sabato 28 settembre 2013
Governi e magistrati dell’intero orbe terraqueo si guardano bene dall’evitare che nei rispettivi paesi (soprattutto quelli di diritto britannico) s’inceppino i meccanismi commerciali alla base di grandi transazioni e commesse. Così un magistrato del Regno Unito o degli Usa ben si guarderà dal bloccare quei settori delle rispettive multinazionali che operano su mediazioni e royalty, ed affinché un prodotto “made in England” pervada il mercato indiano, australiano o russo.
In Italia avviene l’esatto contrario: il pagamento di ogni forma di mediazione, per altro prevista dal codice civile, oggi corre il rischio d’essere vista come una sorta di tangente. Sappiamo bene come ogni settore, dall’edilizia alla metalmeccanica, dall’energia alla moda, si regga su reti commerciali, su rapporti d’intermediazione. Ma oggi nell’ex Belpaese sta montando un vento talebano che vorrebbe mettere al bando ogni forma di mediazione, considerando “corruzione tra privati” anche quelle sorte di royalty che vengono incamerate dal sensale di paese: una sorta di mediatore che lucra tra venditore ed acquirente su compravendite di prodotti agricoli, terreni, trattori... Dei sensali più accorsati e raffinati hanno consentito ad Eni ed Enel d’entrare nei mercati energetici di tutto il pianeta, come a Finmeccanica e Fincantieri di vendere meccanica tecnologicamente avanzata ad indiani, africani, russi ed americani.
E’ ovvio che in tutte queste intermediazioni siano state pagate cene luculliane, alberghi anche “bollenti”, regalucci e gadget. In qualche caso saranno state pagate delle royalty (forse delle mediazioni), che, se potevano essere alla luce del sole nel paese straniero, in Italia dovevano rigorosamente rimanere segrete, nascoste come atti vergognosi e criminali. E perché nel salotto politico-sindacal-giornalistico-giudiziario sarebbero state lette come tangenti, opere di corruttela. Ora è di dominio pubblico che anche Mediaset, e prima ancora Fininvest, avrebbero pagato mediazioni nell’intero occidente di celluloide, per accaparrarsi diritti di film, format e quant’altro.
Una piccola domanda: ma come avrebbe mai potuto metter piede ad Hollywood senza pagare le royalty alle major americane ed anglosassoni della cinematografia? Magistrati e seguaci di “Servizio Pubblico” obiettano che Berlusconi avrebbe costituito fondi neri per pagare le tangenti che hanno permesso a Mediaset (e a Medusa) di fare affari nel salotto buono del cinema. Noi si ribatte che se in Italia ci fosse una legge che regolamentasse le royalty, permettendo di poter acquistare determinati diritti sui mercati esteri, nessuna società si vedrebbe costretta a mettere scorte a nero per non perdere fette di mercato.
E’ evidente che anche Riva e con lui anche la Fiat e la Fincantieri abbiano pagato per accedere in certi mercati. Ricordate la storiella dei fondi neri di Giovanni Agnelli? Un vicenda ormai vecchia, anche perché la Fiat è oggi una società di diritto britannico che paga le tasse a Londra, ed alla luce del sole entra nei mercati mondiali pagando royalty e mediazioni d’ogni tipo. E’ sempre stato così, anche nella Roma repubblicana e poi imperiale si ungevano i binari dei dignitari di lontani paesi, e per poter garantire che nella capitale non mancassero avori e alabastri come pregiatissimi olii e spezie: il “do ut des, do ut facias” racchiude la corruttela romana dei clientes politici durante la fase repubblicana, ma anche la positiva metodica che permise a Roma d’approvvigionarsi di marmi africani e di quant’altro utile a scultori, architetti, tessitori, medici.
Non abbiate paura, non si cela alcuna intenzione d’elogiare il costume della tangente. Che, come reato, dovrebbe rimanere confinata nell’alveo dell’illecito arricchimento del pubblico funzionario che agevola il privato cittadino in cambio di favori, danaro o qualsivoglia bene materiale. Ma nel caso delle mediazioni, pagate dai nostri colossi industriali per garantirsi l’accesso ai mercati stranieri, si dovrebbe parlare di strategia commerciale, d’un fondamentale interesse dell’Italia a non arretrare nell’affermazione internazionale: diversamente c’è la decrescita, la povertà. Quel “medioevo cibernetico” a cui ci vorrebbero condannare i ricchi pauperisti, certe sinistre ed una insulsa magistratura filogramsciana.
di Ruggiero Capone