mercoledì 25 settembre 2013
Guglielmo Epifani è pronto a scommettere che venerdì in direzione si chiuderà l’odissea delle regole e si calerà il sipario sulle “discussioni indegne” come quelle che hanno segnato l’assemblea. Ma Matteo Renzi ha ancora dubbi che il congresso si svolga entro l’8 dicembre perché l’unico obiettivo di “un gruppo dirigente rancoroso” è bloccare la sua conquista del Pd.
Non si alleggerisce tra i dem la cappa di sospetti mentre è in corso l’ultima mediazione per un “patto politico” tra candidati che consenta, in caso di elezioni anticipate, ad altre personalità, come il premier Enrico Letta, di correre alle primarie per la premiership. A far fronte comune contro lo slittamento del congresso sono i principali candidati alla guida del Pd. Il sindaco di Firenze e Gianni Cuperlo insistono perché, dopo il fallimento dell’assemblea di sabato, la data dell’8 dicembre resti un punto fermo.
Renzi, di fatto già in campagna congressuale, si chiama abilmente fuori dalla polemica sulle regole, che “puzza” troppo di politichese: “Io sto in un angolino, quando hanno sfogato tutti i loro rancori ci facciano un colpo di telefono e ci dicano venite a votare”. Ma, regole a parte, il rottamatore sta tutt’altro che in disparte sui temi caldi, a partire dalla funzione del Governo delle larghe intese o, come ripete Renzi, il “Governo Letta-Alfano”. L’Esecutivo, spiega, “non ha nulla da temere dal Pd: non siamo noi a fare 'o fa così o te ne vai'.
Quello lo fa Brunetta, non il Pd”. E tornando ad assicurare di non “avere alcuna fretta di far cadere il governo, ma di farlo lavorare”, insiste sul fatto che “il problema del Governo Letta-Alfano è che ha senso se fa le cose, non se le rinvia”. Stoccate e punzecchiature che certo fanno tutt’altro che piacere al presidente del Consiglio dei ministri, stretto tra gli ultimatum del Pdl e le richieste del Pd e, a quanto si apprende, sempre meno intenzionato a porgere l’altra guancia. Letta resterà comunque neutrale rispetto alla sfida congressuale, a meno che non precipiti tutto con il ritorno anticipato alle urne.
E guarda proprio a quello scenario l’ultima mediazione in corso tra le correnti: un documento, da sottoporre a tutti i candidati alla segreteria, che valga come gentlement agreement. Ovvero, in attesa che una nuova assemblea affronti il tema dell’automatismo tra segretario e candidato premier, Renzi, Cuperlo, Civati e Pittella s’impegnano a garantire che, in caso di primarie per la premiership, il segretario non sarà l’unico candidato. “Il segretario - spiega il lettiano, Francesco Boccia - è il leader del Pd, ma il segretario e leader del Pd deve anche sapere che se qualcuno prima delle elezioni politiche alza la mano e lo sfida per le primarie deve accettare la sfida”.
Anche il sindaco di Firenze, a quanto si apprende, sarebbe favorevole a un accordo che consenta, una volta per tutte, venerdì, di chiudere le polemiche. E di dare definitivamente il via alla corsa per la leadership del Pd. Sul superamento dell’automatismo è ancora impegnato Guglielmo Epifani: “Non basta fare una deroga tutte le volte, serve una norma perché quando c’è una deroga c’è sempre chi la concede. E questo non mi piace, non è onesto”.
di Vladimiro Iuliano