo maleodorante ma neanche fragorosa. Una volta un proverbio famosissimo, “il bue dà del cornuto all’asino, veniva declamato per indicare qualcuno che ha un difetto di gran lunga superiore al suo, o meglio, si indicava il soggetto che critica gli altri non avvedendosi che è lui il primo che sbaglia.
Comunque qualsivoglia significato si vuol dare al proverbio, tra Renzi e Grillo è una bella gara a chi la spara più grossa. In ogni caso trattasi di buffoni, con l’aggravante per Renzi di non essere un comico. Purtroppo questa è la realtà che nessuno vuole accettare nella speranza che qualche giovane prenda in mano una situazione che definire drammatica è poca cosa.
Alle recenti Primarie, infatti, molti cittadini speranzosi, a dir la verità più donne che uomini, si sono presentati ai gazebo per dare la loro preferenza al giovane Renzi che prometteva l’azzeramento di tutte quelle cariche che per decenni hanno connotato l’apparato catto-comunista promettendo una nuova stagione di riforme, prima fra tutte quella elettorale, per poi andare subito al voto nel caso in cui l’attuale governicchio non vi provvedesse.
Io e tanti altri abbiamo individuato la trappola nella quale sono caduti in tanti e oggi il prode Renzi assicura la stabilità del Governo Letta fino al 2015 se attuerà un programma che di centrodestra non ha nulla, tipo l’eliminazione della “Bossi-Fini” o lo Ius Soli, per non parlare della nuova legge elettorale molto cara alla sinistra. Non lo avrei mai immaginato, ma devo dare atto al comico genovese di aver dato la giusta definizione alla proposta renziana, non fosse altro che gli italiani, pur bontemponi, sono tutt’altro che fessi.
Sfido chiunque a convincermi, tranne i soggetti interessati, che gli italiani hanno salutato il decreto che prevede l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, annunciato dal Premier Letta, con entusiasmo e non come una grossa presa in giro, visto che si parla del 2017, come se la marea dei soldi concessa ai partiti a titolo di rimborso spese elettorali (soldi sottratti agli italiani, nonostante l’esito di un referendum) fosse stata legittima.
Ma l’Italia da tanto tempo è davvero un’italietta, dove il Presidente del Consiglio ed il suo vice per non parlare dei tanti altri trasformisti che occupano poltrone, in altri tempi occupate da insigni personaggi, non hanno un minimo di credibilità all’estero essendo stati designati da chi credeva nella loro preparazione e lealtà, totalmente azzerata dallo spasmodico desiderio di godere e conservare privilegi immeritati e raggiunti grazie al comportamento di un personaggio per un verso grande per le idee che propugna ma per un altro verso debolissimo se ancora, dopo tante dimostrazioni di insuccesso diplomatico, si fa vedere in compagnia di Gianni Letta, zio di Enrico.
L’Italia è anche il Paese dei Misteri intellettuali che in tanti non comprendiamo! Infine ho appreso che il Tribunale Penale di Roma ha processato per direttissima il vicecapo di CasaPound, condannandolo alla pena della reclusione di tre mesi per tentato furto della bandiera dell’Ue; bandiera che voleva sostituire con il tricolore. Approfondirò il caso, ma ho qualche dubbio sull’esistenza del reato, non fosse altro che il reato commesso è connotato sotto il profilo dell’appropriazione dell’oggetto dal dolo.
Il Di Stefano non voleva appropriarsi della bandiera ma solo sostituirla con il tricolore. Senza dubbio il reato commesso è carente dell’elemento soggettivo, né il giudice monocratico che ha riconosciuto tale carenza poteva valutarla ai fini della concessione dell’attenuante utile per evitare una pena più severa. Ma questo è il parere di un modesto giurista e vale quanto vale, ma il Tricolore non è soltanto una bandiera ma rappresenta un sentimento quello nazionale ormai senza valore!
di Titta Sgromo