mercoledì 2 ottobre 2013
Chi regna, attualmente, in Italia? Risposta: le Diarchie Letta-Napolitano (LN), Grillo-Casaleggio (GC) e, infine, Sinistra-Magistratura (SM che, poi, curiosamente, è anche l’acronimo di.. “Sua Maestà”!). Il primo elemento della coppia svolge il ruolo di “facitore” (o di braccio operativo), mentre il secondo riserva per sé i compiti strategici. Sul piano dei fini, LN vuole l'esatto contrario di GC.
I suoi obiettivi primari, sono costituiti, infatti, da: stabilità interna; asservimento alle politiche di austerity di Bruxelles e Francoforte; mantenimento a ogni costo dell’euro; aumento progressivo di tutti i livelli (già abnormi!) di tassazione, per imprese e cittadini. LN, geneticamente statalista, rifiuta in modo drastico (come tutta la classe politica che ci ha governato, dagli anni '70 in poi) di procedere al taglio delle spese e al ridimensionamento degli immensi sprechi dello Stato-badante.
A LN fanno riferimento, per il mantenimento dei rispettivi privilegi, tutte le varie caste di burocrati pubblici, che ostacolano, in ogni modo, la ripresa economica italiana, ponendo in atto tutte le possibili forme di blocco ai processi, anche minimi, di riforma. GC, invece, punta sulla decrescita felice, invitando tutti i cittadini ad accontentarsi di vivere con molto meno, grazie a un salario di.. “cittadinanza”. Principio che deriva, in fondo, dal vecchio pauperismo di stampo marxista che, nella versione grillina, funziona, pressappoco, così: uniformare il reddito medio pro-capite, attraverso il taglio delle punte estreme (togliere ai pochi il moltissimo che hanno, per redistribuirlo a chi non ha nulla -disoccupati, giovani, anziani con pensioni minime, etc.-).
Gli altri obiettivi di M5S sono, nell’ordine: l'implosione dei Partiti politici, grazie all’impatto della web-democrazia, etero diretta da un club d’illuminati; abbandono dell'euro e smarcamento definitivo dai poteri forti della finanza speculativa internazionale, Bruxelles compresa. Ovviamente, “decrescita (in)felice” e crescita illimitata sono due aberrazioni storiche dell'economia. La prima, è impossibile a sostenersi, dal punto di vista sociale; la seconda distruggerebbe le risorse disponibili della Terra in meno di un secolo, se tutti e dieci i miliardi di anime -che compongono la popolazione mondiale- conquistassero un benessere economico, pari soltanto al 30% di quello attuale dell'Occidente.
Esiste, dunque, un punto di equilibrio tra i due estremi opposti? Forse sì, ma solo se saremo capaci di dare un valore molto maggiore al "benessere percepito", cioè a quella componente fortemente psicologica (anche di massa), per cui posso accontentarmi di un reddito minimo, se il Paese in cui vivo mi consente di avere ottimi servizi pubblici, a costi molto contenuti, e affitti sociali accessibili ai redditi bassi, sottratti alle logiche della speculazione immobiliare. Chiusa parentesi. In mezzo a questi due, altri protagonisti cercano di guadagnare spazi, con il massimo di movimentismo. Il primo, è proprio Berlusconi.
Lasciando da parte le analisi sul “cupio dissolvi”, sollevato da E. Letta e seguaci, è chiaro che, per B., si tratta di un tentativo, pur estremo, di riavere con il voto di massa a lui favorevole ciò che gli avversari politici e, soprattutto, un sistema di giustizia (più volte censurato da organismi sovranazionali europei) gli hanno appena negato, a seguito della sua condanna definitiva in Cassazione e dell'imminente voto parlamentare sulla decadenza da senatore.
Non v’è dubbio, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, che l’avvenuta perdita dell’immunità lo farebbe oggetto, con ogni probabilità, di un qualche mandato di carcerazione preventiva (originato da uno dei numerosi procedimenti a suo carico in corso..). Il secondo “movimentista” è Renzi che, però, ha contro di lui il più terribile nemico: il tempo. Deve togliersi alla svelta dalle curve d’inviluppo (vero capolavoro di barocchismo dialettico) delle discussioni interne al Pd, a proposito di regole congressuali e leadership.
Il suo programma, di stampo liberal-socialdemocratico, è in grado, stando alle analisi di settore, di catturare consensi elettorali nelle aree (definite, tecnicamente, di “overlapping”) che stanno tra la nuova Fi, Scelta Civica e, in parte, all’interno di una sorta di conglomerato “rosa”, incastonato nel “centro” di M5S e Pd. Come B., Renzi ha assolutamente bisogno che si vada alle urne, il più rapidamente possibile. Per sua fortuna, per ammissione dello stesso E. Letta, non si troverà come sfidante l’attuale Presidente del Consiglio (stando, infatti, alle sue stesse parole, avrebbe promesso a Napolitano di non candidarsi come Premier).
Tutti quanti, però, sono ostaggio della terza, fenomenale diarchia SM (detta, più sinteticamente, “giustizialismo massimalista”, in cui militano, in forme più o meno velate, alcuni settori politicizzati della magistratura): il primo che ne incrocerà, trasversalmente, gli interessi rischia di trovarsi nelle stesse condizioni di B., soprattutto nel caso (che perfino la diarchia LN ritiene indispensabile) di una riforma della giustizia, che ponga severi paletti al conflitto con la politica ed evochi il principio della responsabilità amministrativa, da far valere, in primo luogo, per quanto riguarda la durata insostenibile dei processi.
Chi vincerà la partita? Napolitano, che non vuole sciogliere, se non a Porcellum riformato? Grillo, che vuole per sé l’incarico di formare il Governo dopo E. Letta? Il giustizialismo, che prevarrà sul moderatismo berlusconiano? La mia previsione? Vincerà, purtroppo, l’astensionismo! Del resto, nulla cambierà nel nostro futuro, se non ci libereremo dal gioco dei “geo-nani” di Bruxelles di cui, però, nessuno parla!
di Maurizio Bonanni