Il racconto di un’epoca nel libro di Martelli

venerdì 22 novembre 2013


Non si tratta della solita autobiografia, bensì della storia di un’epoca, di una stagione. Una stagione laica, liberale, libertaria, liberalsocialista. Una stagione che, molto probabilmente, in Italia non tornerà mai più. La stagione di chi sapeva forse poche cose, ma le ricorda benissimo. La stagione di chi si ricorda di vivere e che del “primum vivere” di nenniana memoria ha fatto la sua bandiera. “Ricordati di vivere” è l’autobiografia di Claudio Martelli edita in questi giorni da Bompiani. Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, Martelli ne diventerà vicesegretario nazionale e ricoprirà anche importanti cariche istituzionali: vicepresidente del Consiglio dei Ministri (1989) e ministro di Grazia e Giustizia (1991).

Un uomo tutt’altro che di potere, Claudio Martelli, e lo dimostrerà sia la sua vita personale e politica, sia il fatto di essersi ritirato da tempo dalla vita pubblica. Giovane militante, a soli tredici anni, del Partito Repubblicano Italiano e dunque della Federazione Giovanile Repubblicana, come il fratello Antonio, sarà ispirato per tutta la vita dalla figura di Giuseppe Mazzini e dai suoi “Doveri dell’Uomo”, saggio che invita gli operai italiani all’emancipazione ed alla ricerca dell’unità fra capitale e lavoro, in antitesi rispetto al materialismo marxista. Lascerà il Pri di Ugo La Malfa ai tempi dell’Università, una volta stretta l’amicizia con Ugo Finetti, giovane studente come lui, che aveva lasciato da poco il Pci in quanto mal sopportava il “centralismo democratico”.

Con Ugo Finetti – oggi fine storico e giornalista – lo studente Martelli e molti altri giovani repubblicani mazziniani e comunisti di ispirazione riformatrice, approderà al Psi di Pietro Nenni, con un obiettivo preciso: quello di unificare le forze laiche e riformatrici della sinistra italiana. Si sposerà giovane Martelli, a soli vent'anni, con Daniela Maffezzoli di soli sedici anni, ma il loro matrimonio durerà poco. Anni dopo intraprenderà la carriera di studente e poi di professore di Filosofia e qui incontrerà l’altro amore della sua vita, Annarosa, sua allieva con la quale si sposerà e dalla quale avrà Giacomo, il primo figlio tanto amato.

Amore e passione politica saranno il binomio che condurrà Claudio Martelli durante tutto il corso della sua vita e che sono racchiuse nella sua autobiografia. Amore per le donne, per la filosofia laica, libertaria e libertina, per il teatro e la politica, intesa come servizio e modernizzazione della società. Di qui il sodalizio con i Radicali di Marco Pannella, oltre che con i repubblicani, i liberali e, negli Anni Ottanta, anche con i socialdemocratici con i quali costituirà una sorta di federazione laica che vide uniti, in alcuni collegi al Senato, Psi, Psdi e Radicali. Il sodalizio con Pietro Nenni, colonna portante del socialismo italiano e con Bettino Craxi, nacque subito, negli Anni Sessanta.

Li legava la volontà di modernizzare il Paese, smarcarsi dalla Democrazia Cristiana con la quale pur erano al governo, cercare un’intesa con gli altri partiti laici e contrastare l’avanzata di un Partito Comunista sorretto dalla dittatura sovietica. Con Craxi, infatti, Martelli aderì subito alla corrente riformista ed autonomista di Nenni, in contrapposizione alla sinistra lombardiana che voleva mantenere un rapporto privilegiato con il Pci. Sin da ragazzo fu, infatti, intransigentemente anticomunista in quanto non poteva sopportare le angherie dell’Urss nei confronti di ungheresi e cecoslovacchi, aspetti che denunciò immediatamente nei congressi dell’Internazionale Giovanile Socialista (Iusy).

Oltre a partecipare con Bettino Craxi agli incontri con i più grandi esponenti del Socialismo europeo quali Willy Brandt e François Mitterrand, Martelli farà in modo di costruire una piattaforma interna al Psi che da una parte recuperava il liberalsocialismo di Turati e dei Rosselli e dall’altra guardasse al futuro, auspicando un Partito Socialista moderno, alleato ai partiti laici e, in questo senso, tentò di ammodernarlo promuovendo la democrazia interna e tentando di combattere il carrierismo ed il malcostume delle “tessere fittizie”. Purtuttavia, per sua stessa ammissione, non vi riuscì.

Claudio Martelli, in “Ricordati di vivere”, ripercorre la sua battaglia politica portata avanti insieme a Craxi nel 1976, ai tempi del Midas, allorquando la corrente autonomista conquistò il Partito e lo rinnovò nei contenuti e nelle proposte politiche. Martelli racconta di come Craxi fu il primo a proporre una riforma dei partiti e del sistema politico in senso “americano”, proponendo di introdurre l’elezione diretta del Presidente della Repubblica con funzioni di governo e di un Parlamento forte ma più snello, con meno esponenti, ed eletto con il sistema uninominale. In questo senso Martelli elaborò quella che egli definirà la vera “terza via”, lontana e diversa dalle prospettive di Berlinguer e dei comunisti, ovvero la piattaforma per una sinistra di governo socialista e liberale al contempo, che parlasse soprattutto di meriti e di meritocrazia, oltre che di bisogni.

In questo senso riuscì a costruire ottime sinergie anche con esponenti dell’ex sinistra extraparlamentare, libertaria e verde-ecologista quali Franco Piro (poi deputato Psi), Adriano Sofri, Alex Langer e Michele Boato (che diverranno, successivamente, deputati Verdi). Una piattaforma che, del resto, lo porterà a sostenere i referendum Radicali, Verdi e Socialisti sulla giustizia giusta per la separazione delle carriere dei magistrati e la responsabilità civile del giudice ed il referendum sul nucleare. Martelli elaborò, dunque, prima del crollo della Prima Repubblica, l’idea di un Partito Democratico all’americana che nelle sue intenzioni poteva nascere dalla sinergia fra Socialisti, Repubblicani, Liberali, Socialdemocratici, Radicali, Verdi e post-comunisti di estrazione migliorista e riformista.

Un’idea che, sotto la spinta della clava giustizialista di Tangentopoli, soccomberà e condurrà l’Italia nella sua prima svolta a destra, con Berlusconi al governo e con la nascita di un Pd conservatore, ondivago, inciucista (non a caso oggi al governo con la destra). Ovvero l’esatto opposto di quello che avrebbe potuto diventare il Partito Democratico di ispirazione liberalsocialista ideato da Martelli. “Ricordati di vivere” racconta anche delle lotte di potere fra Craxi e De Mita, ovvero fra visioni contrapposte della società: fra un socialismo democratico ed un conservatorismo vecchia maniera.

E racconta degli ottimi risultati ottenuti dal Governo Craxi in soli quattro anni: pareggio di bilancio, riduzione a due cifre dell’inflazione, avvio delle prime liberalizzazioni e credibilità internazionale. Il saggio di Martelli inoltre restituisce nuova luce – semmai ve ne fosse bisogno – alla figura del giudice Giovanni Falcone, grande amico del Nostro e grande collaboratore del ministero di Grazia e Giustizia ai tempi del dicastero Martelli.

Falcone, eroe dell’antimafia ingiustamente attaccato (e solo successivamente e tardivamente beatificato) da Leoluca Orlando e dai comunisti. Falcone che, attaccato da una certa sinistra, finirà trucidato, come il giudice Borsellino, in un tragico attentato mafioso. Claudio Martelli, inoltre, ricorda l’introduzione della legge che porterà il suo nome, ovvero la prima che regolerà l’immigrazione, garantendo da una parte i diritti umani degli immigrati e dall’altra una certa sicurezza, poi del tutto disattesa dalle successive leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini.

Senza contare il racconto del sistema delle tangenti, da sempre esistente, nel bene o nel male, che purtuttavia oggi, in assenza della democrazia dei partiti ed in presenza, invece – parole di Martelli – di un’oligarchia al potere, si è triplicato, come i fenomeni di spreco di denaro pubblico e di clientelismo. Un racconto franco, quello di Martelli, un documento storico prezioso per non dimenticare e tramandare ai giovani un’epoca ormai lontana dalla nostra. Fatta di passione civile e politica autentica.


di Luca Bagatin