Alfano, dal centrino al… piattino

martedì 3 dicembre 2013


Mille dichiarazioni non servirebbero a celare il terrore per il rischio di voto anticipato che serpeggia sempre più tangibilmente nelle fila del Nuovo Centro Destra. Angelino Alfano, dopo essersi lanciato nei giorni scorsi in un poco efficace tentativo di alzare il tiro con un Matteo Renzi quanto mai deciso a far pesare la contabilità degli azionisti del Partito Democratico dell’attuale governo e per questo accusato dal leader di Ncd di “puntare alla sedia di Letta”, prova ora ad ostentare il “dato strutturale”: “Noi siamo determinanti.

Era così 15 giorni fa e lo è anche adesso”. Paradossalmente Alfano usa la medesima minaccia adoperata fino a pochi giorni fa dallo stesso Silvio Berlusconi nei confronti dell’Esecutivo per strappare al governo un minor accanimento nella pressione sulla fiscalità. Ma lo fa provando a barare, considerato quanto dal ricorso alle urne anticipate, come giustamente gli ha indicato Renzi, verrebbe asfaltato. Le minacce celano sempre debolezza e quella del leader del Nuovo Centro Destra è fin troppo scoperta. Sebbene Alfano provi ad agitare il fantasma della responsabilità nel caso Renzi “voglia far cadere il presidente del Consiglio del suo partito”.

E lanci la proposta di “un contratto di governo, Italia 2014, per dire senza giri di parole che deve durare un anno”. Giusto il tempo, insomma, per tentare di consolidare un consenso sul piano elettorale che i sondaggi già dànno in calo. Il Ncd, i miracolati del “Porcellum” tremano, eccome se tremano. Tanto che, insieme alla richiesta del contratto Italia 2014 formulata contestualmente a quel “non abbiamo paura di andare a votare anche prima”, si sono moltiplicati gli interventi degli alfaniani.

A partire dal presidente dei deputati del Nuovo Centro Destra, Enrico Costa, fiducioso che “Alfano, Renzi e Letta potranno, insieme, dimostrare la maturità politica di una generazione capace di mettere il bene del Paese prima delle carriere personali” fino al più esplicito Paolo Naccarato che invita “a fare davvero tutti le persone serie, al netto della propaganda, perché le soluzioni si trovano e si votano senza minacce, ritorsioni o pretese irreali”, se si vuole evitare una conclusione in chiave fiorentina della spedizione di Pisacane nel Regno delle Due Sicilie, “con la differenza che oggi ad esser sepolti saremmo tutti”.

Da sentinella della politica anti tassazione, l’astuto Alfano si ritrova dunque a fare il Pancho Villa di un governo i cui provvedimenti erodono ogni giorno il consenso elettorale del Ncd che, non a caso sta precipitando dal 10% dell’esordio a meno dell’8%. Paradossalmente costretto a seguire l’Esecutivo in ogni sua iniziativa, anche quelle invise all’elettorato. La parabola degli alfaniani al momento si riassume così: dal centrino alla questua col piattino.


di Barbara Alessandrini