martedì 22 ottobre 2013
Il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ha stigmatizzato il gesto dell’ombrello a Equitalia fatto da Maradona ospite di “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Indignazione più che giusta. Specie se si considera che in Italia si sono suicidate persone che erano finite sulla graticola come evasori fiscali e poi (con grande sorpresa) ci si è accorti che erano solo veri indigenti: da manuale il caso dell’artigiano che si diede fuoco a Bologna perché finito in povertà e ugualmente bombardato da cartelle esattoriali.
Più di un centinaio quest’anno in Italia i casi di persone che hanno abbandonato la vita terrena perché scambiati per evasori fiscali, in realtà veri poveri. Notizie raccapriccianti, ma a “Che tempo che fa” necessita ci sia vero audience e non falsi evasori (veri barboni): così Fazio ha chiuso un occhio su etica e morale (suoi cavalli di battaglia con cui ci strafalcia gli zebedei) e ha invitato Diego Armando Maradona, vero evasore, cocainomane, trombator di ragazzine e fan della vita lussuosa e dissoluta. Fazio ha regalato una botta di vita ai telespettatori calciomani italiani. Come per dire: fottete, godete, ridete… se ve lo potete permettere grazie a soldi e fama.
Soprattutto Fazio, già autore di Beppe Grillo, iscrittosi in giovane età alla Federazione giovanile comunista, a fine anni Ottanta a seguito di Bettino Craxi dove rinnegava l’imprimatur grillino e le passioni adolescenziali, è oggi abbastanza maturo per dare lezioni di etica, morale e politica a tutti. Potrebbe quasi competere (anzi vincere) la segreteria del Pd, sconfiggendo in un sol colpo Renzi, Cuperlo e i vari Civati di turno. Spesso partiti grossi come montagne partoriscono uomini grandi come topolini. Qualche volta capita anche che generino metastasi televisive come Fazio e compagnia cantante. Saremmo grati alla Rai se rendesse pubblico l’intero guadagno di Fazio dal giorno in cui è entrato nella tivù di Stato fino alla sera in cui è andata in onda la “maradonata”.
Siamo certi che una simile notizia allontanerebbe dal video una moltitudine di sostenitori del Pd, di Rai Tre, di Fazio. Siamo propensi a credere che come capacità reddituale un Fazio sia più prossimo al “Pibe de Oro” dei tempi partenopei che all’italiano medio. Che c’azzecca Fazio con disoccupati, precari, nuovi poveri, indigenti? Un ciufolo di nulla, però s’atteggia a solidarista, a persona democratica che ascolta i problemi altrui, aiuta la gente con le grandi lezioni di vita dei suoi intervistati. Ora Fazio potrà pure dirci che le responsabilità sono individuali, che a Maradona lui ha fornito solo una tribuna, che questo è nel suo dovere di fare informazione e servizio pubblico.
Tutte cazzate. Se lo avesse fatto una piccola tivù privata, sarebbe stata circondata dai blindati della Guardia di finanza. Lo ha fatto Fazio su Rai Tre e nessuno si è permesso di alzare nemmeno un dito contro l’iniziativa. E con buona pace delle campagne antievasione trasmesse in tivù e pagate dalla Presidenza del Consiglio con i soldi degli italiani. Con che coraggio ora le Fiamme Gialle fermeranno i playboy di paese che girano in Ferrari, di decima mano e rappezzate, per chiedere le ultime tre dichiarazioni dei redditi e certificato di proprietà? Con che coraggio Finanza, Vigili urbani e Forestale chiederanno conto delle entrate al venditore di mangime per uccelletti o al fioraio ambulante?
Si rischia che il grande evasore possa giustificarsi e fare tendenza in video, mentre la parte del mostro che non paga le tasse verrebbe sempre più affibbiata al carrozziere di periferia, al facchino occasionale, all’agricoltore improvvisato, al disoccupato che s’è dato al lavoro nero. Per queste figure dei bassifondi non c’è alcuna giustificazione, in altre epoche sarebbe stato loro concesso di emendare ogni colpa remando sulle galee o arruolandosi per le Fiandre come carne da cannone. Durante un telegiornale un politico ha detto che “non bisogna parlare d’evasione di necessità”.
Evidentemente Fazio, che sappiamo di buone letture, ha introiettato le parole che il vescovo di Baviera rivolse a Karl Marx circa la relatività dei bisogni: i bisogni di Maradona e Fazio sono evidentemente diversi per quantità e qualità della vita rispetto a quelli di un fioraio, di un gagà di paese, di un venditore di mangime, di un operaio che s’arrangia. Suvvia, l’uomo di strada è altra cosa, e i suoi bisogni non giustificano ricchi pulpiti. È l’aria che tira bellezze.
di Ruggiero Capone