Movimento Forconi, un malessere contorto

sabato 14 dicembre 2013


C’è il detto che chi cambia spesso opinione è un trasformista o un voltagabbana, ma c’è anche il contro detto che colui che non cambia mai opinioni è un idiota. Lo ammetto, sul problema del Movimento dei Forconi corro il rischio di essere un idiota. Da socialista riformista che ha militato tanti anni in Cgil ho sempre sostenuto, scontrandomi con i compagni comunisti, che la protesta di piazza per quanto importante e significativa per le proposte e per la partecipazione non può essere alternativa al Parlamento sovrano, altrettanto oggi penso nei confronti di questo movimento.

La piazza, per chi non la conosce, ha un richiamo forte da un punto di vista psicologico ed esistenziale, esprime un forte senso di comunanza e di fraternità tra le persone che protestano, persone che si incontrano per la prima volta ed è come se si conoscessero da sempre, c’è un’empatia della protesta o della lotta tra gli scioperanti che può portare ad un delirio di onnipotenza pensando che la giusta battaglia che portano avanti ha il consenso di tutto il popolo. Normalmente le manifestazioni hanno un obiettivo preciso, una proposta o sono espressione di una protesta su un aspetto della scelta di un governo o di una controparte, ma in questo caso ci troviamo di fronte - come giustamente hanno detto in molti - ad una protesta “destrutturata” e questo determina da parte di coloro oggetto della protesta - ma anche da parte di molti giornalisti al servizio del potere - un allarmismo in parte ingiustificato.

Proprio perché è una protesta “destrutturata”, la prima cosa che dovrebbero capire i soliti noti politologi e la classe politica, è che le organizzazioni che in democrazia sono deputate a regolare i conflitti non sono più rappresentative dei cittadini, e che la classe politica non è ritenuta più rappresentativa degli interessi di una grande maggioranza dei cittadini che mediante il voto li delegava. La classe politica in questi vent’anni di Seconda Repubblica si è auto-delegittimata da sola, per incapacità e mediocrità della stessa, ma anche per un altro fenomeno poco considerato dai vari tribuni del popolo che è stata la delegittimazione dell’avversario mediante l’ipocrita moralismo che ha sparso fango in modo indiscriminato su tutto e tutti, facendo di ogni erba un fascio, nei confronti di tutto ciò che si opponeva alla loro presa del potere. Oggi questa cultura dell’omologazione al manicheismo “del son tutti ladri” (e purtroppo c’è ne sono molti ) - che è stata utile per screditare la parte avversa - gli si rivolta contro. Il mostro da loro creato li sta divorando.

Diciamoci la verità, il centrodestra ha brillato per mediocrità di uomini e donne presi solo dagli interessi personali degli stessi coprendosi dietro Berlusconi, il quale è responsabile della ciurma che lo circonda, il centrosinistra ha scatenato gli istinti peggiori dell’animo umano pensando (ma il dramma è che ci credono…) di essere immuni, di essere i migliori, ma nei fatti hanno dimostrato di essere uguali se non peggio a ciò che loro contestavano agli avversari. La protesta dei Forconi, comunque, è il malessere profondo di ceti medi produttivi e non solo, che si sentono abbandonati dallo Stato, giustamente percepito come autoreferenziale, distolto dai problemi dei cittadini.

Osservano una classe politica tutta presa dai giochi di palazzo (il Governo cade? Renzi lo fa cadere? Berlusconi andrà in carcere? Napolitano cosa farà?), mentre noi cittadini siamo presi d’assedio dai conti che non tornano, dagli aumenti indiscriminati delle tariffe pubbliche e dalla difficoltà a pagare le tasse, a trovare un lavoro ed assistere al costante depauperamento dei propri risparmi frutto di una vita di privazioni per dare un futuro ai propri figli. Se a tutto ciò consideriamo un altro aspetto mortificante per il cittadino che è l’odiosa macchina burocratica che ti fa percepire di essere suddito e non cittadino, di sentirti psicologicamente sempre in torto nei confronti di uno Stato che se sbaglia non paga e sei tu che devi dimostrare di essere onesto cittadino e contribuente, ed anche quando dimostri ciò non basta, prima paga e poi vedremo; inoltre si assiste ad una corruzione diffusa proprio nei gangli della burocrazia, in modo autonomo anche dalla politica allora si può comprendere come la rabbia sociale sia cosi diffusa.

I Forconi oggi rappresentano tutto ciò e in alcuni aspetti anche l’opposto , e cioè la rabbia per la rabbia, dove si possono scaricare (perché è comodo dire che dipende dagli altri le proprie responsabilità di scelte sbagliate) le frustrazioni della propria condizione sociale, ed in questi casi che possono manifestarsi o infiltrarsi fenomeni pericolosi di violenza che sono da condannare senza se e senza ma, non perché coloro che si rendono responsabili di tali atti non siano “compagni” (anche perché ci sono pure loro dentro il movimento), ma perché la violenza è da condannare a prescindere, e la protesta è un modo come contrastare le forme di violenza legale che lo Stato opera sui propri cittadini. Che fare? Siamo alla frutta? Penso di no. I cittadini ci chiedono solo di dargli un futuro, una speranza.

Serve un Governo che sappia guardare lontano, serve ritrovare un senso di comunità nazionale che sappia superare questo contrasto da tifosi di destra e sinistra, una classe dirigente che si imponga in Europa, che faccia in tempi veloci poche cose ma chiare senza farsi fagocitare dalla burocrazia: semplificazioni vere, eliminazione degli sprechi e delle sovrapposizioni istituzionali, snellimento di dirigenti pubblici, diminuire le tasse razionalizzando la pubblica amministrazione e, cosa importante, parlare il linguaggio della verità ai cittadini e ovviamente essere conseguenti, perche non si può dire che c’è la crisi e bisogna fare sacrifici e i primi a non farli sono la classe politica e le caste. Certo, i Forconi non sono la maggioranza del Paese che protesta, ma certamente rappresentano la maggioranza morale del Paese che è esausta di una politica e di governi senz’anima, di una classe politica che si sente e cerca legittimazione dai poteri forti nazionali ed internazionali.


di Roberto Giuliano