martedì 3 dicembre 2013
È in corso a “La Repubblica” un referendum innovativo tra i giornalisti e i dipendenti dell’azienda. Decidere sulla solidarietà con prepensionamenti su base volontaria, oppure accettare 59 prepensionamenti sulla base della legge. Il dilemma è alla fase finale dopo le assemblee e l’accordo tra il Comitato di redazione e i vertici del gruppo l’Espresso sulla formulazione delle due ipotesi. C’è un terzo aspetto della questione.
Se entrambe le ipotesi risulteranno impraticabili perché bocciate dalle redazioni l’azienda, presieduta da Carlo De Benedetti e guidata dall’amministratore delegato Monica Mondardini, ha già annunciato che completerà la procedura di consultazione sindacale avviata e, sulla base del piano di riorganizzazione presentato il 25 settembre, avanzerà al ministero del Lavoro la richiesta di Cassa integrazione straordinaria per 81 giornalisti, considerati in esubero. Il fatto è senza precedenti. La bozza che i redattori de “La Repubblica” si sono trovati sulle scrivanie è senza precedenti. È la prima volta che una redazione di giornalisti democratici e di sinistra si trova davanti ad un bivio: accettare una soluzione per salvare i posti di lavoro con gravi sacrifici personali, oppure subire l’impostazione del gruppo editoriale che per la prima volta dalla nascita prevede un rosso di bilancio di quasi 5 milioni di euro.
La sbandierata crescita delle innovazioni digitali non sarebbe sufficiente a porre rimedio alle spese che dovrebbero calare in redazione di 14 milioni nel complessivo risparmio aziendale di 30 milioni. Cosa significa solidarietà? Innanzitutto una decurtazione biennale degli stipendi del 15 per cento, l’80 per cento di questa diminuzione verrebbe poi recuperato attraverso l’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti. Per arrivare a questa fase finale le parti si sono incontrate numerose volte al fine di analizzare tutti gli aspetti del piano di riorganizzazione presentato dall’azienda nel quale erano state individuato un esubero di 81 giornalisti. A conclusione del referendum si trarranno le conclusioni prima di ulteriori assemblee e incontro Cdr-vertici aziendali per definire l’accordo e completarlo in tutte le sue articolazioni.
Il piano di riorganizzazione avrà, comunque, una durata di 24 mesi e prima dell’uscita dei giornalisti in prepensionamento o Cassa integrazione verrà definita la nuova organizzazione del lavoro funzionale a garantire l’operatività della redazione. Dal primo gennaio 2014 è previsto anche un periodo di smaltimento ferie articolato. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro subirà anche una riduzione della foliazione, un restyling del sito internet e un nuovo progetto per il giornale cartaceo con riduzione per esempio dei centri stampa oppure con sinergie con altri giornali in modo da portare ad avere minori costi per circa 4 milioni di euro.
Un altro campo che sarà sottoposto a cambiamenti è quello della distribuzione, creando una rete unica di controllo della diffusione. A rischio riduzione anche circa 60 dei 270 poligrafici in organico. La riduzione degli introiti pubblicitari si fa sentire con un calo del 15,7 per cento, in realtà meno degli altri quotidiani, ma che significano 290 milioni in meno all’anno; né le radio e tv del gruppo contribuiscono a migliorare i conti. Anche il fatturato complessivo ha subito un calo dell’11, 7 per cento, pari a 525 milioni. Giornalisti, quindi, ancora nella bufera. L’Inpgi nel periodo 2009-2013 ha perduto duemila iscritti attivi, ben 600 solo nell’ultimo anno.
di Sergio Menicucci