mercoledì 18 settembre 2013
Caro Presidente,
Vista la situazione drammatica che sta attraversando il paese, crediamo sia utile un gesto di chiarezza e verità che solo Lei, nella sua veste di Presidente della Repubblica e del CSM e per la sua storia di comunista eretico, può fare. Io sono un socialista Craxiano non pentito e ricordo molto bene gli anni bui della fine della prima Repubblica dove funzionari dello stato si sono eretti a moderni Robespierre con il supporto di una stampa omissiva e complice, liquidando una classe politica che, con tutti i suoi limiti, ha difeso gli interessi degli Italiani e la democrazia.
In quegli anni Lei, che era il vincitore morale dello scontro dentro il PCI, è stato in qualche modo esiliato, nobilmente, a fare il Presidente della Camera dei Deputati ed in quella posizione scomoda non le fu facile difendere i diritti dei parlamentari attaccati duramente dall’ira furibonda dei manettari ed urlatori di professione in vecchia logica leninista con l’amplificazione mediatica, anzi al fine di condizionare il suo operato anche alcuni amici vicini a Lei furono colpiti dagli avvisi di garanzia con interventi sempre molto chirurgici.
L’apice di questa ordalia mediatica giudiziaria si ebbe con i cosiddetti suicidi eccellenti, come quello di Cagliari e Gardini e dell’Onorevole Moroni, di cui, se non ricordo male, Lei lesse la sua lettera testamento in parlamento. Da allora niente è cambiato, anzi il rapporto magistratura politica è solo peggiorato per la politica e per le sue stesse responsabilità della politica realizzando un grave strappo democratico al nostro Paese che Lei rappresenta.
Penso di sapere che Lei come Chiaramonte, Macaluso ed altri definiti in modo malevole i cosiddetti destri del PCI, avete sempre detestato questa concezione della politica che usa l’arma giudiziaria per eliminare gli avversari politici, per onestà intellettuale questa era anche la tattica usata dai democristiani per epurare qualche personaggio di corrente avversa, ma il tutto si fermava alla richiesta di indagine come prevedeva il vecchio art.68 della costituzione; diciamo che era un modo per colpire un mariuolo ed eliminarlo dalla scena politica senza che ci fossero interferenze della magistratura nelle battaglie politiche, visto che in quegli anni sussisteva il fattore K.
Mi permetto di indirizzarLe questa lettera aperta perché molti italiani credono che Berlusconi sia il perseguitato politico di una magistratura politicizzata, e pensiamo che questa guerra inutile che sta paralizzando il Paese da vent’anni debba finire e crediamo che Lei, per la sua storia e per il ruolo che oggi svolge, possa dire a reti unificate una parola di verità su Mani Pulite, sul comunismo, sulla persecuzione giudiziaria di Berlusconi, sull’invadenza della magistratura e della sua improduttività per il Paese, nonostante i tanti bravi magistrati che ci sono. C’è una grande preoccupazione, che questo criminalizzare l’avversario non sia legato a Berlusconi, ma sia una modalità di lotta politica che deve essere arginata in difesa della democrazia.
Lei, il primo Presidente della Repubblica comunista, potrebbe dire qualcosa di definitivo sul comunismo (per quanto in buona fede amato), affinché possa nascere una sinistra socialdemocratica o liberalsocialista, che espella dal suo tessuto la demagogia, il conformismo, il razzismo pseudo democratico che contraddistingue questa sinistra senza anima. Pensiamo che Lei dall’alto del suo scranno possa dire parole di verità e di conciliazione nazionale, perché una parte del Paese ancora oggi vive nell’angoscia del fascismo a più di 60 anni della fine della guerra, mentre i pericoli per la democrazia non arrivano dalle ridicole invocazioni del Duce o di Stalin, ma dai poteri forti economici e da élite giornalistiche che in comunanza di interessi e dunque di conflitto, cercano di manipolare le coscienze, introducendo in modo raffinato visioni autoritarie della società, ed usano il termine fascista e destra in modo improprio, solo utile per impedire l’esposizione di idee diverse che, se da condannare, vanno condannate con il confronto di altre idee.
Inoltre il caso Berlusconi, oltre che politico, è anche un caso umano, nel senso che aldilà del merito del processo e dei magistrati che lo hanno condannato, una volta venuta meno l’immunità, non mi meraviglierei che qualche PM con qualche altra scusa lo volesse umiliare per metterlo in galera. Certamente non ci sono paragoni tra Bettino Craxi e Berlusconi, ma l’esilio di Craxi fu dovuto a questa certezza dell’essere mandato in galera per umiliare la dignità dell’uomo, caso diverso fu quello del senatore Andreotti proprio perché senatore a vita. Confidiamo in Lei caro Presidente in un suo gesto che sveli a questo Paese che il Re è nudo, che su questa strada ci facciamo mali da soli. Siamo un grande Paese ma dobbiamo mettere in risalto le nostre qualità di un popolo solidale, creativo, un po’ arruffone ma non stupido.
di Roberto Giuliano